Non era la voglia di vivere a tenermi in vita allora, quanto piuttosto la curiosità di vedere chi altro si sarebbe fatto avanti con qualche storia su mia moglie. Chi altro avrebbe telefonato per raccontarmi qualcosa di pressoché inconcepibile? E io sarei riuscita – dopo aver tanto divinizzato e venerato X, credendola un genio assoluto – sarei riuscita a prendere atto della sua rabbia terribile e brutale, della sua sconfinata crudeltà?
A parlare è la voce narrante di “Biografia di X”, l’ultimo romanzo di Catherine Lacey edito da SUR nella traduzione di Teresa Ciuffoletti. Si chiama CM Lucca, è una giornalista ed è la vedova di X, la più importante artista statunitense del XX secolo. Eclettica, rivoluzionaria, iconoclasta, X ha spaziato dall’arte performativa alla musica, ma ha scritto anche romanzi di enorme successo negli anni ’80 e ha conosciuto e collaborato con tutte le più importanti personalità dell’arte statunitense e della cultura mondiale: Richard Serra, Kathy Acker, Brian Eno, Tom Waits, una collaborazione con David Bowie nel suo periodo berlinese per un paio di canzoni dell’album “Low”, e quella con Carla Lonzi durante un lungo soggiorno in Italia. Di X viene scritta una biografia non autorizzata da Theodore Smith, suo vecchio conoscente, e “Biografia di X” è il tentativo di CM di riparare il danno d’immagine. Per rendere effettivo il suo intervento, CM è costretta a imbarcarsi in un viaggio reale e metaforico nel passato della moglie e di lei, si scopre quasi subito, sa veramente poco.
La parte migliore di quest’operazione di giustizia biografica di CM Lucca e, di riflesso, di Catherine Lacey, è che l’artista nota come X non è mai esistita e “Biografia di X” è un romanzo sotto mentite spoglie. Lacey è scrittrice prolifica che sa osare, “Biografia di X” una sperimentazione narrativa che la sua autrice presenta con tre domande: «È possibile fuggire dalla storia? Siamo costretti a vivere le nostre intere esistenze in una singola vita? Possiamo cambiare il futuro reimmaginando il passato?». Un genere, quello della fictional biography, già incontrato in uno nel premio Pulitzer 2023, “Trust” di Hernan Diaz, ma qui esploso su ogni livello.
A soffermarsi sull’inventiva di Lacey e il concetto di biografia immaginaria si apprezza subito la complessità dell’idea, ma l’esperienza di lettura aggiunge note bibliografiche talmente dettagliate da sembrare vere, foto create in studio appositamente per il romanzo, un finto frontespizio e finti documenti dell’archivio di X. E lei, X, è il brillante oggetto di studio di questa investigazione a ritroso sia per chi legge che, nel romanzo stesso, per la moglie a cui Lacey assegna un percorso emotivo doloroso, ovvero risalire alle origini di colei che ha reinventato la sua identità talmente tante volte da spogliarsene completamente a un certo punto della sua vita e attribuirsi, come nome, una sola lettera dell’alfabeto. La libertà personale e l’esplorazione del suo significato intrinseco sono talmente cruciali per X che è impossibile confinarle in una sola identità.
L’altro dettaglio tanto folle quanto brillante del romanzo è che le storie di X e della vedova sulle tracce del suo passato si sviluppano in una linea temporale alternativa, in cui nel giorno del Ringraziamento del 1945 accade la Grande Disunione, ovvero la separazione degli Stati Uniti in Territori del Nord e Territori del Sud. Questi ultimi, in particolare, sono il luogo di origine di X da cui fugge in maniera violenta e rocambolesca perché diventati una teocrazia fascista. Al Nord, invece, resiste una repubblica progressista, per un certo periodo governata dal presidente Bernie Sanders, ma che non ha risolto tutti i suoi problemi soprattutto nell’ambito delle politiche di genere. La scelta di questi Stati Uniti distopici, che nel Sud ricordano “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, nasce dalla necessità di Lacey di creare un contesto in cui la relazione fra due donne e il loro matrimonio fosse il dettaglio meno interessante dell’intera vicenda. Allo stesso tempo l’elemento distopico non sembra tanto lontano dal contesto storico attuale, corrispondenza che rende ancora più interessante il romanzo.
Se le politiche del Sud erano ritenute divine e invece erano crudeli, quelle del Nord erano spesso giuste in teoria e un disastro nei fatti. In entrambi i casi il potere politico sembrava inevitabilmente destinato a corrompere. Lungi dal raggiungere l’utopia socialista tanto sognata, il Nord era rimasto incagliato per decenni in un dibattito ideologico, un serpente che si morde la coda e la rigurgita all’infinito.
