È il protagonista assoluto degli oscar 2015, Alejandro González Iñárritu.
In corsa per vincere nove statuette alla 87° edizione degli Academy Awards, il suo nuovo film Birdman rappresenta il trionfo del coraggio di un artista che abbandona il conosciuto per sperimentare nuovi orizzonti espressivi. Nei suoi film precedenti, da Amores Perros (2000) a Biutiful (2010), il regista messicano scavava con schiettezza sconvolgente nei più cupi drammi umani contemplandone minuziosamente la sofferenza sotto ogni prospettiva. Con Birdman decide di cambiare approccio. I toni drammatici lasciano il posto a uno humor deciso, un po’ folle e mai scontato.
Di cosa parla
L’ex star di blockuster Riggan (Micheal Keaton), famoso per aver interpretato un iconico supereroe chiamato Birdman, si cimenta nella lavorazione di un’opera teatrale con prossimo debutto a Broadway di cui è regista, attore e sceneggiatore. È il classico uomo dello spettacolo: egocentrico, ambizioso e contraddittorio. Il passaggio da Hollywood al teatro è per lui un cambiamento ostico ma necessario che, pur disorientandolo alla radice, gli serve per scrollarsi di dosso il pesante fardello di un passato lavorativo povero di contenuti profondi. Il film ritrae i giorni antecedenti alla prima, un flusso frenetico e altalenante in cui realtà e finzione si alternano di continuo e dove il confine tra la limitatezza della vita e l’infinito panorama dell’arte è labile e facilmente oltrepassabile. “Siamo tutti attori del teatro della vita” recita la didascalia che partorisce Iñárritu intervistato sul set, una frase che riassume il principio fondante del film non rendendo però giustizia all’originalità del lavoro.
Il film è stilisticamente virtuoso. Montato in modo da sembrare girato interamente in una presa unica, la telecamera si divincola nei corridoi del backstage con disinvoltura e discrezione seguendo i vari protagonisti come un’ombra fedele. Lo scorrere d’immagini continuo è accompagnato da una colonna sonora cruda e ritmata di sole percussioni, zoppicante metronomo che scandisce le battute.
Infine i dialoghi rapidi, diretti, vibranti e intelligenti arricchiscono la coraggiosa scelta stilistica e musicale elevando il film al livello di un’opera complessivamente perfetta.
Cinema e teatro
Birdman è un film di difficile collocazione, un ‘meta-film’ come lo definisce lo stesso regista. Un’opera sul dialogo tra due arti, cinema e teatro. Un rapporto che negli ultimi anni si sta rivelando particolarmente fiorente. Ricordiamo nel 2010 Aronovsky che, cimentandosi nel rigido mondo del balletto con Il Cigno Nero, porta Natalie Portman a vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista. Due anni dopo i Taviani trionfano a Berlino con Cesare deve morire (2012) dove i detenuti del carcere romano di Rebibbia interpretano Shakespeare commuovendo l’Europa. Nel 2013 Polanski sorprende con Venere in pelliccia in cui due attori e un’unica mise-en-scene trascendono i confini cinematografici sfiorando la palma d’oro a Cannes.
Birdman, insieme a questi ultimi, è un esperimento creativo unico che stupisce ed appaga per la sua innovativa perfezione stilistica. Micheal Keaton con Edward Norton, Emma Stone, Naomi Watts e Zack Galifianakis sono il cast su misura per un’opera travolgente che è già in odore di capolavoro.