Passare da canzoni d’amore in tempo di guerra a dodici nuovi pezzi facili per un gruppo come i Baustelle pare semplice. Per chiunque altro sarebbe un salto nel vuoto a occhi bendati. A poco più di 365 giorni dall’uscita di L’amore e la violenza, un album che è arrivato ovunque anche grazie a un tour estivo denso di tappe, i Baustelle tornano tra grande attesa e promesse con un nuovo disco, il primo volume 2 della loro ventennale carriera, che è allo stesso tempo complementare e opposto alla raccolta precedente.
Canzoni che arrivano dritte al cuore e che ripercorrono la storia del tema più inflazionato di sempre: l’amore. Trattare un argomento di questo tipo, però, è rischioso a tal punto da cadere nella banalità. Quanti ci hanno provato trascinando con sé clichés ripetuti fino allo svenimento e quanti, invece, sono riusciti nell’impresa di raccontare un sentimento universale, arrivando a toccare le corde giuste di chi ascolta?
Con il suo stile inconfondibile, Francesco Bianconi realizza testi che assorbono citazioni e riferimenti inaspettati, un’abitudine che lo accompagna dagli esordi e che rappresenta il suo tratto distintivo. Pubblicato per Warner Music Italy, L’amore e la violenza vol. 2 racconta l’evolversi delle relazioni nell’età adulta, le complicazioni, ma anche la leggerezza che accompagna i nuovi amori. Le sfaccettature sono tante, quasi incalcolabili, ma chiaramente visibili a un pubblico variegato sia dal punto di vista culturale che anagrafico.
Entrare in questo disco vuol dire essere accolti dalle atmosfere alla Calibro 35 di Violenza e venire travolti da Veronica n. 2, un martello che entra in testa dal primo ascolto con la sua energia pop, semplicemente efficace. Scritta all’inizio del tour dell’anno scorso, i Baustelle hanno deciso di inserirla nella scaletta dei loro concerti e hanno subito notato che, sebbene nessuno l’avesse mai sentita prima, entusiasmava il pubblico. Non tutte le canzoni migliori nascono al primo colpo, Veronica n. 2 ne è la dimostrazione.
Come in tutta la produzione dei Baustelle rimangono anche qui forti le influenze anni Settanta, Lei malgrado te è una canzone di stampo tradizionale, ma arricchita da synth e archi che insieme creano un luminoso tappeto disco. Non ci allontaniamo molto dai 70’s e troviamo Jesse James e Billy Kid, un pezzo che attinge dall’immaginario cinematografico e che parla attraverso scene e dialoghi, creando un infinito senso di attesa. Storie di banditi senza nome si intrecciano alle storie d’amore del passato, osservate per la prima volta dall’esterno con uno sguardo nuovo.
Sospesa nel tempo, da ascoltare in una balera come in radio o al bancone di un bar, c’è A proposito di lei, cantata da Rachele Bastreghi con voce sussurrata, ma vibrante. Se qui gelosia e rabbia sono protagoniste del naturale ciclo vita di una relazione arrivata al capolinea, in Baby l’euforia si unisce alla speranza di un nuovo inizio. La canzone più felice del disco che racconta la prima fase dell’innamoramento, attraverso le risate che accompagnano le lunghe passeggiate sotto infiniti viali alberati durante le domeniche pomeriggio. Tramonti che si trasformano rapidamente in nottate illuminate dai passi certi e veloci che si sincronizzano parola dopo parola, metro dopo metro. A vent’anni come a quaranta, questa canzone fa palpitare tutti gli innamorati che si sentono invincibili.
Caraibi, invece, arriva direttamente dalla scatola dei ricordi dei Baustelle, scritta dopo la fine del primo amore di Francesco Bianconi all’epoca dell’incisione di Sussidiario illustrato della giovinezza, ha viaggiato per quasi vent’anni ed è arrivata oggi all’ultima stesura, trovando così una collocazione. Spazio anche ai virtuosismi strumentali. Incalzante e a tratti cupa è La musica elettronica che si contrappone a La musica sinfonica del volume 1 e che per certi versi ricorda quel senso di sospensione che si poteva respirare in Fantasma.
L’amore e la violenza vol. 2 non è solo amore, è anche appunto violenza. Tazebao esce dal tracciato e racconta il caos della società in cui viviamo. Rachele Bastreghi snocciola frasi apparentemente scollegate tra di loro, tra chitarre e lame taglienti. Di tutt’altro genere sono L’amore negativo, Perdere Giovanna e Il Minotauro di Borges, più incentrate a descrivere un amore diverso dai soliti canoni. Non più toni leggeri come nella prima parte dell’album, qui la riflessione è concentrata sul distacco dagli affetti e su come vivere la diversità.
L’ottavo disco dei Baustelle è stato scritto di getto con l’urgenza di dire quello che ancora non era stato detto. Pur essendo curato nei dettagli, è un album fresco e immediato, un affresco vivido del mondo in cui viviamo e dove ci troviamo inconsapevolmente a interpretare il ruolo dei burattini che girano a velocità sempre più sostenuta su una giostra. La realtà sembra guardarci da lontano, sullo sfondo di una pellicola mangiata dal tempo. Intanto balliamo e chiudiamo gli occhi, abbiamo bisogno di leggerezza.