Sono innovatori per vocazione, i Calexico. O meglio, lo sono stati, e quando si inventa un genere – quella loro cifra stilistica così piena e riconoscibile, che fonde indie, latina, rock di frontiera e tradizione mariachi – o si diventa comunque una delle band di spicco del “panorama”, è non solo normale, ma giusto, arrivare al punto in cui si può navigare a vista in acque chete e su rotte conosciute, pur mantenendo la qualità sempre molto alta.
Queste le premesse necessarie a The Thread That Keeps Us, nono album della discografia della band che ruota sempre intorno al proprio fulcro, il duo Joey Burns e John Convertino. Dopo il non ispiratissimo The Edge of the Sun, tornano con un disco antologico, mescolando nei 15 brani che lo compongono e nelle svariate bonus track (5 in tutto), tutte le ispirazioni stilistiche della loro lunga carriera. Troviamo il rock a stelle e strisce nella introduttiva End of the World with You, il giro di chitarra “alla Pixies” di Eyes Wide Awake, le suggestioni del meraviglioso Algiers in Voices in the field e Bridge to nowhere, le suite strumentali, così diverse tra loro, Spinball e Unconditional Waltz, il tripudio latino di Under the Wheels e Flores y Tamales, due brani che suonano squisitamente Calexico fin dalle prime note di un inedito synth.
Tornano non solo con classe e maestria a palate, ma soprattutto con degli argomenti sociali da mettere sul piatto. Complice il periodo di incertezza politica, conThe Thread That Keeps Us la band dell’Arizona racconta, con sensibilità e senza retorica, le esperienze dei migranti mettendo le loro voci e i loro racconti al servizio di una denuncia sociale mai urlata o ostentata, ed usando il tema portante del viaggio come ricordo doloroso e nostalgico della terra che ci si è lasciati alle spalle.
Commentando l’ascolto del disco, un amico mi dice semplicemente “Non sbagliano un colpo”. Ed ha ragione. Gli innovatori che si sono fatti strada con un genere nuovo e non proprio facile negli anni novanta, ora sono degli uomini adulti, consapevoli di quello che gli riesce bene. Laddove non stupisce più la loro ricerca sonora, lo fa la loro sensibilità. E il loro enorme talento.