“C’è chi l’amore lo prende male, per alcuni è una fortuna” | Intervista agli Agnello

Cosa vuol dire fare musica e cosa vuol dire fare musica in Sicilia, quanto è difficile crederci e sperare di portare avanti il proprio progetto oltre i confini fisici del mare che ci circonda. Di questo ho parlato con Manfredi e Andrea, due dei cinque pezzi che compongono la giovane band degli Agnello.
Dopo una serie di singoli (Marta, Tutto questo penare) in perfetto stile indie ma dal piglio originale per scelte sonore, arrivano finalmente a un EP con Garrincha Dischi che non può fare a meno di conquistare per l’uso preciso e leggero delle parole, la cura del suono e quel gusto malinconico e retrò che tutto è tranne che vecchio. Qui quello che ci siamo detti in un tardo pomeriggio di giugno.

Il 4 giugno esce “Il Minotauro” primo EP degli Agnello: ma chi sono gli Agnello e come nasce questo progetto musicale?

Gli Agnello sono un gruppo che nasce all’incirca due anni fa. Inizialmente era nato come un trio – batteria, Andrea Chentrens; Manfredi Agnello e Luca alla chitarra – poi si è allargato a quintetto con l’aggiunta di Vincenzo Salerno al Sax e Francesco Cardullo al basso. Un annetto fa il primo chitarrista ha lasciato la band, sostituito successivamente da Daniele Caviglia. Questa è l’attuale formazione: siamo cinque.

Il vostro EP contiene cinque pezzi: quattro già pubblicati e l’omonima, Il Minotauro, su cui si è creata anche molta attesa legata al rilascio dell’EP, per poi rivelarsi anche la più breve, la più lieve. L’avevate fin dall’inizio pensata così? Era questa l’atmosfera che volevate ricreare?

No, assolutamente. Non solo non nasce come singolo perché non è radiofonico e non ha ritornello, ma non era neanche stata pensata all’interno della scaletta dell’album.
E’ brevissima, forse anche un invito all’essenziale. Noi siamo entrati in studio, abbiamo chiuso l’album e siamo usciti. Durante le giornate che ci servivano per i mix, abbiamo deciso di registrarla perché carina e abbiamo fatto un po’ questa scelta folle di lanciarla. Però non ci importa: forse è anche il nostro modo di dire che non ci interessano le strutture della musica pop.

Sia in questa canzone che in Marta parlate di solitudini individuali che si riescono ad affrontare solo con la comunione tra persone le cui solitudini si uniscono. E’ questa la vostra idea dell’amore e delle relazioni?

No. I testi in realtà li scrivo io (Manfredi Agnello, ndr) quindi forse è una domanda un po’ più personale. Non so se è la mia idea dell’amore, sicuramente c’è paura. Provo paura quando mi innamoro. Ma molto banalmente scrivo canzoni per riascoltarle, per scrivere canzoni che parlano di “quella cosa”. Abbiamo scritto canzoni su tutto, anche sul mio esame di Fisica; scriviamo di quello che ci va e abbiamo voglia di ascoltare. Non scriviamo per gli altri, ma per noi. Per me scrivere non è terapeutico né credo che il mondo abbia bisogno degli Agnello: certo, ci piace quello che facciamo e siamo contenti se abbiamo un riscontro esterno, ma non è la prima cosa.

Com’è nata la struttura dell’EP? Avete già un album pronto?

Avevamo diversi brani scritti da Manfredi in questi anni. Ne abbiamo provati veramente tanti, poi abbiamo scelto questi che probabilmente sono i più forti, quelli che sarebbero potuti piacere di più – c’è andata bene. Ma per noi una canzone è uguale all’altra, siamo stati anche consigliati in questo ovviamente. La prima a uscire è stata Casa tua, poi Tutto questo penare, Marta, Sulla sdraio.
L’album è già pronto – ora forse la casa discografica vuole farci cambiare la scaletta e registrare nuovi brani. Anche perché molti sono pezzi che risalgono ad anni fa ed è un po’ complicato trovarsi a rispondere di ciò che si è prodotto in passato e restare coerenti. Alcune cose probabilmente avremmo potute farle meglio, però continuiamo: andiamo avanti.

In uno dei brani è presente anche una collaborazione con Nicolò Carnesi: com’è nata? Peraltro lui è da poco uscito con un nuovo singolo.

Io ho conosciuto Nicolò quando ha esordito. Mi piaceva, lui è un’artista sensibile. Siamo rimasti in contatto, ci scambiavamo i provini. Quando abbiamo fatto il singolo, abbiamo voluto contattarlo e lui ci ha detto sì. In realtà si è limitato a cantare insieme a me, ha fatto i “coretti”. Magari sarebbe bello fare di nuovo qualcosa insieme più in là, con lui, Dimartino

Quali sono le fasi della costruzione delle vostre canzoni?

