Voto: 8/10
Agli occhi di chi l’ha visto o ascoltato Bradford Cox sembra tutt’altro che umano, ha piuttosto le sembianze di un alieno sceso sulla terra per spacciare suoni. Mette in un unico, grosso pentolone la sperimentazione, il low-fi, una manciata di forme psichedeliche e il suo innato senso per la melodia. Bisogna agitare bene, ma il risultato, almeno finora, non delude quasi mai. È evidente che a far fronte a tanto eclettismo non bastava la sua band storica: i Deerhunter. Al secondo capitolo del suo progetto solista, Cox aka Atlas Sound ci regala un disco denso e profondo, che sapientemente armonizza le sue molteplici personalità. Ci si immerge in queste note come un sub in apnea, se ne apprezzano gli ondeggiamenti armonici, le finezze espressive che si rincorrono, tra discese negli abissi e improvvisi guizzi pop. È un disco che fa effetto questo Parallax, ricco di spunti, nonostante possa sembrare a tratti così vicino a quel capolavoro che è Halcyon Digest, è una questione di punti di osservazione, di errori di parallasse per l’appunto. Possiamo ascoltarlo come il leader dei Deerhunter o come un cantautore, tanto in mezzo ai due estremi Bradford ha tante facce ancora da mostrare. La chitarra acustica da cantautore si fa sbieca e stropicciata e si fonde con gli arrangiamenti futuristici, tra decadentismi e ampie aperture. Ci sono i brani pop come “The Shakes” e “Amplifiers”, c’è la spaziale dichiarazione d’amore di “Te amo”, il sotto vuoto di “Praying Man” e il ritmo onirico e 60s di “Mona Lisa”. Poche chiacchiere, grande musica e un talento fuori dal comune, nell’attesa di poterlo vedere live, possibilmente prima possibile. Grazie.
Tracklist:
- The Shakes
- Amplifiers
- Te Amo
- Parallax
- Modern Aquatic Nightsongs
- Mona Lisa
- Praying Man
- Doldrums
- My Angel Is Broken
- Terra Incognita
- Flagstaff
- Nightworks