Il mese di Maggio è stato agrodolce ma ci ha portato in dote dischi freschi a cui valeva la pena dare un ascolto. Questa rassegna di album ci aiuta a tenere il passo con la frenesia musicale degli ultimi anni, grazie a una selezione di belle uscite. In questo numero del breviario trovate – tra le altre cose – il post-hardcore degli At The Drive-In, l’EP che consacra Nick Murphy aka Chet Faker nella sua nuova veste, la grazia di Perfume Genius, la leggerezza delle Girlpool e i suoni sperimentali di Forest Swords. Da oggi trovate anche i Dislike Album del mese (sorpresa !!!).
In copertina il Black Dog Forge di Seattle, per omaggiare quella scena grunge che questo mese ha perduto un protagonista come Chris Cornell. Il Black Dog Forge è una piccola fabbrica di fabbri artigiani che ha ospitato per anni le prove di band come Soundgarden o Pearl Jam a Seattle nella sua cantina. In questi giorni è attiva una campagna di crowdfunding per salvare il Black Dog Forge dalla vendita, e salvaguardarlo come patrimonio della scena grunge della città. Se volete fare una piccola donazione, trovate la campagna qui: intanto buon ascolto con il breviario.
FOREST SWORDS – COMPASSION
Ninja Tune, 5 Maggio
experimental
Ci sono voluti più di quattro anni ed una serie di collaborazioni parallele – tra cui la sonorizzazione del celeberrimo videogame Assassin’s Creed – per dare un seguito ad Engravings, l’ultimo lavoro di Matthew Barnes nei panni di Forest Swords. Eppure, l’uscita di Compassion risulta paradossalmente tempestiva, una sorta di risposta al “mondo incerto e aggressivo che stiamo sperimentando”, non fosse altro che per il livello di ansia, delicata malinconia e resilienza ad oltranza che è sempre stato marchio di fabbrica della musica del produttore di Liverpool. Se da un lato i battiti marziali che introducono War It e le tensioni sonore di The Highest Flood precipitano l’ascoltatore in atmosfere tetre e claustrofobiche, dall’altro la presenza di vocals intesi come campionamenti ritagliati e ricomposti in frasi senza parole aumenta a dismisura il senso di disorientamento e inquietudine. Tuttavia è proprio questa particolare tecnica a infondere ad un pezzo come Arms Out un fascino romantico che cresce sullo sfondo di un climax orchestrale, rendendolo probabilmente la miglior composizione di Barnes. La chiosa finale, composta da un tripudio di voci femminili in Raw Language e dalla triste dolcezza di un piano (che sa tanto di James Blake) a scacciare gli ormai lontani tamburi di guerra in Knife Edge, ha un sapore invece più ottimista e speranzoso. L’immagine riassuntiva perfetta è fornita dalla copertina del disco, raffigurante un uomo in posizione fetale che sorregge un pesante masso con le ginocchia, moderno Sisifo, ma dall’espressione placida: in questo senso, gli amanti dell’elettronica più scura non potranno che adottare la medesima mimica facciale nel pensare che, con la sua Compassion, Forest Swords ha trovato la formula vincente per interpretare il mondo attuale. PROVVIDENZIALE / Matteo Dalla Pietra
ESSENTIAL TRACK: Arms Out
AT THE DRIVE-IN – In·ter a·li·a
Rise Records, 5 Maggio
post-hardcore
Diciassette anni. Tanti quelli passati perché gli At The Drive-In, gruppo texano con linee di sangue messicane e portoricane, tornassero a incidere un disco. Non che in questi anni se ne fossero rimasti con le mani in mano con metà gruppo, quello formato dall’esplosiva coppia Cedric Bixler-Zavala e Omar Rodríguez-López protagonisti nei The Mars Volta e l’altra metà, con Jim Ward, Paul Hinojos e Tony Hajjar che confluiva nel progetto Sparta. Una storia, anche privata, fatta di personalità straripanti, litigate furiose, dipendenza da droghe e continue rotture che hanno portato infine, dopo la reunion del 2012 all’allontanamento di Ward. L’idea di un nuovo disco, così rischiosa, non ha l’agrodolce sapore di un amarcord ma anzi partorisce quello che dimostra di essere uno dei lavori più belli e maturi della band che, a distanza di anni, non riesce in alcun modo a rinunciare a quella cifra così post hardcore caratterizzata da un’urgenza espressiva diretta e violenta. Forti dell’esperienza Mars Volta, gli At The Drive-In marcano però, ancora una volta, la distanza rispetto ad altri gruppi affini grazie ad un’incredibile complessità armonica che ne hanno fatto fin dagli esordi un unicum nel genere. Rispetto al passato concedono, forse, una o due distensioni più melodiche ma sono improvvise radure dentro la tempesta elettrica. IRRIDUCIBILI / Fabio Mastroserio
