Amore, sbronze, sogni, gioventù e voglia di fuggire sono alcuni dei temi trattati da famosissime band britanniche degli ultimi 20 anni come Oasis o Arctic Monkeys. Noel Gallagher e Alex Turner (10 anni circa dopo), per dirne due, hanno plasmato una nuova generazione di songwriters che cita sempre l’ex Oasis e il 30enne di Sheffield tra i loro idoli.
Tra questi c’è Ryan “Van” McCann dei Catfish and the Bottlemen, 23enne nato nel Cheshire, Inghilterra, ma cresciuto a Llandudno, Nord del Galles. Nel 2007 con alcuni amici decise di formare una band che per molti anni continuò a suonare in tutto il paese prima di finire sotto contratto con la Island Records (Universal) nel 2014. Da quel giorno va tutto in discesa per i gallesi che ora possono vantare un album di debutto (The Balcony, settembre 2014) con oltre 250.000 copie vendute nel Regno Unito e più di 80 settimane in classifica (Tyrants, Kathleen e Cocoon meritano un ascolto). Se ci aggiungiamo concerti sold out in 3 minuti, Wembley Arena che li aspetta in autunno, 1 BRIT Award e anche un discreto seguito negli Stati Uniti la vita sorride decisamente ai 4 Bottlemen.
Proprio come i loro amici gallesi Stereophonics, ha spiegato McCann, anche i “Catfish” puntano a far uscire un album ogni due anni, o meno (il terzo sarebbe già stato scritto). I Bottlemen hanno anche confermato che il loro secondo album sarebbe stato simile al primo perché “in un periodo dove tutti vogliono fare qualcosa di diverso noi preferiamo restare nel nostro campo”. E così è stato: The Ride è uscito il 27 maggio e oltre al sound, del quale parleremo tra poco, ha lo stesso stile di artwork, con sfondo nero e disegno in bianco, e pezzi ancora una volta intitolati con una sola parola.
Già scritto prima ancora di aver svelato il primo, The Ride è stato prodotto dall’americano Dave Sardy (Oasis, Noel Gallagher, LCD Soundsystem, System of a Down e via dicendo) e registrato a Los Angeles. Questa è la prima differenza con il debutto, il sound è più “americano”. Ma anche l’arrivo del nuovo chitarrista Johnny Bond, assente nel primo album, è una bella novità.
7 apre il disco perché è stato il primo brano scritto. Indie Pop/Rock che funziona nella classica formula di Van McCann e compagni. Come un po’ in tutto The Ride il frontman parla della lontananza da casa (e dalle ragazze) a causa dei continui tour; I’d beg you but you know I’m never home ci trasporta nel ritornello che esplode definitivamente dopo l’assolo di Johnny Bond.
A seguire Twice e Soundcheck (primo singolo) che più di tutte mostrano le influenze americane, mentre Postpone ricorda Be Here Now, terzo album degli Oasis, nel ritornello. Preso singolarmente il ritornello migliore è quello di Anything. Anche qua i temi sono distanza e sacrifici di una relazione, con McCann che quasi implora la ragazza a chiamarlo ogni volta che ha bisogno. Stesso discorso per Heathrow, uno dei due pezzi acustici, melanconico e ben riuscito. Oltre al ballare con lei su Lemon World dei The National il 23enne le promette di esserci sempre: Hug her like her mother would / Whenever she needs me. Tuttavia a livello di testi The Ride è un passo indietro rispetto al precedente; come già detto i temi restano gli stessi ma The Balcony contava più “lines” degne di nota.
Oxygen è la canzone più distante dal debutto e dal sound generale della band. Il chitarrista Bond brilla con l’assolo in un pezzo chiave, sullo stile di Noel Gallagher. Outside chiude l’album con i suoi 5 minuti e 11 secondi e lo fa discretamente. Pre e Post chorus sono solidi ma è proprio il ritornello ad avere lacune, troppo leggero per come è stato preparato e condito. L’assolo di Johnny Bond va a chiudere il pezzo e il disco e ancora una volta è ben riuscito.
Sostanzialmente The Ride è un buon disco Indie Pop-Rock con bei ritornelli e poche pretese. Sicuramente non originale, sicuramente non passerà alla storia e sicuramente non finirà in nessuna classifica riguardante i migliori album del 2016. Ma Van McCann con i suoi Bottlemen vuol diventare un punto di riferimento nel genere dopo 7 anni di anonimato e nel Regno Unito va tutto decisamente secondo i piani.