È diventato famoso in tutto il mondo per la sua performance artistica nella Piazza Rossa di Mosca, che era anche una forma di protesta: Pyotr Pavlesnky nel freddo inverno del 2013 inchiodò i testicoli a terra, proprio davanti al mausoleo di Lenin. A metà tra body art e masochismo, per Pyotr si trattava di “una metafora dell’apatia, dell’indifferenza politica e del fatalismo della società russa contemporanea”. Per la giustizia russa divenne un teppista, per alcuni russi un piccolo eroe contemporaneo che aveva dimostrato coraggio e disperazione.
Non era nuovo, Pyotr, a certe performance estreme: nel 2012, dopo l’arresto delle Pussy Riot, in segno di protesta si era cucito le labbra. ”Era il mio modo di dimostrare la situazione degli artisti contemporanei in Russia, che vivono in un ambiente di censura e oppressione”, aveva dichiarato.
Il supporto di Pyotr alla band punk delle Pussy Riot è durato nel tempo: anche un’altra performance artistica mostrava la sua vicinanza al gruppo. Stavolta, per protestare, Pyotr si era avvolta in un fil di ferro nudo.
In un’altra occasione, più recente (2014), Pyotr è salito sul tetto di una clinica psichiatrica (la Serbsky di Mosca), e si è tagliato il lobo dell’orecchio con un coltello da cucina, per protestare contro l’uso politico della psichiatria. “Il coltello separa il lobo dell’orecchio dal corpo, come il muro di cemento della psichiatria divide la società della gente ragionevole dai malati di pazzia. Sta tornando l’uso della psichiatria per fini politici, l’apparato poliziesco si riappropria del diritto di definire la soglia tra la ragione e la pazzia“.
Nel febbraio del 2014 Pyotr era anche stato arrestato, per una protesta in supporto dell’Ucraina. Lo show consisteva nel dar fuoco a un ammasso di pneumatici a San Pietroburgo, la performance portava il nome di Freedom e sosteneva i diritti dei manifestanti ucraini anti-Russia. Dopo poco tempo in carcere, l’artista viene rilasciato. Attendiamo la prossima performance nel duro inverno russo.