I numerosi rifiuti del governo Usa portarono ad una crisi che sfociò nell’assalto all’ambasciata americana di Teheran da parte di centinaia di studenti islamici che presero in ostaggio 50 dipendenti della diplomazia a stelle e strisce: solo sei dipendenti erano riusciti a scappare e mettersi in salvo nell’abitazione iraniana dell’ambasciatore canadese, ma quella salvezza per loro era divenuta alla stregua di una prigionia visto che non solo non potevano pensare di poter tornare in alcun modo nel loro paese ma nemmeno di uscire da quella casa se volevano rimanere in vita. Se la liberazione degli ostaggi in mano agli studenti poteva essere frutto di contrattazioni diplomatiche, quella dei sei dipendenti fuggiti non poteva che essere affidata ai servizi segreti anche perché il governo iraniano non sapeva e non doveva sapere dell’esistenza di queste persone che avrebbe prelevato e ucciso come spie senza starci troppo a pensare.
Così la Cia iniziò a vagliare diverse possibilità per andare a riprendere quei dipendenti in Iran, e stranamente quella che poteva sembrare più assurda divenne la missione da attuare: il piano di salvataggio era di fingere che quei sei dipendenti non fossero altro che una troupe arrivata dal Canada per fare sopralluoghi e chiedere permessi per girare un film di fantascienza intitolato Argo; ma tutto questo significava creare una vera e propria produzione cinematografica, acquistare una sceneggiatura, stampare delle locandine, fare una reale promozione, far pubblicare articoli su riviste di settore sulla lavorazione prevista di tale film, ma anche creare nuove identità agli americani che dovevano essere riportati a casa. Tutto questo oltre all’intermediazione e al lavoro sul campo (viaggio in Iran) dell’agente Tony Mendez non era possibile senza il supporto di reali lavoratori del Cinema, e per questo motivo vennero chiamati a far parte del progetto i truccatori John Chambers (Oscar per Il Pianeta delle Scimmie) e Robert Sidell.
Il film Argo è la storia della missione che tra il ’79 e l’80 riportò in USA i sei dipendenti dell’ambasciata di Teheran senza spargimento di sangue o dichiarazioni di guerra: in pratica la sceneggiatura di un film che non è mai stato fatto divenne il progetto per un film finto che non sarebbe mai stato girato, e ora l’intreccio di cui sopra è divenuto un film vero e proprio.
Gli eventi storici raccontati in precedenza vengono narrati attraverso il supporto di immagini d’epoca e di notiziari di allora, la tensione cresce fino a raggiungere il culmine nella fase finale come nelle migliori spy stories; però c’è ironia sparsa qua e là per merito soprattutto di due formidabili attori come John Goodman e Alan Arkin (nella realtà il suo personaggio era il truccatore Robert Sidell, nel film trasformato in un produttore), e c’è una notevole capacità di non appesantire il racconto con eccessivi particolari spionistici nonostante la missione venga descritta e seguita minuziosamente.
Ma veniamo a Ben Affleck: Argo mi ha dato conferma di una opinione che con gli anni si era consolidata in me, e cioè che Ben Affleck è decisamente molto meglio come regista che come attore. Gone Baby Gone, The Town e Argo sono ottimi film, egregiamente girati e nei primi due casi in cui Affleck era anche sceneggiatore scritti ancor meglio dell’ultimo: come attore a mio parere lascia ancora parecchio a desiderare, e alcuni frangenti di Argo subiscono il peso di un protagonista non all’altezza della storia e del resto del cast. Finchè si è trattato di spalleggiare i personaggi principali di una pellicola Ben Affleck faceva la sua parte, anche una discreta figura come in 1KM da Wall Street e Will Hunting, ma purtroppo il ruolo da protagonista mostra tutte le sue lacune espressive e l’andatura poco propensa al camaleontismo di cui necessitano gli attori per diventare grandi, e notevole differenza per esempio sta nella crescita avuta sotto questo punto di vista dal suo amico fraterno Matt Damon.
Al contrario come regista aveva già mostrato all’esordio di essere dotato di straordinarie qualità tecniche e narrative, e nessuno dei tre film girati fin qui, compreso Argo, ha il sapore del Cinema fatto esclusivamente per fare cassa e l’originalità e la voglia di osare potrebbero rendere Ben Affleck uno dei registi di riferimento del cinema americano del futuro.
Tornando ad Argo, va sottolineato che l’evento raccontato nel film ha fatto Storia per essere stata una delle poche missioni fatte dalla Cia in maniera astuta e senza uccidere nessuno, che è stata rivelata solo un bel po’ di anni dopo visto che inizialmente il merito della liberazione fu dato al governo canadese perché i dipendenti dell’ambasciata che erano ostaggi degli iraniani sarebbero potuti divenire vittime di rappresaglia qualora fosse stato detto che i servizi segreti americani avevano agito indisturbati in Iran, invece poi furono liberati grazie ad un accordo con Ronald Reagan nell’81 che in perfetto stile USA si fece restituire i connazionali in cambio di armi da utilizzare nella guerra con quell’Iraq finanziato e armato sempre dagli americani.
La critica alla Cia e alla politica estera americana nel film è velata, sottintesa, dimostrata dai fatti, eppure c’è in alcuni momenti quella strana sensazione del “noi possiamo tutto se lo vogliamo” che disturba non poco, soprattutto perché non si può evitare di associarla alla Storia del secolo passato e del primo decennio di quello appena cominciato…si, voi potete tutto quello che volete…peccato non sia sempre la cosa più giusta.
Paco De Renzis