Torna di stretta attualità il disastro ambientale dell’Ilva, il 17 maggio in Corte d’Assise a Taranto riprenderà il processo. Sono 44 le persone fisiche che figurano tra gli imputati e 3 società: Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Tutti rinviati a giudizio a fine luglio dopo un’udienza preliminare durata quasi un anno. Un processo che era cominciato a dicembre ed era stato interrotto per un errore di trascrizione del verbale da parte del cancelliere. Si ricomincia con un parziale azzeramento, il ritorno ad un nuovo gup fatte salve le oltre 800 costituzioni di parte civile tra Ministero dell’Ambiente, vari enti locali, sindacati, famiglie dei lavoratori e associazioni che denunciano i danni subiti a causa dell’inquinamento dell’Ilva. Tra questi c’è anche il Partito dei Verdi. Abbiamo chiesto ad Angelo Bonelli, da anni una delle anime più rappresentative dei Verdi e sempre in prima linea in difesa dell’ambiente, il punto della situazione sull’imminente processo e sulle possibilità di recupero del territorio .
Il 17 maggio ci sarà la prima udienza del processo ‘Ambiente svenduto’ che era stato fermato lo scorso dicembre per la nullità di un verbale redatto in udienza preliminare. Saranno 47 gli imputati chiamati in giudizio per disastro ambientale, tra cui i Riva e l’ex prefetto Ferrante. Il partito dei Verdi è tra le parti civili costituitesi a processo. Cosa dobbiamo aspettarci?
Il processo ‘Ambiente svenduto’ sarà uno dei processi più importanti per disastro ambientale della storia della Repubblica italiana. Mi aspetto giustizia per i cittadini che hanno pagato un prezzo drammatico e inaccettabile in termini di perdita di vite umane, di malattie a causa dell’inquinamento. Come è noto dai documenti di indagine della Procura di Taranto esponenti delle istituzioni, politici e funzionari dello Stato erano asserviti alle logiche della dirigenza Ilva e questo processo può dimostrare come un sistema corruttivo e concussivo abbia volutamente omesso di realizzare quei controlli ambientali che in tutta Europa sono sistematici e rigorosi. Non dobbiamo mai dimenticare che a Taranto le indagini epidemiologiche hanno dimostrato che la mortalità e le malattie tumorali tra i bambini sono drammaticamente elevate: +21% rispetto alla media pugliese e +51% di malattie tumorali. Per ordine dell’autorità sanitaria è vietato il pascolo per un raggio di 20 Km dall’Ilva. Tra il 2005-2008 Ilva sputava in atmosfera il 95% di tutta la diossina prodotta dai cicli industriali del nostro paese. Insomma i cittadini di Taranto hanno sacrificato nel corso degli anni migliaia di vite umane in nome dello sviluppo dell’Italia.
A figurare tra gli imputati anche l’ex governatore Nichi Vendola per concussione aggravata in concorso, per presunte pressioni sull’Arpa in favore dell’Ilva, il deputato Sel Nicola Fratoianni e il consigliere regionale Pd Donato Pentassuglia, accusati di favoreggiamento personale. La politica che ruolo ha giocato nel disastro ambientale di Taranto?
La politica ha giocato un ruolo determinante e questo è dimostrato dal fatto che è stata la procura della Repubblica di Taranto a fare quello che avrebbero dovuto fare le istituzioni a partire da governo, regione, provincia e comune. Ad esempio è la procura della repubblica di Taranto che ha ordinato l’indagine epidemiologica che avrebbe dovuto fare la regione Puglia e che mai ha voluto fare nonostante fosse stata sollecitata dai cittadini e dal sottoscritto con ben due e-mail inviate al presidente della regione. L’indagine epidemiologica ha poi dimostrato non solo l’alto livello di mortalità a Taranto, ma la relazione con l’inquinamento dell’acciaieria. Ilva ha finanziato le campagne elettorali di molti esponenti politici locali e nazionali di destra e sinistra. La politica raccontava fino ad un’ora prima che scattassero gli arresti che a Taranto non c’era nessun problema e che l’inquinamento era diminuito e che addirittura i tarantini si ammalavano di meno come dichiarato dal sindaco stesso oggi imputato nel processo. Una vergogna!
Hai ipotizzato una denuncia alla procura di Taranto per i valori altissimi di diossina registrati nel rione Tamburi di Taranto 40 volte oltre il limite consentito, perché i dati che sono stati resi pubblici solo dopo più di un anno? Che armi hanno i cittadini per tutelarsi?
Con un ritardo di un anno sono stati resi pubblici i dati sulla diossina depositati sulle strade e i terreni del quartiere Tamburi. Valori elevatissimi: 790 e 220 pg I-WHO/mq giorno, che si sono registrati a Taranto nei mesi di novembre 2014 e febbraio 2015: è il livello più alto che si sia mai registrato in Europa ed il dato di 790, è secondo solo al tragico incidente di Seveso. Questi dati choc non sono stati resi pubblici, impedendo così che potessero essere adottati provvedimenti a tutela della salute dei cittadini. I cittadini quando non hanno le istituzioni che li difendono, come spesso accade a Taranto, devono rivolgersi all’autorità giudiziaria. Va detto che i dati sulla diossina sono stati resi pubblici e da me pubblicati sul mio profilo FB e sul sito dei Verdi, dopo una campagna fatta d’intesa con l’associazione Peacelink.
Quali sono le iniziative dei Verdi per il recupero e la bonifica di Taranto?
A Taranto dalla conversione industriale modello Bilbao e Pittsburg si possono realizzare almeno 20.000 nuovi di posti di lavoro che consentirebbero di uscire dal ricatto salute/lavoro.