Può una storia suscitare disgusto e curiosità, respingere e attrarre allo stesso tempo? La risposta è sì e deve essere per questo, ma non solo, che i tipi di Wojtek edizioni hanno deciso di puntare su Marco Malvestio, già noto ai frequentatori delle riviste letterarie on line, e il suo Annette, biografia fantasiosa – piena di elementi narrativi e quindi di licenze – di Annette Schwarz. Annette è stata una pornostar tedesca, in attività nei primi anni duemila, quando sorprendeva per le sue performance energiche sia in patria che negli Stati Uniti. L’oggetto della ricerca narrativa è dunque una donna in carne ed ossa, la cui esistenza viene ripercorsa dalla voce narrante, a sua volta personaggio. È lui in veste di alter ego dello scrittore a riavvolgere il filo della carriera della Schwarz. Sappiamo che lavora nell’ufficio amministrativo della casa editrice Marsilio senza troppe soddisfazioni e che è letteralmente perseguitato dal pensiero di Annette, fin da quando lei gli è apparsa sul monitor, da adolescente. Ci racconta molto di lui, man mano che ci dice di Annette. Riferisce delle sue relazioni sentimentali, delle sue esperienze sessuali, del rapporto con la famiglia ma soprattutto ci cala nella sua ossessione. Di Annette Schwarz il protagonista conosce i successi, le debolezze, ne ipotizza le amicizie, i gesti, i pensieri: è questa forma di dipendenza che lo induce a scrivere un libro. Malvestio traccia un personaggio che gli è speculare e consegna a lui il gesto di comporre una biografia che è anche saggio e novella assieme. Lo scrittore scompare, si trasfigura: non è lui che si destreggia tra gli stralci di interviste, di clip, di video con al centro la pornostar, ma quest’uomo di carta che forse somiglia allo scrittore, forse no. Il personaggio interagisce con i lettori, li chiama in causa, li interroga, ironizza su di sé, sulle cose che vede; non può fare a meno di andare in fondo alla sua febbre, alla sua fissazione, la stessa da quando era ragazzino.
Annette è un libro che suscita insofferenza, a tratti disgusto: il lettore segue alla cieca il percorso del narratore senza sapere dove andrà a finire, viene risucchiato da una mente, sospinto in un labirinto di informazioni sulla pornografia, sulle performance della Schwarz e sulle abitudini sessuali del protagonista. C’è un momento in cui è inevitabile chiedersi il senso di ciò, ma la verità è che non si riesce a smettere di leggere. Malvestio costruisce un testo multiforme, una fortezza narrativa dietro cui dissimulare e inventare, a partire da argomenti reali e ritenuti generalmente indecenti. Orchestrare un testo che mixa generi, in bilico tra fiction e non fiction, richiede dimestichezza, pazienza, talento: ci si rende conto presto di essere davanti una proposta narrativa originale, diversa, sopra le righe, provocatoria. La qualità della scrittura, la complessità del perimetro narrativo – che però è accessibile grazie alla lingua cristallina – trattengono il lettore, come hanno trattenuto me che a volte mi stancavo delle descrizioni morbose dei gesti (e delle gesta) di Annette. Questo libro rivela il talento autoriale di Marco Malvestio che già faceva capolino tra gli articoli di letteratura e costume a sua firma. Ne esalta anche la vena sarcastica, nonché una formazione letteraria di tutto rispetto e un’estrema disinvoltura rispetto agli strumenti espressivi a disposizione.