Romantico ma non melenso. Ritmato e groovy, ne ho sentito un brano e mi ha subito colpito: volevo sentirne ancora. E ora sono qui a raccontarvelo. Bakar arriva dritto e semplice, ed è il suono enigmatico e ipnotico che cercavo da un po’.
Abubakar Baker Shariff-Farr, aka Bakar, nato nel 1994 a Camden, Londra, da madre tanzanese e padre yemenita, è cresciuto ascoltando hip hop, fino alla svolta che l’ha portato ad abbracciare l’indie rock. Nei suoi album si fondono diversi stili e correnti, come le diverse culture da cui proviene masticate e rielaborate da una metropoli come Londra. Bakar sembra un artista alla ricerca della sua strada, che come un fluido si lascia trasportare dove la resistenza è minore. Dimostra però anche una buona padronanza dei vari spettri musicali a cui si approccia. Una caratteristica che ho trovato fantastica, perché in ogni brano puoi trovare quello che cerchi, o meglio puoi trovare il brano che rispecchia di più il mood di quel momento. Ricordiamoci poi che bisogna godersi il viaggio, più che puntare alla sola destinazione.
Ascolto Hell N Back (2019), e il piglio morbido tra r&b, percussioni afro e voci jazz, mi catturano in un flusso di rilassamento. Viene voglia di continuare quel fischettio che accompagna la canzone, e una volta che inizi ti si appiccica addosso.
Big Dreams (dall’album Badkid del 2018) è stata anche inserita nella playlist di FIFA 2019, confermando che le playlist EA Sports sono sempre all’avanguardia e con una spiccata propensione alla ricerca di nomi anche meno conosciuti. Big Dreams, con linee vocali che strizzano l’occhio al punk e a tratti ricordano il cantante dei Bloc Party, Kele Okereke e in altri il simil jazz à la King Krule.
Per il momento le sue creazioni si racchiudono in due album in studio: Nobody’s Home (2022), Halo (2023), e il mixtape del 2018 Badkid.
Le premesse per continuare a incuriosire ci sono tutte, teniamolo sotto il radar, ma nel frattempo godiamoci ciò che è già uscito. Poi, per il futuro abbiamo tempo.