Carcere per i giornalisti

ROMA – La diffamazione viene punita con la reclusione. I giornalisti potranno andare in carcere fino ad un anno  in alternativa al pagamento di una multa da 5.000 a 50.000 euro. Centotrentuno si, novantaquattro no, e venti astenuti. Questi sono i numeri che hanno concesso al DDL firmato dal leghista Sandro Mazzatorta di passare in Senato.

La cosa più sconcertante, al di là di quello che sembrerebbe a tutti gli effetti un editto semi-fascista, è la modalità del voto che è stato anonimo. La lega ha vinto su di una legge durissima attraverso il voto segreto per coprire l’infamia.

Idv, Pd e Udc hanno chiesto la sospensione – richiesta partita da Zanda (Pd) – dei lavori per comprendere come operare e mettere in atto il ddl. Domani alle 12:30 si riaprirà la questione. Inoltre il dato interessante è che il governo è stato battuto in aula: la notizia è stata confermata da Gullo, sottosegretario alla Giustizia, che ha dichiarato che il governo aveva già espresso parere contrario.

L’FNSI, il sindacato dei giornalisti, ha sfoderato dichiarazioni dure, affermando che oggi è stata scritta “una pagina nera per la democrazia del nostro Paese” e che “i malpancisti forcaioli, dietro il muretto a secco del voto segreto chiesto da Lega e Api, hanno scritto una pagina vergognosa votando per la reintroduzione del carcere per i giornalisti, che veniva  cancellato da una proposta di riforma dell’attuale normativa.”

Diverse sono state le reazioni dai vari partiti politici in particolare del Pd che, in piene primarie, si affretta a difendere la libertà di stampa attraverso le parole di Gianni Letta: “Trovo scandaloso coprirsi con il voto segreto, si abbia il coraggio di dire apertamente cosa si vuol fare. Noi abbiamo chiaramente espresso un voto contrario in Senato, dove però siamo in minoranza. Un inciampo gravissimo, dovremo trovare un rimedio”. Parole meravigliose facilmente derubricabili in chiacchiere” se domani non verrà fatto qualcosa di decisivo per impedire un ritorno al carcere.

Intanto il leghista firmatario si affretta a precisare che il carcere vale solo per il caso più grave, ovvero per chi diffama a mezzo stampa con l’attribuzione di un fatto preciso (credo non esista frase più generica di questa). Avrà avuto paura del facile linciaggio.

P.S.: “La stampa più libera del mondo intero è la stampa italiana. Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime; è libero perché, nell’ambito delle leggi del regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione.” – Benito Mussolini

P.P.S.: Questa frase di Mussolini, come è facilmente intuibile, non ha alcun senso.

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