ESSENTIAL TRACK : Pendulum In A Peasant Dress
MAC DEMARCO – THIS OLD DOG
Captured Tracks, 5 Maggio
jizz jazz / indie folk
Dopo tutti questi mesi di stressante attesa (placata parzialmente dai tre singoli) finalmente lo scorso 5 maggio è uscito anche il terzo album in studio del giovane cantautore canadese. This Old Dog è un lavoro molto particolare, in cui troviamo una minore sperimentazione rispetto a dischi precedenti come Salad Days e 2: Mac DeMarco questa volta ha spiazzato un po’ tutti sfornando 13 brani decisamente più pop rispetto ai suoi standard, molto orecchiabili e facilmente catchy sin dai primi ascolti. Tuttavia la componente principale di questo disco non riguarda l’aspetto prettamente musicale, ma più che altro quello strutturale: le prime due tracce My Old Man e This Old Dog le abbiamo già potute ascoltare nelle scorse settimane e sicuramente restano tra le più valide dell’album, ma dalla terza traccia Baby You’re Out alla settima Sister troviamo una serie di pezzi che, seppur di buona qualità strumentale e con la solita ottima voce di DeMarco, risultano un po’ troppo monotoni e finiscono per annoiare leggermente. Decisamente diversa invece è l’aria che si respira dalla ottava traccia Dreams For Yesterday alla tredicesima ed ultima Watching Him Fade Away, dove al contrario ci sono brani molto diversi tra loro e in cui ritroviamo le tanto amate tastiere assenti nella prima parte disco. DEMARCHIANO / Mattia Fumarola
ESSENTIAL TRACK: This Old Dog
PERFUME GENIUS – NO SHAPE
Matador Records, 5 Maggio
art-pop / glam
Uno dei dischi migliori usciti fuori in questa prima parte dell’anno. È già chiaro sin dall’attacco, dal primissimo pezzo Otherside, con quel pianoforte che parte lento e dissacrante, si insinua nelle ossa, e poi quella magica apertura che arriva come d’improvviso – barocca quanto volete, ma esplosiva. Che Perfume Genius avesse talento non lo scopriamo con No Shape, tuttavia questo è il disco che consacra quel talento: Mike Hadreas si spinge ai suoi estremi, scava in se stesso, nelle sue private ossessioni, e ci consegna questo scrigno – sta a voi aprirlo. Mettete Slip Away ad esempio e capirete di cosa stiamo parlando: c’è tutto, un singolo perfetto dalla vocazione pop – a tratti con l’irruzione di un disturbante pianoforte – che mette in imbarazzo gran parte del panorama pop contemporaneo, stendendo tutti a terra per ko tecnico. Un canto d’amore in 13 dimensioni, rivolto al suo compagno ma anche a tutti noi che siamo all’ascolto come ricettacoli di altri mondi, e allora è bello cadere per un attimo nell’incantesimo di Hadreas. A tratti accompagnato dalla splendida voce di Weyes Blood sulle note di Sides, ma meravigliosamente sincero nei toni con cui apre la sua di voce in Die 4 You, ballata soffice dai ritmi elettronici che evoca atmosfere alla Portishead. Allora, anche se non siete appassionati dei giocosi chiaroscuri del mondo glam, date le chiavi a Perfume Genius: lui vi guiderà. MAGICO / Giovanna Taverni
ESSENTIAL TRACK: SLIP AWAY
COEZ – FACCIO UN CASINO
Undamento, 5 Maggio
rap
Coez è sempre stato un personaggio controverso nella scena rap, un artista borderline, più che un vero e proprio rapper. Ha sempre mostrato una predisposizione al cantato melodico più che ritmico, optato per strumentali più musicali anziché scandite da piattini veloci e bassi ingombranti, ed è per questo, probabilmente, che ha sempre stuzzicato l’interesse degli ascoltatori.
