Sono tornati i Bud Spencer Blues Exposion. A distanza di ben quattro anni dall’ultimo BSB3 il dinamico duo composto da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio torna con il nuovo album per La Tempesta, Vivi Muori Blues Ripeti, titolo molto bello e dal che di programmatico. Non che in questa pausa i due, soprattutto Adriano, siano rimasti fermi: Cesare Petulicchio ha suonato dal vivo e in studio in diversi progetti e formazioni, uno su tutti l’album La fine dei vent’anni di Motta. Adriano Viterbini invece si è imbarcato letteralmente in mille diversi progetti e collaborazioni: fra le esperienze più importanti sicuramente il suo secondo album da solista Film O Sound del 2015, i tour dal vivo con Bombino e Rokia Traorè, Fabi Silvestri Gazzè, e tante altre cose ancora.
Insomma quattro anni di “pausa” che hanno arricchito enormemente i due a livello personale, in particolare Adriano, su cui ricade ovviamente la maggior parte del peso specifico dei brani.
L’apertura del lavoro è affidata a E tu?, un bel brano che si può tranquillamente definire in pieno stile BSBE fra riff di chitarra marmorei e una ritmica precisa e puntuale. La novità è fornita da un testo un po’ “spaccone” che sembra dire, “guardate che siamo tornati e ora son cavoli vostri”.
È un peccato che questo sentimento sia abbastanza smentito già dal secondo brano La donna è blu che – seppur avendo un bell’arrangiamento e dei suoni particolari – nel complesso non colpisce granché. Questo è un po’ il tema di tutto il disco: brani che risollevano un po’ il tutto e altri che lo riportano giù. Nel complesso il nuovo lavoro dei due è un bel disco che si lascia ascoltare facilmente e scorre via bene ma c’è qualcosa che non funziona al di sotto di tutto, anche i pezzi che hanno un potenziale vincente (“Allacci e sleghi”, “Enduro”) non convincono veramente. Sono diversi gli elementi che concorrono al formarsi di questa sensazione: sicuramente uno di questi è la voce. Viterbini non ha mai avuto un timbro indimenticabile o una grande estensione, ma è sempre stato molto bravo nell’esserne conscio e a scrivere parti vocali che fossero abbordabili e che non mettessero mai troppo in evidenza questa “mancanza”. Qui al contrario Adriano si avventura in difficili linee vocali che non gli rendono giustizia, forse lasciandosi trasportare dalla sua classe chitarristica, ormai giunta a piena maturazione.
Anche qui però c’è un problema, ed è che questi anni di pausa dal progetto come dicevo prima hanno corrisposto ad anni intensi per tutti e due, con esperienze anche incredibili di arricchimento musicale; purtroppo ciò non traspare, o meglio, traspare in modo molto frammentario, nel disco. Ad esempio il lavoro svolto con la musica africana da Adriano Viterbini è rintracciabile in un paio di riff dal sapore esotico come in Presto sarò chi sono o Di fronte a te di fronte a me ma non viene approfondito, e rimangono quindi solo un paio di episodi solitari e superficiali, un vero peccato visto che lo stesso Adriano ha dimostrato di essere un interprete originale di quel tipo di sonorità. C’è insomma una discreta confusione, passiamo dai sopracitati pezzi dal vago sapore etnico a riffoni stoner alla Kyuss (“Coca”) a brani più pop e smaliziati. È come se i due si sforzassero di ricostruire un ideale suono distintivo dei Bud Spencer Blues Explosion lasciando fuori tutto ciò che è successo ai componenti della band in dieci anni, se non per sporadiche escursioni, quasi contenendosi, castrandosi.
Ciò non esclude, ripeto, che nel complesso l’album sia sufficiente, ci siano belle canzoni e pezzi che sicuramente dal vivo faranno saltare in aria il locale. Però forse con un po’ più di coraggio nel lasciare trasparire le proprie personalità musicali che dall’esordio ufficiale del duo (2009, quasi dieci anni fa) hanno avuto un’evoluzione importantissima, allora staremmo finalmente parlando del disco “della maturità” dei BSBE, parleremmo proprio di un disco diverso, molto più importante e che avrebbe potuto veramente prendersi la scena italiana spazzando via tante cose inutili, alzando l’asticella.
Questa volta non ci si è riusciti, i Bud “decidono” di rimanere ancora un po’ in questa sorta di adolescenza musicale, rimandando di un altro disco ancora la propria maturità.