Bruno Munari, artista, designer e scrittore italiano, è stato una delle figure più innovative e poliedriche del XX secolo, la cui carriera ha indiscutibilmente rivoluzionato il modo di pensare e di fare design. Iconico per il suo approccio ludico e sperimentale, Munari ha esplorato una vasta gamma di discipline, tra cui la pittura, la scultura, la progettazione industriale, la grafica e la pedagogia, influenzando profondamente il design contemporaneo e rimanendo fonte di ispirazione per artisti e designer di tutto il mondo.
Sono il suo approccio ludico, la sua volontà di sfidare i rigidi schemi, la sua naturale tendenza a un rapporto diretto tra essere umani che lo hanno reso di una modernità a tratti disarmante. La sua filosofia ruotava intorno alla leggerezza, ma con rara profondità e saggezza: la dimensione del gioco ha sempre rappresentato per lui una forma ricerca seria e metodica, un modo per esplorare nuove idee e rompere con le convenzioni tradizionali. Opere come le “Macchine Inutili” e i “Libri Illeggibili” incarnano perfettamente questo concetto, invitando lo spettatore a contemplare la bellezza del movimento e delle forme e trasformando il libro in un oggetto artistico privo di testo.
Munari ha sempre operato al di là dei confini disciplinari, la sua incessante curiosità lo ha portato a esplorare nuovi materiali e tecniche con un costante sguardo all’innovazione. Le “Sculture da Viaggio”, sculture pieghevoli e portatili, riflettono il suo interesse per l’arte modulare e accessibile. Una continua sperimentazione con materiali diversi, come la plastica, il metallo e la carta, che ha aperto un nuovo capitolo di possibilità espressive.
Ciò che ne è derivato sono state teorizzazioni e risoluzioni che hanno anticipato e incorporato molte delle tendenze e dei valori che caratterizzano l’arte, il design e l’educazione dei nostri giorni, avendo reso il processo creativo più inclusivo, interattivo e interdisciplinare.
La Fondazione Magnani Rocca, straordinaria villa del FAI in provincia di Parma, ha dedicato a Bruno Munari la sua più grande retrospettiva. Proprio per la difficoltà di dirimere chiaramente i territori linguistici da lui affrontati nel corso del tempo, la rassegna non è suddivisa per tipologie o per cronologia, ma per attitudini e concetti, in modo da poter mostrare i collegamenti e le relazioni progettuali tra oggetti anche apparentemente molto diversi l’uno dall’altro. Sono stati concentrati settant’anni di idee e di lavori – Munari aveva iniziato la propria attività durante il cosiddetto Secondo Futurismo, attorno al 1927 – in tutti campi della creatività, rispondendo a un metodo progettuale che si va precisando con gli anni. Un percorso espositivo che rende omaggio a un maestro, un mago, un eterno bambino.