Stavo già scrivendo questo articolo quando oggi appare sul Corriere della Sera una lettera di Casaleggio che in una parte recita: «A chi si chiede chi c’è dietro Grillo o si riferisce a «un’oscura società di marketing» voglio chiarire che non sono mai stato «dietro» a Beppe Grillo, ma al suo fianco.
Sono in sostanza cofondatore di questo movimento insieme a lui.» Peccato che prima di questo successo politico – se qualcuno se l’è perso ora il sindaco di Parma è un grillino – quest’uomo non si era mai visto.
Quest’uomo, al secolo Gianroberto Casaleggio, ha fondato la sua società Casaleggio Associati con la partenrship della Enamics. Quest’ultima vanta una rete di relazioni spettacolari che Pietro Orsatti ha già descritto nel 2010 su un numero di Micromega (Micromega 5/2010): «Spiccano, come si legge nel board sia di Enamics che dei suoi partner, nomi come Pepsico, Northrop Grumman, US Department of Tresury (Dipartimento del Tesoro Usa), Bnp Paribas, American Financial Group e JP Morgan, banca d’affari del gruppo Rockefeller. E poi ancora: Coca Cola, Bp, Barclaycard, Addax Petroleum, Shell, Tesco, Kpmg Llp, Carbon Trust, Unido (United Nations Industrial Development Organisation), London Pension Fund Authority (Lfpa)»
E il messaggio originale di Grillo sul signoraggio? Completamente sparito, ora Grillo parla solo di politici e manda beatamente tutti affanculo da due anni come farebbe qualunque italiano medio frustrato (giustamente) dalle tasse di questa era di austerità totale, figlia del monetarismo di casa Monti. È una cosa strana che quel messaggio sia sparito in concomitanza della partnership con banche varie e il ministero del tesoro USA? Credo sia una buona domanda che merita una risposta.
Gravità dell’Articolo 3 del non-statuto scritto da Beppe Grillo e Casaleggio: «Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.» In Pratica Grillo può ritirare completamente e in qualunque istante il brand del M5S alla faccia dei giovani del Meetup che parlano di parità, di comunicazione orizzontale, di “assenza di capi” (che è una cosa genuinamente anarchica) inneggiando all’utopico potere politico della rete. Grazie all’articolo 3 tutta questa libertà e democrazia della rete diventa una balla colossale: il non-partito (che poi è un partito) assume la forma di un’azienda nella quale il proprietario (il buon Beppe) può decidere da un giorno all’altro di chiudere i battenti. Tutta questa autorità su di un partito mi sembra accostabile alla definizione di dittatura che recita: «La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato».
Nessuno urla al complotto, è solo per capire da dove viene tutta questa incoerenza da chi sputa sui partiti tutti i giorni e poi fonda un “non-partito” insieme a chi ha relazioni con tutte quelle società sopra elencate tra cui quelle petrolifere e bancarie che, un tempo, Grillo attaccava. È solo un caso? Mi viene da chiedermi cosa ne pensano i giovani del meetup di questa vicenda, loro, che della cultura del complottismo dovrebbero essere degli esperti.
P.S.: Ma sì, continuiamo a lamentarci del finanziamento pubblico.