La costruzione del romanzo
“Biografia di X” è un romanzo dalla lunga gestazione. È stato concepito nel 2017 durante il periodo come docente di scrittura all’Università del Mississipi; Lacey viveva nell’edificio che John Grisham ha donato all’università, circondato da una tenuta tanto ampia quanto solitaria. Da lì l’idea della solitudine di una vedova in una ricca tenuta, come quella di CM senza X. Lo sviluppo successivo ha trasformato l’opera di Lacey in arte performativa come quella della sua protagonista: X gioca con le identità e le forme d’arte così come Lacey gioca con i generi e li plasma a suo piacimento. Una struttura solida, organizzato con un’alternanza di ricordi passati e azioni nel tempo narrativo principale, e una voce narrante che rimugina così tanto che in alcuni frangenti eccede e arriva a dialogare persino con chi legge. È un romanzo che pecca di prolissità nel dettagliare una vita fin troppo straordinaria per essere vera, così ingestibile col suo volume di capovolgimenti di fronte da diventare paradossalmente plausibile per un’artista di quel calibro. Il merito vero di Lacey, però, è quello di aver riscritto la storia con la sua inventiva, rendendola vera nella sospensione del tempo di lettura. Così vera che per molti personaggi e comparse si perde l’orientamento e ci si ritrova a ipotizzare come fittizi anche nomi reali. Un esempio su tutti il segmento dedicato a Connie Converse, cantautrice folk con la quale X intreccia una relazione intermittente, che si scopre essere una figura reale degli anni sessanta negli USA, scomparsa in circostanze misteriose nel 1974 e alla quale Lacey ammette di aver voluto rendere omaggio ponendo rimedio all’oblio a cui è stata destinata.
L’altra protagonista: CM Lucca
L’altra protagonista di “Biografia di X” è CM Lucca, vedova all’inizio smarrita, poi sempre più consapevole man mano che si addentra nel passato rocambolesco di X. Una relazione, la loro, che si rivela essere una dipendenza affettiva in cui CM si annulla. Lei, giornalista vincitrice di un Pulitzer, lascia il lavoro e l’ex marito per tramutarsi in un’assistente di cui X dispone a suo piacimento. La natura del loro rapporto e le dinamiche di potere che elevano X costituiscono l’altro punto nodale del romanzo e ci si interroga continuamente sull’antica domanda che sorregge ogni matrimonio: quanto si conosce davvero la persona che si sposa? Quanto ha da scoprire CM di X, donna incontenibile, generatrice inarrestabile di multipli del sé, e del suo trauma originario?
X non era ancora una persona vera e propria per me, ma una possibilità, un altro stile di vita. Allora la divinizzavo, e per molto tempo l’ho creduta un oracolo, una figura quasi inumana. […] Lei è sempre stata umana, per quanto io stentassi ad accettarlo; mi sono resa la vita così difficile rifiutandomi di ammetterlo.
In fin dei conti la X di Lacey è una personalità talmente brillante da sapersi scrollare di dosso le oppressioni e i traumi del regime dei Territori del Sud e reinventarsi continuamente fino a perdere la sua identità originaria, travestendosi per assumerne altre decine e interpretando personaggi memorabili, il tutto in un grande piano di perdita dell’identità personale che ha un sapore performativo, ma anche politico.
[…] e adesso mi chiedo se X non sia sempre stata avanti di mille anni rispetto a tutti, se qualunque persona che abbia mai amato non sia stata come un bambino per lei ogni volta qualcosa da plasmare, da controllare.
La relazione tra le due è evidentemente tossica. X si appropria della vita della moglie, le impedisce di lavorare e sparisce per lunghi periodi senza fornire spiegazioni, da vera anarchica e sovversiva qual è. Punisce CM con il silenzio, l’ambiguità, e il suo passato è così sepolto dalla sovrastruttura che ha creato che persino la moglie fa fatica a districarsi sulle sue tracce. Il punto di partenza sarà la ricerca del nome di X e alla fine ne ritroverà in abbondanza: per ogni nome un’identità, una vita, un travestimento, un nuovo intreccio di relazioni. Nella vita matrimoniale X è violenta e abusante fino alla fine, quando Lacey consolida il trauma di CM con i capitoli finali, i meglio riusciti del romanzo. Un personaggio incredibile, anche nel senso di poco credibile per la sua straripante genialità, ma che tuttavia rimane memorabile e persiste a generare domande e risposte in chi legge, così come rimane a infestare la vita di CM.
In conclusione
E se delle esagerazioni di X si può discutere all’infinito, arriva la realtà a superare la fantasia perché le ispirazioni dirette dell’artista senza nome, la già citata Kathy Acker e l’eterno Andy Warhol, ben prima di lei hanno sperimentato e costruito un sé differente, un simulacro nella loro arte, un sostituto di un’identità originaria traumatizzata dalla vita. La X di Lacey, allora, probabilmente non ha inventato niente, ma, anzi, con il suo estro ha reso omaggio al Novecento e alla sua arte migliore.