In particolare il suo lavoro precedente, Niente che non va, ha catturato le opinioni positive della critica, che ha etichettato l’autore come “Cantautore 2.0” (già, prima di Fedez). Nonostante ciò questo artista non è mai riuscito a colpirmi, ma un giorno mi capita di imbattermi nel suo nuovo singolo Faccio un casino. E mi è piaciuto. Era un pezzo semplice, non aveva né alti né bassi, ma la title-track del nuovo album mi aveva stregato. Mi sono messo le cuffie, l’ho ascoltato… niente. Mi prendo una pausa, decido di riascoltarlo… ma ancora niente. Ora, vi capisco: so che leggendo penserete che questa sia una recensione superficiale, ma il problema del disco è proprio questo: non c’è nulla da dire. Qualche bella melodia, dei testi strappalacrime qua e là, un pizzico di amore sofferto e quintali e quintali di aria fritta: questo è Faccio un casino di Coez. Forse manca solo un po’ di sale. NIENTE DA DIRE / Giuseppe Mancino
ESSENTIAL TRACK: Faccio un casino
NICK MURPHY – MISSING LINK EP
Future Classic / PIAS, 10 Maggio
electronic / alternative
Del nuovo lavoro targato Nick Murphy a.k.a. Chet Faker dice quasi tutto il titolo Missing Link, collegamento mancante. Ad inizio settembre scorso il nostro annunciava di voler abbandonare il nome d’arte che lo aveva accompagnato fino a quel momento, riappropriandosi del suo nome di battesimo, e spiegando le motivazioni tramite un post su Facebook. In breve rivendicava come nel tempo fosse mutato e cresciuto, di quante cose fossero cambiate nella sua vita. Un nuovo nome d’arte era quindi un modo per rendere partecipe il suo pubblico di questo cambiamento, e meno traumatica una non meglio specificata evoluzione. Solo parole, che ora però hanno una controparte musicale a giustificarle, un EP che si pone fra quello che era e quello che sarà. Murphy stravolge quasi del tutto l’electro pop-soul morbido e dominato dai sintetizzatori, per concentrarsi più sulla parte meramente elettronica e su una voce che cerca nuove possibilità espressive. Il pezzo che apre il lavoro è in un certo senso una dichiarazione d’intenti ed un manifesto programmatico, visto anche l’importante featuring con KAYTRANADA. In generale i suoni sono più audaci, le batterie assumono tutta un’altra importanza, c’è come una sapore inglese all’interno dei pezzi, che a volte ricordano sonorità vicine ai The xx o i Massive Attack, sfiorando addirittura i Radiohead più elettronici (senza dimenticare una fondamentale vena pop). Insomma un lavoro discretamente interessante, che se pure non sconvolgente o innovativo stuzzica decisamente la nostra curiosità nell’aspettare il prossimo passo, che teoricamente dovrebbe essere ancora più audace. Insomma, addio Chet Faker: benvenuto Nick Murphy. EVOLUZIONE / Giulio Pecci
ESSENTIAL TRACK: I’m Ready
GIRLPOOL – POWERPLANT
ANTI- , 12 Maggio
alt-rock
Cleo Tucker e Harmony Tividad crescono sulle spiagge assolate della California, ma fin dall’adolescenza non c’è traccia di sale e vento tra le loro chiome perché preferiscono l’intimità dei piccoli locali notturni ai falò estivi. Entrano a far parte della scena di Philadelphia e abbracciano sonorità orientate al punk e all’alt-rock con un album d’esordio dal titolo Before the World Was Big, pubblicato per la Wichita Records. Oggi per il loro secondo disco Powerplant, tornano a casa, cambiano etichetta passando alla ANTI- e aggiungono alla formazione un nuovo elemento, il batterista Miles Wintner. Le Girlpool non sono ancora un gruppo maturo, ma si stanno lentamente avvicinando ad avere un’identità marcata, basta ascoltare tracce come Sleepless, Soup e Its Gets More Blue per capire quanto potenziale ancora inespresso abbiano queste giovani californiane. Ci sono molti mondi opachi da spolverare e li potete trovare concentrati in questi 28 minuti. Fatevi conquistare dalla loro leggerezza. LIGHTNESS / Ilaria Del Boca
