Dopo il largo successo dell’ultimo album Immunity tutti aspettano Jon Hopkins alla prova con le nuove releases, e lui sta scaldando i motori con il nuovo EP Asleep Versions. Il genietto di Londra che ha esordito a 21 anni con Opalescent, ha raccontato a The Quietus da cosa è venuto fuori il nuovo Ep, e quali strade hanno preso le sue sperimentazioni, track per track, oltre ad aver rivelato una grande passione per lo yoga e la meditazione. Le tracce del nuovo Ep sono quattro, e in realtà sono reinterpretazioni di suoi grandi classici.
‘Immunity’ (with King Creosote)
Jon confessa che i vecchi organi nello studio islandese di King Creosote riscaldano la traccia originale di Immunity. Inoltre racconta la fatica di portare in giro dal vivo l’album con tutte le sue performance, e di come questo Ep possa esser sano nel prendersi un periodo di relax. Il suo rapporto con lo yoga e la meditazione ha ispirato Immunity, e ora è pronto a riprender fiato per regalarci sonorità disarmanti.
‘Form By Firelight’ (with Raphaelle Standell)
Jon usa Sound Forge dal 1988, e anche per questo pezzo ha usato lo stesso programma. Hopkins racconta l’esigenza del piano per il pezzo, e anche quella di una lead vocalist come Raphaelle Standell. Gli sembrava fosse un pezzo da accompagnare a una voce femminile, voci che a Jon piacciono anche se utilizza poco per i suoi lavori. Se la versione originale a detta di Hopkins è claustrofobica, densa e pesante, adesso diventa più eterea. Anche grazie a Raphaelle.
‘Breathe This Air’ (Asleep Version)
Qui Jon racconta la sua gita sulle montagne scozzesi, il viaggio in treno, l’insonnia che non lo faceva dormire, e il miscuglio di Valium e champagne che ha bevuto appena arrivato per ristabilirsi. L’idea di inserire il rumore del treno è nata qui, e ha a che fare con la nostalgia, che si incastra perfettamente nelle note del piano. Ci sono tre versioni di Breathe This Air: l’originale, quella con Prurity Ring, e ora questa qui nel nuovissimo ep.
‘Open Eye Signal’ (Asleep Version)
Jon è molto legato a questo pezzo, e come dargli torto, e ne racconta i tre elementi portanti: i riff del synth, le parti di batteria e il suono corale. Nel nuovo ep si continuano le direzioni del pezzo originale, però da un punto di vista differente. ”For me, songs are like little worlds or spaces to spend time in”, dice Jon, ”songs are completely malleable things”.
Non vi ha fatto venire voglia di ascoltarlo?