Manfredi scrive testo e musica e poi li riarrangiamo insieme. Lui viene con dei brani, a volte completi; altre volte bozze. E poi li lavoriamo insieme in studio. Ma nasce principalmente tutto da Manfredi.

Avete delle influenze musicale? Vi rifate a un certo immaginario?

Le influenze sono tantissime, variano in base a tutto quello che ascoltiamo che sono tutte cose molto diverse. Non c’è un’idea precisa. Sicuramente il progetto di base ha questa vena un po’ surf, un po’ retrò: ha queste sonorità. Però non c’è niente di definito: siamo, da questo punto di vista, molto aperti. Già negli anni siamo cresciuti: il disco che abbiamo registrato ha già un taglio diverso rispetto per esempio ai nuovi brani che stiamo producendo adesso.

Voi avete pubblicato con Garrincha Dischi: che aspettative avete da questa avventura con loro?

Sicuramente da questa collaborazione ci aspettiamo tanto. Ci aspettiamo anche di suonare tanto, perché ovviamente teniamo a far conoscere il nostro progetto e a portarlo in giro. Ci aspettiamo che ci aiutino sia dal punto di vista economico che creativo – già da questo siamo tanti, come squadra. E in generale che ci presentino al loro pubblico, al mondo reale.

Quanto è difficile portare avanti un progetto musicale in Sicilia e riuscire a portarlo anche fuori dalla regione?

Il problema si pone quando vuoi portarlo fuori, sia per i costi ma anche a livello logistico. Anche solo per il fatto che siamo su un’isola e non siamo lì. Le agenzie di booking hanno paura dei siciliani, magari sono anche gestite da siciliani che se sono però andati a Bologna o Roma. Però dal punto di vista di gruppo e ispirazione, si sta bene qui. Per adesso si sta producendo tanto: c’è tanta roba bella. Poi sicuramente quando saremo pronti e abbastanza bravi, non sarà un problema. Vedi La rappresentante di lista, anche loro sono praticamente nati qui e ora sono lanciatissimi, quest’anno saranno anche all’Ypsigrock (minchiazza!). Peraltro anche loro hanno iniziato con Garrincha, quindi sì, in realtà è un problema ma se saremo abbastanza bravi non sarà così rilevante.

Riuscite a fare convivere la vostra vita personale con questo progetto? Immagino non vi dedichiate al cento per cento a questo ancora.

L’idea è ovviamente quella di farlo, di vivere di questo, ma al momento non possiamo. Nessuno di noi è ricco, purtroppo, con questo dobbiamo fare pace. Io (Manfredi) sono laureato in medicina, presto ci sarà il concorso, viene naturale chiedersi: a cosa do la priorità? Io al momento non so cosa fare, soprattutto adesso che la musica sta diventando una cosa più seria. L’altro giorno vedevo un video di una fotografa importante italiana che diceva “se siete giovani e non siete ricchi, lasciate stare il mondo dell’arte”. E’ brutto da dire, ma questo è lo stato del panorama culturale italiano. Noi ci siamo dati la nostra chance, ovviamente speriamo vada bene se no non potremo insistere per sempre.
Per ora è così, tutti noi facciamo anche altro e cerchiamo di far combaciare le cose: è difficile, ma ci stiamo provando. Poi un progetto musicale non si porta avanti soltanto pensando alla musica, c’è anche la parte grafica, i video, i social (che sono una rottura di palle infinita!).

Beh, comunque i video che avete prodotto sono molto belli, si vede che vi siete presi cura anche di quella parte.

Grazie! Ringraziamo per questo UNDO Video Lab, che sono dei ragazzi eccezionali. Di solito li incontriamo e con loro decidiamo insieme come raccontare visivamente la canzone; tranne con l’ultimo, Il Minotauro, in cui è stato Checco dello Stato Sociale, Furrï Zucchini, a darci una direzione. Noi siamo partiti con i nostri singoli e man mano la situazione sta cambiando, ci sono altre persone che vogliono dire la loro. Cercheremo di fare cose più belle: siamo positivi!

Suonerete questa estate?

Sì, intanto possiamo già invitarvi il 12 Luglio al Teatro Garibaldi per il compleanno dell’arci Porco Rosso, a cui noi siamo molto legati! Quest’estate pensiamo di suonare, ma faremo soprattutto del lavoro dietro le quinte per preparare le uscite di settembre ottobre, i nuovi singoli, e poi l’album intorno a gennaio 2020.

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