La musica di Nicolas Jaar ha sempre avuto l’ambizione di sconfiggere barriere, connettere mondi e suoni. Da figlio randagio del mondo, newyorkese e cileno insieme, Jaar non ha dimenticato le origini sudamericane e palestinesi della sua famiglia – queste esperienze di identità molteplici gli hanno dato una consapevolezza in più anche nella ricerca musicale.
Il suono che il musicista cileno sta cercando è liberatorio, anticoloniale, per forza di cose contaminato – in continuo movimento tra istinti di fusione e distruzione. Può essere un suono aperto alla contaminazione della musica africana, del jazz etiope, del rock, ma accade pure che il suono si decostruisca, si faccia rumore, distorsione, intrepido vagabondo, suono selvaggio che svetta nell’assoluta astrazione del beat elettronico.
Non stupisce allora che l’anima da curioso producer di Jaar sia stata attratta dalle sperimentazioni sonore del musicista pakistano-statunitense Ali Sethi, che nel 2020 su Instagram improvvisava canti e sovrapposizioni su un disco del musicista cileno, Telas. Il piccolo vagito di Ali Sethi è stato un richiamo per Jaar. Ne è venuta fuori una inedita collaborazione, che li ha portati prima a musicare insieme una poesia del poeta egiziano Faiz Ahmed Faiz, e poi a registrare un album da poco uscito per Other People, Intiha.
Ali Sethi canta i suoi ghazal su frammenti di Telas e nuove sessioni improvvisate da Nicolas Jaar. Intiha è un azzardo creativo. Il canto e l’intonazione della voce di Sethi richiamano le terre pakistane, antiche appassionate poesie, traslucidi ghazal che si iniettano come figure di Kandinskij sull’esteso territorio elettronico e astratto dell’universo sonoro contemporaneo. Quasi nessuno comprende la lingua di Sethi mentre canta Muddat hui hai, ma il verso suona come una spericolata onomatopea che non ha bisogno di essere capita. Se c’è una cosa che riesce alla musica, è restare indecifrabile e altrettanto deliziosa. Il fascino di Intiha si rivela proprio nella sua azzardata contaminazione: Jaar e Sethi sperimentano una forma di connessione attraverso suoni, canti, frammenti di discorso.
Un progetto come Intiha ci dice che la musica è ancora capace di cercare contagi e divergenze, percorrere la via dialogica in uno scenario contemporaneo che tende a frammentare i discorsi tra io e l’altro. C’è tanto di radicale nella battaglia con cui Nicolas Jaar si spinge a dissotterrare suoni dalle macerie. Un dissenso che lo porta verso terre lontane, a vagare tra l’urdu di Ali Sethi, o a registrare sessioni di musica resistente per Radio Alhara. Una forma di protesta contro i grandi rimossi storici che avevamo potuto apprezzare in Sirens, il disco con cui Jaar disseppelliva fantasmi e ferite del Cile di Pinochet con un’indemoniata scarica di musica danzereccia, deflagrante sax e testi raggelanti.
In Intiha c’è l’intuizione della potenzialità del ghazal intessuto in forma elettronica. Ali Sethi ha tentato l’azzardo, ne è venuto fuori un appunto. Il disco è una continua opera di fusione e scomposizione tra territori sinistri e spazi dilatati dal canto.
Nella scena della musica contemporanea di diaspora pakistana Ali Sethi non è l’unico musicista a setacciare nuove strade. In Vulture Prince, la talentuosa Arooj Aftab ha avvolto il ghazal nelle atmosfere rarefatte di un indie-folk da scantinato newyorkese. L’album è melanconico e sofisticato, la voce ammaliante. Ali Sethi è spudorato, Arooj Aftab è sovversiva. Se la musica è un potente amplificatore di immaginazioni, quella di Arooj Aftab si è sfamata di movimenti – Arabia Saudita, Pakistan, Stati Uniti. Vulture Prince è schizzato fuori da qualche parte lì in mezzo.
Ci sono dischi che sono esplorazioni. O piccoli atti di sovversione dell’immaginario. Per brevità nomineremo un paio di nuove uscite. Madres di Sofia Kourtesis mette in contatto la terra latino-americana con l’acida elettronica dei club di Berlino, città dove da anni vive la musicista peruviana. New Blue Sun di André 3000 pare riemerso da una dimensione altra del rapper statunitense: un disco ambient, musica strumentale, flauti, sintetizzatori. Suoni e mondi, ne siamo affamati. Qui sotto in ascolto il nuovo album di Jaar e Sethi.