A pochi giorni ormai dall’inizio di Club to Club 2018, abbiamo raggiunto per una chiacchierata una delle attese ospiti del festival, Courtesy. Se da un lato la ragazza danese è certamente meno conosciuta di alcuni mostri sacri (uno a caso, Aphex Twin) presenti in line-up, dall’altro non è certo un nome nuovo per gli amanti di techno e affini e vanta un curriculum di tutto rispetto. Najaaraq Vestbirk – questo il suo vero nome -, è innanzitutto una DJ, che ha fatto della sua abilità nel mixare vinili un vero e proprio punto di forza. I suoi set musicali sono tanto per la testa quanto per il corpo: un luogo in cui ritmi veloci e aerodinamici si affiancano a un sonorità electro ad alti BPM, il tutto tenuto insieme da un filo comune di melodia intelligente ed emotiva. Questo approccio poliedrico e carnivoro al DJing riecheggia nei vari progetti musicali che Courtesy ha iniziato negli ultimi dieci anni: gli esordi con Dunkel Radio, un podcast, un blog e un programma radiofonico si sono pian piano evoluti, sfociando in uno dei principali hub danesi per la musica elettronica. È seguito Apeiron Crew, dove è stata raggiunta dagli amici Mama Snake, Solid Blake e Smokey per i set back to back a 4 teste in tutta Europa. Dopo l’esperienza, ad oggi conclusa, con Ectotherm – un’etichetta discografica gestita in collaborazione con Mama Snake, che mostrava al mondo la visione della techno secondo Copenhagen – è attualmente a capo di Kulør, un misterioso progetto sul quale abbiamo cercato di carpire informazioni.
Con le recenti performance al Berghain, Dekmantel Sao Paolo e De School e tour in Australia, Nuova Zelanda e Nord e Sud America, è arrivata la definita consacrazione, sempre contrassegnata da un’incessante ricerca di nuove ispirazioni musicali per divertire club e festival in tutto il mondo.
Ciao Najaaraq, cerchiamo di conoscerti meglio. Come definiresti la tua musica? È “solo” techno o c’è qualcosa in più?
Dipende da come definisci la techno. Per me un sacco di musica dal suono molto diverso appartiene a questa categoria generale. Io suono musica che varia parecchio nel ritmo e che attinge a molte energie diverse, e molta della musica potrebbe essere definita come techno nonostante suoni e sensazioni molto diverse. Al momento sono particolarmente interessata a suonare musica che faccia sorridere la gente.
Siamo incuriositi da quelle che possono essere state le tue prime influenze musicali. Cosa ti facevano ascoltare i tuoi genitori? Quali sono i tuoi ricordi?
Nella mia infanzia non c’è stata musica da club, i miei genitori avevano invece una grande collezione di musica rock. Ho un tenero ricordo di me che canto Somebody to love dei Queen, mentre gioco con le mie Barbie.
Riguardo al tuo paese d’origine, la Danimarca, che ne pensi della scena techno là? Sei dj-resident in qualche club?
La scena techno di Copenhagen è, al momento, molto interessante: in particolare crew come Fast Forward Productions e Bunker Bauer stanno allestendo party e suonando musica che ritengo veramente unici, in un contesto globale di dance-music. Io, non vivendo più là, non sono resident in un club, ma quando sono a Copenhagen puoi sostanzialmente trovarmi sempre da Percy, il miglior negozio di dischi di elettronica della città.
A playlist by Ignazio Vincenzo Di Marco
Sappiamo che ami i vinili e scommettiamo che li collezioni anche. Ma quando suoni cosa preferisci? Sei rigorosamente fedele ai vinili o suoni anche in digitale?
Ci sono alcuni specifici dischi che amo mixare in vinile, ma non sono una purista. In realtà suono anche molto in digitale, visto che i CDJ hanno un sacco di funzioni interessanti e sono divertenti da usare.
Per quanto riguarda i tuoi progetti attuali, puoi svelarci qualcosa sul misterioso Kulør?
Ho iniziato questo progetto per poter fornire uno sbocco creativo ad una serie di progetti diversi, e ciò sta a significare che non rilasceremo solo musica. Sono appassionata ad un’ampia gamma di forme d’arte e sto collaborando con numerosi artisti: quello che succederà lo potrai vedere fra non molto.
Tra pochi giorni avremo la possibilità di vederti esibire in uno dei festival elettronici più importanti d’Europa. Sappiamo che hai già suonato al Sonar e in altri festival importanti, quindi per te non sarà una novità totale calcare un palco del genere. Come ti senti?
Sono molto emozionata, la programmazione musicale di Club To Club è gestita da persone veramente molto competenti e sono onorata di far parte di una selezione d’artisti così impressionante.
Come ultima domanda, una curiosità: com’è suonare al Berghain? Ma soprattutto, potresti mettere una buona parola per noi per farci entrare la prossima volta? La nostra percentuale di “rimbalzi” alla porta è ancora troppo alta (scherziamo naturalmente).
Recentemente ho suonato un set di chiusura al Berghain, che significa suonare per 9 ore e mezza di fila! Non avevo mai suonato così a lungo, prima, e sinceramente ho pensato molte volte di cancellare la data, era troppo nervosa. Si è rivelata invece essere un’esperienza straordinariamente significativa e bella, uno di quei momenti che rende quel bagaglio di stress e insicurezza legato all’essere un dj in tour qualcosa che ne vale veramente la pena.
A playlist by Mattia Ferrarini