Bat for Lashes @ Alcatraz

19 novembre 2012

Alcatraz, Milano


La prima cosa che si nota arrivando all’Alcatraz questo lunedì è la penuria di presenze. Niente sold out per Bat for Lashes, e si vede. Una situazione difficilmente spiegabile se si considera che è l’unica data italiana e che il suo ultimo disco, The Haunted Man, ha riscosso davvero molto successo tra pubblico e critica. Evidentemente la partecipazione è stata minata dai vari XX, Mumford and Sons, Alt-J, Tame Impala, Bon Iver e compagnia, che hanno anticipatamente svuotato i portafogli del potenziale pubblico italico. Col locale diviso a metà l’atmosfera è decisamente più intima e meno dispersiva, situazione tutt’altro che spiacevole specie per il tipo di concerto che sta per avere luogo. Al mio arrivo il gruppo spalla, i Race Horses, sono già a buon punto con il loro set; li ascolto quel tanto che basta per capire che non mi dispiacciono affatto, con il loro rock dal sapore psichedelico e vintage. Magari le loro battute non facevano ridere, ma senza dubbio hanno fatto un opening rispettabile. Terminano fin troppo presto e così a noi che stiamo dall’altra parte del palco tocca una lunga attesa che, un po’ per il caldo, un po’ per i cappotti da tenere in mano (tre euro di servizio guardaroba sono una carognata), diventa presto assai snervante. Finalmente alle nove e quaranta le luci si abbassano e lo spettacolo ha inizio. La scenografia di Bat for Lashes è essenziale ed eterea: alcune lanterne sparse per il palco, un piano elettrico nascosto da un involucro anticato e qualche scoglio a richiamo dello spirito marino della Pearl di Two Suns. Natasha Khan si presenta sul palco in un lungo abito bianco arabescato, che la rende simile ad un sacerdotessa di qualche culto esotico, e distribuisce generosamente sorrisi in tutte le direzioni accompagnata dai quattro elementi che compongono la sua band. Si parte con Lillies, in modo dolce ma deciso, cui seguono subito l’inquietante What’s A Girl To Do e la sognante Glass, a rassicurare il pubblico del fatto che la scaletta non sarà determinata solo dall’ultima uscita ma spazierà per tutta la trilogia dell’artista.

Dopo una Travelling Woman abbastanza anonima partono i coretti sciamanici di Oh Yeah e la Khan può dar sfogo al suo spirito da druida lanciandosi in danze e movenze eleganti che dimostrano una consumata esperienza quanto a presenza scenica. A seguire una All Your Gold meno pregnante di come la ricordavo è Horses of the Sun (scelta nella scaletta in alternativa a Marilyn) che col suo ritornello cattura il pubblico e lo smuove dall’accondiscendente torpore in cui fino a quel punto sembrava essere caduto. La nostra si alterna tra microfono e pianoforte con maestria e si lancia nel circolare giro di note di Horse and I, brano tra i più apprezzati del suo primo lavoro. Segue, solo per voce e piano, il pezzo forte dell’ultimo disco, Laura, che con i suoi echi romantici commuove il pubblico e mette ulteriormente in risalto le doti canore di Natasha. Con Lumen si ha il momento dreamy, in cui la platea intera trattiene e il respiro e dondola la testa sognante, mentre con Prescilla veniamo invitati a partecipare attivamente tenendo il ritmo con le mani, immergendoci così in uno dei brani più pop di Fur and Gold. Infine, dopo il folk di Sleep Alone, sulle note di una conosciutissima Pearl’s Dream Bat for Lashes lascia il palco in attesa del dovuto richiamo. Si sprecano dunque gli applausi e dopo un paio di minuti la cantautrice pakistana visibilmente commossa dall’affetto dimostratole ci concede gli ultimi brani della scaletta. Ci viene quindi proposta una doppietta finale di tutto rispetto: dapprima The Haunted Man, la title track dell’omonimo disco, per un momento maestoso e colmo di intensità, coi cori pseudogregoriani sparati sul microfono attraverso una vecchia radio; e infine, a chiudere la serata, l’immancabile Daniel, il brano più conosciuto e che infatti viene cantato a squarciagola dai presenti tutti.

Se dovessi quindi tirare le somme del concerto direi che gli arrangiamenti, specie nella prima parte del live, mi sono sembrati troppo poveri rispetto a quello che si sarebbe realmente potuto fare, anche per arricchire le versioni in studio che alla lunga risultano stancanti se suonate senza variazioni. Di contro, un plauso meritano il carisma e la padronanza di scena della Khan, splendida nel suo modo di vivere appieno ogni brano non solo con la voce, ma con l’intero corpo. Un bilancio, dunque, più che positivo per questa data italiana di Bat for Lashes; ora non ci resta che sperare di non dover attendere l’uscita di un quarto disco per poterla avere ancora dalle nostre parti.


Setlist

  1. Lillies
  2. What’s a girl to do
  3. Glass
  4. Travelling Woman
  5. Oh Yeah
  6. All Your Gold
  7. Horses of the sun
  8. Horse and I
  9. Laura
  10. Lumen
  11. Priscilla
  12. Sleep Alone
  13. Pearl’s Dream

Encore

  1. Haunted Man
  2. Daniel
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