Die Schlafenden, regia e luci di Fabrizio Crisafulli, 2013, foto di Lidia Crisafulli
Il “teatro dei luoghi” di Fabrizio Crisafulli è un percorso di ricostruzione, di reimmersione, di rilettura del luogo come di un “testo”. Nei suoi lavori, figure fantastiche o fantasmatiche abitano questi luoghi, ne avvertiamo la presenza, ne (ri)troviamo le impronte sulla terra, i segni sulle rocce, i respiri nell’aria. Il luogo è abitato da queste presenze, da ombre che vagano alla ricerca del proprio corpo. Il corpo è il secondo elemento, dopo il luogo, ad interessare Crisafulli. Un corpo dai movimenti inconsci che è lontano dal corpo della macchina attoriale e più vicino invece ad una dimensione archetipica, primaria, dell’essere umano. Ascoltatore a sua volta, come un corpo-orecchio che canalizza il flusso del luogo che lo abita. Place, Body, Light è un libro che attraverso interviste, testimonianze, articoli e immagini ripercorre le orme di una delle figure più rinnovatrici del teatro italiano, Fabrizio Crisafulli. L’intervista a cura di Nika Tomasevic analizza una ricerca che da oltre vent’anni si spinge verso un teatro totale, dove gli elementi si fondono, gli schemi si decostruiscono per poi riedificare il concetto di spazio e di corpo in un unicum abissale. Un teatro interstellare dove non esiste un’opera da mettere in scena ma è il luogo stesso a farsi presenza e di nuovo assenza. Il vuoto del luogo è come uno specchio del vuoto interiore dell’animo umano, vuoto che attira a sé altro vuoto. La scenografia è già esistente nel mondo, la luce anche, è l’uomo a raggiungere lo spazio muovendosi come il primo essere sulla “Terra”, come un bambino che muove i primi passi. Crisafulli preferisce la parola performer ad attore e il performer in questione è un corpo-luce fluttuante nello spazio, alla ricerca di qualcosa di (in)tangibile, come lo stalker di Tarkovskij che si muove nella “zona”.
Nel buio dell’universo, nella caverna, a rivelare le ombre giunge il terzo elemento: la Luce. Per Crisafulli esiste un codice della luce, un linguaggio autonomo: “Un’autonomia tendenzialmente simile a quella del suono. Il suono, nella storia, ha avuto presto le proprie possibilità di autonomia, espresse nei diversi linguaggi e forme della musica. Non è stato lo stesso per la luce.” La luce-pensiero alla base di un teatro dove tutto è movimento, movimento che è interno ed esterno ai performer, ai luoghi, al suono, allo spettatore. Lo spettatore entra a far parte dell’opera, non più esterno alla scena ma interiore, abita lo spazio e il luogo ne determina i movimenti, come accade in Sul posto, installazione realizzata nel 1998 al ponte romano di Parma o in Numina, spettacolo realizzato nella necropoli etrusca di Cerveteri nel 2000; in entrambi i casi lo spettatore è parte integrante della performance. L’azione parte da un “testo” che si redige nell’esistente, un testo che è già scritto o mai scritto: “Se c’è, prende vita e forma da quel “luogo” nuovo e dal corpo. Nasce nel “movimento”. Non – o non solo – a tavolino.” Prende forma nell’atto stesso della visione, nella sospensione. La luce in quanto ipsum esse, è visibile nel lacerare la tenebra, nel far(ci) vedere, attraversando ciò che è materiale, propagandosi nel vuoto dell’universo, nei movimenti cosmici dei corpi. I luoghi hanno visto il giorno e la notte, nella polvere ora parlano con voce propria e noi possiamo nel silenzio ascoltarla.
Nika Tomasevic, Place, Body, Light. The Theatre of Fabrizio Crisafulli/Il teatro di Fabrizio Crisafulli, 1991-2011, prefazione di Silvana Sinisi, Artdigiland, Dublino, 2013 (testo bilingue, italiano e inglese, pp. 360, 300 foto col., disponibile su Amazon.it). Il libro è un edizione Artdigiland, casa editrice dublinese che prosegue il suo lavoro monitoratore sugli artisti, ascoltandoli e mettendo così il lettore in una posizione di contatto diretto. Per news e info è possibile consultare il sito www.artdigiland.com.