ESSENTIAL TRACK: Sleepless
!!! (CHK CHK CHK) – SHAKE THE SUDDER
Warp Records, 19 Maggio
dance
Ne sono passati di beat sotto i ponti da quel 2004 in cui una band californiana impronunciabile scuoteva i dancefloor statunitensi con gli stranissimi 120 bpm di Me and Giuliani down by the schoolyard (a true story). Col tempo abbiamo imparato che i tre punti esclamativi avremmo potuti pronunciarli Chk Chk Chk (ma anche qualsiasi altro monosillabo esclamato) e quello strano sound venne ricondotto alla dance-punk di matrice madchesteriana. Sebbene le definizioni lascino sempre il tempo che trovano, in questo caso la locuzione quanto mai descrisse un aspetto sostanziale della musica che fu il successo dei !!!: il perfetto amalgama tra beat danzereccio e botta punk. Ecco, oggi con questo Shake the Shudder, quel perfetto mix di allora, appare decisamente troppo sbilanciato verso il primo aspetto, restituendoci un disco sicuramente godibile in pista, molto meno in cuffia. Per carità non mancano pezzi carini come What R U Up 2day ma nel complesso il disco non appare assolutamente all’altezza dei fasti di questa band. NON ESSENZIALE / Seppino Di Trana
ESSENTIAL TRACK: What R U Up 2day
WAVVES – YOU’RE WELCOME
Ghost Ramp, 19 Maggio
indie-rock
Dopo una pausa durata due anni, gli Wavves tornano sulla scena musicale per presentare il loro sesto album You’re Welcome. Un titolo che appare già come un tentativo di avvicinamento nei confronti dell’altro, un’apertura che suona come una speranza di maturità verso quelli che fino ad ora altro non erano che quattro cazzoni di San Diego. Sembra infatti che Nathan Williams, passato alla cronaca per i suoi atteggiamenti infantili che lo hanno portato ad essere definito un vero e proprio slacker, che trascorreva le sue giornate a ubriacarsi, lanciare pipistrelli in faccia al batterista e assumere psicofarmaci, sia cresciuto; come canta nella canzone Daisy, in apertura dell’album: “I know I should but I don’t wanna change”. Un sound dalle basi punk-pop che sembra scivolare verso il romanticismo, come si evince dai testi Stupid in love e soprattutto nella ballad, scelta per chiudere l’album, intitolata I love you. Permane però un atteggiamento vittimistico da eterni Peter Pan nel singolo Milion Enemies, dove mentre pellicce e boa fetish riportano alla mente l’outfit dei gruppi glam anni ’80, nei cori ripetuti in eterno sembrano riecheggiare gli echi dei primi Tame Impala. QUASI MATURITÀ / Rossella Giordano
ESSENTIAL TRACK: Daisy
(SANDY) ALEX G – ROCKET
Domino Records, 19 Maggio
alt-folk / noise lo-fi
Dai self release via Bandcamp al contratto con la Domino Records, fino alla neo-consacrazione su Pitchfork con tanto di recensione di Ian Cohen e Rocket tra la best new music. Se nel precedente lavoro, Beach Music, si respirava ancora un complesso da moderno Elliott Smith, ora sembra che Alex G, talentuoso multi-strumentista di Philadelphia, si stia spingendo oltre, alla ricerca inquieta di un’identità. E a tratti questo lo-fi in salsa (Sandy) Alex G si arricchisce di atmosfere dalle tinte noise e decisamente cupe, che fanno di Rocket un disco affascinante ma con qualche controversia (c’è sempre tempo per riecheggiare Elliott Smith come in Judge, Big Fish). Come convivono nello stesso album pezzi rilassanti alla chitarra come Poison Root e anatemi noise come Brick? Il pianoforte distorto di Sportstar, l’allucinante bellezza elettrificata di Bobby e un pezzo strumentale e oscuro come Horse? Capire cos’è Rocket è difficile, ma forse a rifletterci meglio il filo conduttore c’è, e il cubo di Rubik si risolve pensando a cosa può essere il lo-fi aggiornato per i nostri tempi rumorosi. ACTION PAINTING / Giovanna Taverni
ESSENTIAL TRACK: Poison Root