Perdersi al supermarket con Birthh

“People are just people, they don’t know what they’re after”. Le persone sono solo persone, non sanno cosa stanno cercando. L’ultimo disco di BIRTHH si apre con questo schiaffo in faccia sussurrato quasi fosse una carezza. Una frase, profonda e schietta. Dalle sfumature filosofiche. Tanto più in questo periodo di sfide: le parole di Alice sono tanto vere. “Swimming in supermarkets, looking for answers”. Persone che vagano frenetiche nelle corsie dei supermercati alla ricerca di risposte che non troveranno su quegli scaffali. La sicurezza, la salute, la stabilità. La canzone di Birthh è una canzone dolce nei modi, ma schietta, che di certo non le manda a dire: “At least, we’ll walk on water when it turns into plastic”.

A leggere il titolo, e leggendo tra le righe, nonostante le ovvie differenze stilistiche, tutto ci riporta al 1979, anno in cui i The Clash lanciavano una critica a una società consumistica con Lost In The Supermarket. Immagino poi l’esperienza di vivere in una città cosmopolita come New York possa influire anche in questo senso. Abitare in grattacieli che ti fanno cambiare le prospettive, guardando tutto dall’alto, ti fa chiedere se le persone che vedi passeggiare per strada, magari a passo spedito, sappiano la meta o se stiano solo scappando dai loro pensieri.

Ma WHOA è anche un modo di parlare a sé stessi. Di riscoprirsi, di capire cosa si sta cercando in quelle corsie piene di scaffali. “It’s nothing new I find / I’m running fast, but I’m still behind / All my life through yellow lights / You go on, but I take a while”. Parlare a sé stessi è un’arte che va esercitata con sapienza, che richiede diversi linguaggi e modi. Forse anche per questo, oltre che per l’esperienza di vita cosmopolita nella Grande Mela, Birthh accosta diversi generi musicali, che sanno scavare più a fondo grazie alle loro sonorità. Pop cosmico, R’n’B.

Mentre ascoltavo per la prima volta WHOA, l’ultimo disco di Alice Bisi, Birthh, mi chiedevo “come influisce il viaggio su di noi? come ci plasma?”, e poi, riflettendo sulla musica di Birthh, “come interagisce sul suono?”. Oggi, che per altri motivi si parla quotidianamente di contaminazioni e i viaggi e contatti vengono limitati, rispolverando questioni come i confini e la distanza sociale, la domanda si fa ancora più curiosa. “Twenty-first century, oh what a time to be alive”, dice Birthh in Space Dog. Già. Come darle torto.

Birthh ci restituisce la sua visione del mondo in una parola: WHOA.

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