Cigarettes After Sex – Cry

Perché vivere in bianco e nero? Non è facile eliminare ogni macchia di colore dai particolari che compongono il puzzle astratto delle nostre esistenze, così come non è semplice scappare dal presente e correre dietro a un passato mitologico. E allora perché farlo? Perché ostinarsi a rifugiarsi nei ricordi e nei silenzi che non sono mai diventati effluvi di parole?

Per rispondere a queste domande è necessario interpellare chi ha fatto del bianco e nero uno stile di vita. Parliamo dei Cigarettes After Sex, la band texana che per anni ha aspettato che crescessero le visualizzazioni dei loro video su YouTube fino ad arrivare al cuore di milioni di persone. Prima le camere, poi i lounge bar e infine le pubblicità in televisione: tutti hanno ascoltato almeno una volta Nothing’s Gonna Hurt You Baby o K. ad occhi chiusi, con la luce spenta quando il sole è già tramontato.

Pubblicato da Partisan Records, Cry arriva a due anni di distanza dall’omonimo album di debutto dato alle stampe all’apice di una carriera nutrita da apparizioni misteriose dietro copertine realizzate in chiaroscuro. Il disco è stato registrato in una villa sull’isola di Maiorca in Spagna e appartiene alla notte. Luci e ombre si mescolano nei testi e nella musica scritta da Greg Gonzalez con agli arrangiamenti di Randall Miller al basso, Jacob Tomsky alla batteria e Josh Marcus alle tastiere.

Dopo un primo ascolto è come tornare a casa alla fine di un lungo viaggio. Cry è un luogo sicuro dove le stagioni non si alternano e la temperatura è sempre gradevole. È chiaro che a Maiorca non esistono le intemperie, lo capiamo dal commento di Greg Gonzalez sulla sua nuova creazione:

Il sound di questo album è legato a questo posto. Fondamentalmente vedo questo album come un film. Girato in questo posto esotico ed incredibile, il video mette insieme tutti questi personaggi e queste scene diverse fra loro, ma alla fine tratta di amore, bellezza e sessualità. È un racconto molto personale di cosa significano queste cose per me.

L’amore è sempre al centro dell’indagine sonora del cantautore texano che, per anticipare il disco, ha deciso di riempire i social con i frammenti di un film analogico avente come colonna sonora Cry. Il cuore batte forte a partire dall’aprifila Don’t Let Me Go fino alla nona e ultima traccia Pure. L’alchimia è la stessa dei precedenti lavori. La rivoluzione sta nell’estraniazione da noi stessi. Non è cambiato nulla ed è come rivivere un déjà-vu.

Sensualità e romanticherie confluiscono in modo del tutto spontaneo in Kiss It Off Me, dove un incontro fugace si evolve in un amore istantaneo nato sul ciglio di una strada nel mezzo del nulla. Più calda e avvolgente è Heavenly, prima traccia estratta dalla raccolta che ha il candore di una poesia di Jacques Prévert e che nella sua essenzialità riporta in vita ricordi fatti di baci capaci di condurre magicamente in Paradiso. L’amore non ha età, sesso e forma, l’intero album si nasconde dietro ad atmosfere oscure che si liberano in synth celestiali.

A Cry, però, manca il colpo di scena. Lo aspettiamo, lo desideriamo e lo cerchiamo in Hentai, Cry, Falling in Love e Pure. Nulla. Torniamo a Touch sperando che tra queste strofe ci sia almeno un contatto fisico con l’altro, invece troviamo soltanto lacrime versate sotto la doccia mentre l’altro fa finta di dormire nel letto, forse annoiato da tutto questo zucchero. In questa raccolta non c’è struggimento, solo molto amore e sonorità ormai ben collaudate. Nulla di nuovo, ma per gli amanti del genere ambient pop si tratta di un inedito instant classic da far suonare durante le notti più fredde. Cry è il rifugio dopo una giornata di pioggia battente, la doccia bollente sulla pelle, il vapore che brucia la stanchezza e allontana le paure. Schiacciate play e spegnete il resto.


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