La sensibilità, il cantautorato di matrice indie folk con dei rivoli di free-jazz: Two, Geography ci restituisce l’immagine degli Any Other a tre anni di distanza da Silently. Quietly. Going Away, riconfermandoci la qualità e le potenzialità del gruppo. Questa riconferma arriva nel periodo perfetto, alle porte dell’autunno, quando cominciano a cadere le foglie dagli alberi (in Geography), e ci si sente un po’ più tristi, più blue.
See the dry leaves in the summer?
Just take a leaf out of my personal book
La voce gioca un ruolo cardine all’interno del lavoro: più calda dove serve, ma anche tremante e più pacata per enfatizzare alcuni passaggi. Si poggia poi sulla base, in perfetta continuità, creando un gioco di chiaroscuri tra pop di qualità, indie folk e free jazz. Il risultato è un continuum molto personale, che sembra quasi uscito da un diario segreto: vengono raccolti pensieri frutto della solitudine, nell’età che poco alla volta ci forma, tra i venti ed i trent’anni. È come indossare le scarpe di qualcun altro, e capirne tutti i viaggi, i passi. Un passaggio che va oltre il mettersi nei panni d’un altro, è un livello ancora più personale.
I testi, parte fondante del disco (sempre, ma qui di più) ci fanno esplorare il mondo interiore di Adele Nigro: molto personali anche nella forma, ricchi di “I”, frasi in prima persona. Racchiudono il dispiacere, ma anche la consapevolezza, e quindi la scelta matura, di dover far sfumare una relazione che lascerà il segno.
I tried to teach you the care
So you could feel less of a loner
You like to blame it on the circumstances
Though it’s the structure you don’t see
Dopo tre anni dal disco d’esordio, Two, Geography, sembra già il disco della maturità, di una maggiore consapevolezza di sé. Questo perfezionamento riguarda non solo il livello testuale, ma è ancor più evidente a livello musicale: è una virata verso lidi free jazz, ammansita da un’evoluzione più orchestrale. Infatti, Adele ha riferito in un’intervista che negli anni si è appassionata al mondo del jazz, con John Coltrane, Alice Coltrane, Dan Cherry e Pharoah Sanders come guide. Queste influenze appaiono evidenti ad un ascolto attento, soprattutto in brani come Capricorn No, ma anche in Geography, dove Adele suona il sassofono. Oltre a questa tendenza generale però, a dare un valore aggiunto sono i particolari cesellati, perché gli Any Other hanno preso il jazz e l’hanno trasformato in qualcosa di più fruibile.
I suoni ricercati appaiono liberi come pennellate colorate su una tela bianca, ma creano un quadro ben coeso. L’album è bifronte: da un lato sembra concepito come un album nordamericano (i tratti più indie folk à la Mount Eerie e Mark Kozelek, Red House Painters, ma anche qualche richiamo ai Feist), dall’altro le venature folk di matrice nordeuropea, soprattutto per quanto riguarda il calore della voce, che a tratti sembra mutare in una versione molto più pop, à la Alice Merton.
Ancora una volta gli Any Other firmano un gran disco, che non poteva che uscire in questo periodo, in previsione di giornate incerte, da tè caldo e coperta.
Tutte le date del tour italiano
09 novembre 2018 – Roma – Monk -Psych Fest
16 novembre 2018 – Milano – Serraglio
17 novembre 2018 – Ravenna – Bronson
23 novembre 2018 – Pisa – Lumiere
24 novembre 2018 – Schio – CSA Arcadia
07 dicembre 2018 – Bari – Garage Sound
08 dicembre 2018 – Bologna – Covo
14 dicembre 2018 – Pordenone – Astro Club