Dopo aver toccato varie città intorno al globo, prosegue il Museica Tour 2014 di Caparezza ed in questa occasione fa tappa presso lo storico PalaBigi di Reggio Emilia. La notevole potenza attrattiva di questo artista è chiara sin dai primi momenti all’interno del palazzetto dove, senza far troppa fatica, ci si ritrova a condividere le panche sugli spalti con un pubblico notevolmente eterogeneo, un ventaglio che va dagli 8 ai 60 anni. Nonostante ragazzi, bambini ed adulti in giacca e cravatta si mescolano con una certa naturalezza tra la folla si nota facilmente come la tipologia egemone di spettatore rimane pur sempre, senza sorprese, quella dell’adolescente.
A meno di 30 minuti dall’inizio la coda all’ingresso è ancora gremita di persone, il parterre è ormai sold-out e sugli spalti sono liberi soltanto i posti peggiori, quelli dove ci si ritrova a guardare per metà il concerto e per l’altra metà la struttura del palco. Durante l’attesa, che va dall’orario ufficiale d’inizio al momento in cui finalmente si spengono le luci, alcuni simpatici messaggi pre-registrati che annunciano l’apertura di Museica riescono ad essere dei perfetti catalizzatori per quella tensione che normalmente si crea durante gli auspicati ultimi minuti. L’eccitazione collettiva diventa quasi palpabile nel momento in cui le luci van via e dagli altoparlanti inizia un conto alla rovescia. Ironizzando sulle critiche riguardo una sua eccessiva caratterizzazione politica, Salvemini esordisce sul palco venendo fuori da una gigantesca matrioska creata a sua immagine e subito si inizia con Avrai ragione tu mentre tutt’intorno i musicisti si esibiscono in tenuta rossa ed il video wall passa animazioni dal caricaturale aspetto bolscevico. Potente è la reazione del pubblico nel parterre che quasi di relazione investe e contagia l’entusiasmo degli spettatori sugli spalti la cui esuberanza rimane comunque più contenuta per via delle gradinate. Menzione d’onore merita una madre tra il pubblico che, mentre pochi minuti prima aveva amorevolmente salutato il figlio adolescente lasciandolo libero di seguire il concerto dal parterre con gli amici, adesso appare disperata nell’osservarlo nel bel mezzo di una delle danze meno innocue di sempre: il pogo.
Lo spettacolo, per quanto colmo di vitalità, viene condotto con un ritmo ben equilibrato in modo da permettere a tutti di riprendere fiato pur senza mai poggiare le braccia lungo i fianchi e fermarsi del tutto. L’intero concerto è quasi completamente dedicato all’ultimo album e come quest’ultimo è percorso interamente dal fil rouge dell’arte; ad ogni modo Caparezza riesce abilmente ad inserire, senza alcuna forzatura, all’interno di questo leitmotiv anche brani provenienti dai precedenti album come il brano Dalla parte del toro associato alla figura del toro del Guernica di Picasso o Vengo dalla luna connesso all’utilizzo delle lune da parte di Magritte. Lo spettacolo di Caparezza non può definirsi soltanto un concerto in quanto contiene delle componenti di teatralità molto forti, le quali rendono gli stacchi da un brano all’altro una piacevole pausa che ha la facoltà di non far scemare mai quella tensione positiva che viene intrinsecamente rilasciata ad ogni sua canzone. Una teatralità espressa ora dai più diversi oggetti di scena come i giganteschi girasoli ispirati a Van Gogh o il sopracitato toro del Guernica, or altra dai musicisti grazie al cui contributo vengono catapultati sul palco personaggi come Jean-Batipste, Po dei Teletubbies che compare fumando quella che sembra essere una enorme pipa etnica (uno dei sogni di Caparezza, a suo dire) ed il Bianconiglio. Il pubblico nel complesso dimostra di aver metabolizzato Museica e di essere cresciuto parallelamente all’artista; sviluppo che si palesa, tra le altre cose, in una entusiastica reazione indipendentemente che si tratti di ultimi brani o precedenti successi. Un momento quasi completamente distinto dal resto del concerto si crea quando fanno il loro ingresso sul palco un pianoforte dalle sembianze di un libro ed, a seguire, una penna d’oca che accompagneranno l’esecuzione di Non siete stato voi in versione acustica e China Town, una parentesi in due atti dove si viene trascinati verso un’atmosfera dal carattere più intimistico dove assume un carattere rilevante il carico emozionale di questi due brani.
Al termine di Non me lo posso permettere, dopo quasi due ore di concerto ininterrotto, Caparezza ed i musicisti escono di scena come per terminare lo spettacolo ma, richiamati da un pubblico fremente, dopo pochi attimi tornano sul palco pronti per ricominciare. L’encore è breve ma accompagna il concerto verso la sua degna conclusione. Dopo che vengono eseguiti Fai da Tela ed È tardi il palco si trasforma in un parco giochi dell’assurdo dove Caparezza tenta di far fuori i suoi musicisti, di cui alcuni vestiti da uccelli di Angry Birds, con la sua lightsaber. Un ultimo tocco di follia artistica, portata in trionfo dagli applausi, si rivela essere un dipinto realizzato dallo stesso Caparezza durante l’esibizione e che verrà poi donato,con la benevolenza della sorte, a qualcuno del pubblico. In conclusione La fine di Gaia segna il termine ultimo di quest’evento.
Due ore di concerto apprezzate da tutti, nessuno escluso, grazie ad un Caparezza valente nel creare uno spettacolo interessante sotto molti punti di vista e con le capacità di attirare un pubblico multigenerazionale. Non meno meritevoli di elogio i musicisti, in particolare Diego Perrone che rimane una seconda voce di altissimo livello, e l’organizzazione tutta senza le cui opere coordinate sarebbe impensabile un prodotto finale qualitativamente così alto.
Scaletta:
Avrai ragione tu; Dalla parte del toro; Mica Van Gogh; Legalize the premier; Giotto beat; La mia parte intollerante; Teste di Modì; Abiura di me; Canzone a metà; Cover; Non siete stato voi; China Town; Vengo dalla luna; Goodbye malinconia; Kitaro; Vieni a ballare in Puglia; Non me lo posso permettere; Fai da tela; È tardi; La fine di gaia.
fotografie a cura di Andrea Buratti