L’aria è ancora greve e incandescente, mentre dai finestrini abbassati per la prima volta dopo giorni che sono diventati settimane entra un soffio d’aria fresca. L’estate è rovente, la luce è opaca e la musica riecheggia in lontananza mentre percorriamo i sentieri del Parco della Certosa di Collegno. Sembra di rivivere e di aver cambiato pelle, quasi come se al posto dell’automobile avessimo preso un aereo diretto al Polo Nord. La sensazione di refrigerio comincia ad attraversarci piacevolmente lungo la schiena, fino alle ossa, camminando sempre più leggeri a pochi passi dal palco.
Jazz:Re:Found, il festival che dal 3 al 7 dicembre riscalderà l’inverno torinese, approda in anteprima al Flowers Festival per il terzo appuntamento del fitto calendario di eventi di questo mese di luglio, presentando una lineup dedicata alla musica elettronica, mescolando artisti del panorama internazionale e nostrano. Il sole non è ancora tramontato quando arriviamo e troviamo gli M+A che suonano le tracce dell’Ep Anyway Milkyway accompagnando l’orario dell’aperitivo. Iniziamo a lasciarci andare, dondolando consapevoli delle nostre forze e rallegrati di vedere la colonnina di mercurio che si abbassa.
La formazione romagnola, ormai lanciatissima anche all’estero, in tema con il Flowers Festival si presenta perfettamente amalgamata alla foresta pluviale che le fa da scenario. Non ci sono dubbi, non manca niente per sentirsi subito in vacanza, forse giusto un po’ di sabbia e il profumo di salsedine: il resto lo fanno i bassi potenti, i ritornelli che entrano in testa e la sensualità del timbro di Alessandro degli Angioli. Gli M+A sono un ottimo antipasto alla serata, l’inizio di una travolgente carica di adrenalina.
Poco dopo sale sul palco Benjamin Stanford, meglio conosciuto con il nome di Dub FX, un musicista australiano affabile che adora intrattenersi con il pubblico facendo foto e scherzando in un amabile vernacolo toscano. Non solo tiene compagnia alla platea con la sua parlantina, ma dimostra grandi abilità canore e resistenza fisica durante lo show che dura più di un’ora in un concentrato di reggae e drum’n’bass, avvolgente e scatenante. Se vi interessa saperne di più su di lui, prima del concerto il beatboxer ci ha rilasciato un’intervista che trovate qui.
Headliner della serata è invece Bonobo, che con il suo djset ci porta fin dalle prima note in terre lontane e inesplorate sopra e sotto l’Equatore. La forza del musicista britannico è quella delle immagini: basta chiudere gli occhi e ritrovarsi in un documentario di National Geographic. Caldo e freddo si intervallano mentre la folla danzante si inebria di percussioni e miraggi. C’è chi beve disteso sulla collinetta e chi di fronte a noi si dimena senza sosta per più di un’ora con una camicia floreale.
Qualsiasi sia l’approccio del pubblico, Bonobo colpisce nel segno regalando pezzi come Cirrus, The North Borders o la versione remix di Hey Now dei London Grammar in encore. Sarebbe stato interessante, per chi come noi lo ascoltava dal vivo per la prima volta, vederlo accompagnato dalla sua band, ma ci sarà tempo e ci saranno altre occasioni, questa sera torniamo a casa accompagnati dal vento, dal sorriso e dai decibel che pulsano nelle nostre orecchie fino a quando inseriamo le chiavi nella toppa, diamo un ultimo bacio a chi ci sta accanto e sprofondiamo in un letargico sonno.
Fotografie di Francesco Pattacini