Quando mi sono interrogato su cosa stesse accadendo ieri sera, del ritorno di Berlusconi e di come questo stesse minacciando di staccare la spina a Monti, non riuscivo a rispondere ad un quesito fondamentale: perché ora? Perché in questo momento Silvio si risveglia dal suo ritiro dalle scene e sceglie un attacco frontale, leggibile esplicitamente nelle parole di Cicchitto di ieri: «sulla base di una valutazione politica generale che va al di là del merito del provvedimento riguardante i costi della politica negli enti locali, [tradotto: ce ne frega di cosa stiamo votando, vogliamo solo mandare un segnale politico] abbiamo deciso di astenerci oggi pomeriggio sul voto di fiducia per marcare la nostra posizione fortemente critica sulla politica economica» del governo.
Volendo dirla tutta fino in fondo, questo potere Silvio Berlusconi lo ha sempre avuto, avrebbe potuto interrompere le politiche economiche del governo Monti in qualunque momento, anche durante questo silenzio che dura da mesi attraverso portavoci, Alfano, Cicchitto e chi per loro. Ma non l’ha fatto. Anzi, la “spending review” è passata senza che ne PDL ne PD dicessero nulla, nessun salvatore della patria si è alzato per dire la sua e men che meno lui. Lui che, amo ricordare, è uno dei principali responsabili della situazione in cui ci troviamo adesso.
Infatti il Cavaliere aveva come Ministro dell’Economia un certo Giulio Tremonti che, ricorderete, sparava sentenze profetiche sul futuro dell’economia e proponeva (per la gioia di “massimalisti” creduloni della domenica) la nazionalizzazione delle banche per poter contrastare il “cetriolo globale” di guzzantiana memoria. Dopo tante chiacchiere raggianti, parole feroci e belle proposte (di cui nessuna attuata), il cetriolo è infine arrivato e lo stiamo sentendo tutto. Ci si interroga quindi, dopo decine di anni in cui nessuno se ne è mai importato un fico, suo ruolo del “debito pubblico” (figurarsi a capire cosa vuol dire nazionalizzare le banche). E’ davvero necessario pagarlo? E’ giusto il postulato per il quale si afferma che “ogni debito va ripagato?”
Il PDL di tutto questo ha già dimostrato di non saper nulla, di non volerne neanche sentire parlare e Alfano lo dimostra affermando che «lo strumento che utilizzeremo [per abbattere il debito] sarà un Fondo privato a cui lo Stato cederà parte del suo patrimonio pubblico per la valorizzazione e vendita a investitori italiani e stranieri tramite l’emissione di obbligazioni». Vorrei che qualcuno mi spiegasse – sul serio – come è possibile ridurre un debito semplicemente “svendendo il patrimonio pubblico ai privati” se è proprio questa la logica che ha portato al debito.
Qual è quindi il motivo della ri-discesa in campo di Berlusconi in questo preciso momento? Assodato che poteva salvarci da Monti quando voleva, torniamo al “perché ora”: Berlusconi sta dichiarando in ogni modo possibile «di avere di nuovo tutti contro, come nel ’94». Uguale a vent’anni fa, raccontano i suoi. Qui è lo snodo. Berlusconi, preoccupato del ritorno dei Comunisti di Bersaniana (ahahahahhah) stirpe (o della fine del suo partito o da chissà cos’altro), punta sul salvataggio della patria, sul fatto che sarà lui a far cadere Monti e sul fatto che sarà lui a prendere a bastonate il bocconiano, che sarà ricordato dalla massa come “l’uomo dell’IMU”.
“Come nel novantaquattro”, il glorioso anno in cui il Cavaliere usando il linguaggio calcistico ha conquistato il cuore degli italiani. In sostanza la tempistica è ovvia: dopo tanto silenzio il Cavaliere spera che gli italiani si siano dimenticati dello squallore in cui è riversata la sua politica negli ultimi (venti?) anni e che lui ritorni sulla schedina elettorale come l’uomo che ha distrutto la dittatura bancaria di Monti. A mio avviso è possibile che qualche chance ce l’abbia considerata la memoria di noi italioti, che a stento ci ricordiamo di quando ci bombardavano in testa per colpa della mussoliniana scelleratezza, figuriamoci per quattro prostitute (in aulico “escort”) che hanno oscurato i veri danni del berlusconesimo: quelli neoliberisti e quelli della propaganda anti-magistratura.