Coraggio e cambiamento. Amore e favole senza lieto fine. Bambi non appartiene al mondo delle favole, il suo destino è la realtà cieca e feroce di chi vive al margine. Di chi quel margine lo associa alla difficoltà di vivere in un corpo che lo ignora e lo respinge, spingendolo alla metamorfosi. Bambi. Storia di una metamorfosi (Avagliano editore, 2022) riunisce per la prima volta la trilogia di Bambi in un unico volume. Il libro è dedicato alla memoria di La Karl du Pigné, alias Andrea Berardicurti, drag queen e attivista a lungo protagonista delle notti romane, scomparsa nel 2018 a 61 anni. L’autore, Emiliano Reali, collabora con Huffington Post, Il Riformista e Il Mattino, e a partire dal 2009 ha cominciato a pubblicare la trilogia di Bambi. Nel 2011 ha scritto con il regista Maurizio Rigatti la sceneggiatura del cortometraggio Santallegria.
“Bisogna nascondere qualsiasi traccia di quello che eri prima.” È la notte il teatro perfetto che permette la trasformazione di Giacomo, “un ragazzo minuto, maschile nell’aspetto, che indossa jeans e camicia come la maggior parte dei venticinquenni”, in Bambi, nome d’arte suggerito quasi per caso da Desideria, che da quel momento le resterà incollata come fosse pelle. La sua rinascita dalle ceneri è quella di una fenice che risorge più forte ed energica di prima, che risolve tutte le incertezze nei panni in cui si trova più a suo agio, viva, in una parola sola. Ceneri di bugie e compromessi, ambivalenze e contraddizioni che la conducono, grazie all’aiuto della sua insegnante Desideria, una vera musa ispiratrice che rivive in Giacomo la stessa esperienza che aveva affrontato lei un tempo, al fascino di una vita in precario equilibrio. Una vita di rinunce anche, come testimonia l’esempio di Marco, il fidanzato di Giacomo all’inizio, che lascia il suo paese per andare a cercare l’amore in America e, quando tornerà, porterà con sé un marito e un figlio. O quello di Luana che sin dall’inizio del romanzo deve fare i conti con la realtà e, quando viene chiamata nel bel mezzo della notte da Giacomo, deve accorgersi che quello che ha di fronte “è solo uno dei tanti travestiti che girano di notte per Roma, ma quegli occhi sono gli stessi in cui si è specchiata per troppi anni”.
Dietro quei tacchi altissimi “che non sembrano poter reggere un uomo”, parrucca e trucchi, Giacomo convive con la stessa alterità che si annida nella sua interiorità e si aggruma in una voce profonda e disperata, libera e seducente, in grado di affascinare il lettore e svelare gli anfratti più bui dell’animo umano, portandoli alla luce. Quella stessa luce che la porterà a non rinunciare all’amore, quello vero. “L’intervento ha mutato qualcosa, come se fossi la protagonista di un videogioco e avessi conquistato una vita di bonus, sento di doverne avere cura, di doverla rispettare, se non altro per tutto il percorso e la fatica fatta.”
L’intervento, e quindi la transizione, costituiscono un passaggio cruciale per Bambi, non solo identitario e sociale, ma anche mentale che corrisponde a un alternarsi del sistema diegetico che lascia spazio anche ai pensieri, alle riflessioni della protagonista, nel cui mondo entrano ed escono personaggi in continuo, segno dell’instabilità e delle difficoltà dell’esistenza che ha scelto. In un percorso di formazione impervio e avventuroso, ma necessario. L’autore, attraverso un linguaggio crudo e preciso che richiama le narrazioni avvincenti e ultrarealistiche di Tondelli, denuncia e mette a nudo, conferendo una nuova profondità al racconto della realtà transessuale, la vicenda umana di Bambi che, come uno specchio che si distrugge in tanti minuscoli frammenti, offre a ogni lettore di cogliere qualcosa di sé. Qualcosa d’ineluttabile e feroce in cui riconoscersi.