Atterraggio Alieno – Il disgelo

Voto: 7/10

Tra attese e rimpianti finisce una stagione, un capitolo di vita. Molte sono le scatole da buttare, tanti i pensieri che si affollano nella testa, disintegrati ancora prima di prendere forma. Il distillarsi della neve che si scioglie riempie le grondaie, riempie i silenzi dell’inverno, i silenzi di quegli ascoltatori che tendono le antenne a nuove impercettibili trasformazioni dello spazio e del tempo. Uno di questi è Atterraggio Alieno, nonché Francesco Falorni per gli amici del pianeta Terra. Un timido saluto alla  galassia appena scoperta, un mondo fatto di bulbi coperti dai ghiacci in un piccolo giardino di bianco sale, mite il sole che scalda la pelle extraterrestre, che la abbrustolisce come carne sulla griglia. Un incantesimo, una novità a cui il corpo venuto dall’universo non è abituato. Nostalgie e stupori si confondono in questo piccolo gioiellino strumentale. Policarbonato trasparente avvolge melodia e parole. È musica da parco, musica per inebriarsi dei primi raggi solari. A pochi passi dalla navicella stellare l’Alieno imbraccia la sua chitarra venuta anch’essa da un altro corpo celeste e comincia il suo spettacolo con “Saremo ricchi, Amore”. Non solo gli umani provano sentimenti. Creatura venuta da lontano, tu ci racconti che quando quoteranno la paura in borsa noi saremo ricchi. Chissà cos’hai vissuto laggiù, quali ostacoli hai dovuto affrontare per giungere fin qui da noi e quanti amori hai dovuto abbandonare. In tutta questa confusione, mentre ti abituavi pian piano alla primavera in questa fetta di continente “Nero Petrolio” ha coperto i tuoi capelli, come fil di ferro, sembravate ormai una cosa sola, un unico elemento. E’ il suono di un banjo a diffondersi a macchia d’olio per tutta la foresta, l’armonia sale e sale, fino in cima alle vette più alte. E mentre la nebbia calava sulle inutili attese della primavera,  tu ti allargavi in me come petrolio.

Ma le inquietudini di uno straniero in una landa sconosciuta non hanno mai fine. È più facile sperare di mettere in standby i pensieri, di scongiurare i tormenti attraverso un “Cervello Lo-fi”, piuttosto che continuare a pensare alla sua pelle da cuscino. Lei, così distante ormai. Occhi rapiti da una bufera di neve, che profuma di vento cosmico. L’organetto Hammond porta quella condensa blues, schiaffeggia le parole e se le porta via.

Non c’è consolazione in un inverno che non dà spiraglio di tepore, non c’è niente che può scaldare il cuore, solo una sviolinata senza tregua, un ritmo che non conosce fine. E’ questo il canto di Effe Effe in “Il tuo male fra i miei denti” , così deluso e così arrabbiato. Divorerò il tuo dopoguerra senza guerra che ci affama, è una minaccia che sa di redenzione. Forse sarebbe più facile lasciarsi trasportare dal suono della voce di questo Alieno anziché domandarsi chi sia. Non è che un fratello, un compagno che vive proprio come noi aspettando il riposo “Al sole di giugno”, che forse non è che l’esito di tutta questa merdocrazia.  Un ponte tra le due galassie, un ponte di miseria e di ingiustizie, è la descrizione di uno stress relegato in una routine che difficilmente si può sciogliere. In questo mese di bilanci tutto il mondo è paese. In un’estate folk, un respiro madido di incertezze, di frustrazioni, lo stomaco diventa flambè.
Risalito sulla sua navicella, Atterraggio sbarca laddove la costa è bagnata dall’oceano, laddove un contrabbasso rasserena l’aria salmastra e dove l’inverno ormai è stato spazzato via dal calore. Questo mare che ci assale affogherà, e per te sarò girasole in carne ed ossa per guardarti, per stare a cercarti sempre. Non c’è “Canzone d’amore o di minaccia” migliore, niente di paragonabile a questa serenata o stalkerata.

Non su tutto il pianeta si sono, però, ancora sciolti i ghiacci, questo giovane extraterrestre è in continuo viaggio, alla ricerca di qualcosa che riempia il suo cuore. Lo troverà in “Alaska” dove la neve coprirà tutte le nostre solitudini oppure a “Vorkuta” , la città russa a nord del Circolo Polare Artico? Lo sanno bene gli abitanti di questa città che fra le mani gelate torna a scorrere forte caldo coraggio.

Ma il “Disgelo” è l’unica chiave di lettura di quest’avventura, è la serenità, è la risposta alla fine di un inizio cominciato da “La Piena”, la sua prima fatica.

Francesco Falorni si è fatto Alieno e ci riesce molto bene, seguendo un percorso lineare, dieci tracce senza sbavature, da ascoltare e riascoltare, soprattutto per l’incanto poetico. Melodie da ninnananna e da soffici sogni marzolini. Non vuole strafare, non lo pretende. Attrae senza chiedere niente a nessuno, entrando così di soppiatto nella scena cantautoriale. Non sappiamo se ci rimarrà o se lentamente scomparirà, ma per ora è qui, voce morbida e suadente, parole dolci che reclamano solo un inchino.

Tracklist:

  1. Saremo ricchi amore
  2. Nero petrolio
  3. Cervello Lo-Fi
  4. Il tuo male tra i miei denti
  5. Al sole di giugno
  6. Canzone di amore o di minaccia
  7. Alaska
  8. Vorkuta
  9. Disgelo
  10. Ho visto cose
Exit mobile version