L’abilità nel girare questo “found footage movie” (definizione che descrive un vero e proprio genere di film raccontati visivamente come fossero filmati amatoriali e di occasione) sta nell’aver cercato nella sceneggiatura l’escamotage per cui i poteri che dall’oggi al domani si ritrovano i protagonisti, permettano loro di manovrare e far funzionare la videocamera che li riprende usando semplicemente la telecinesi; così la pellicola è come venisse girata per la maggior parte del tempo da una cinepresa che volteggia nell’aria per rendere possibile in alcuni casi la visione di tutti e tre i personaggi principali. Mentre si guarda Chronicle si pensa agli effetti speciali e alla probabile spesa necessaria a creare alcune scene e movimenti dei ragazzi o degli oggetti, e invece il costo complessivo dell’opera è stato appena di 12 milioni di dollari (quintuplicati al botteghino americano) e grazie alla Atomic Visual Effects del sudafricano Simon Hansen molti degli effetti che si vedono sono stati creati artigianalmente e solo in pochi casi con il digitale.
Oltre al lodevole lato tecnico, capace nelle similitudini stilistiche comunque di tenere le distanze dai progetti precedenti come Blair Witch Project, Paranormal Activity e Cloverfield, c’è la storia raccontata che dal risvolto fantascientifico riesce a cavare fuori un dilemma morale da non sottovalutare: i tre protagonisti dall’oggi al domani si ritrovano con superpoteri che gli permettono di fare qualsiasi cosa con la forza del pensiero, persino di volare, e col passare del tempo diventano sempre più consapevoli di questa sorta di onnipotenza…ma non tutti riescono a controllare il potere conquistato, regalato o capitato, e in molti casi le debolezze psicologiche e le frustrazioni scatenano i peggiori istinti, di violenza e di vendetta, in alcuni esseri umani.