Se c’è un musicista ed autore americano che ancora non trova la gloria meritata nel nostro paese, quello è certamente Andrew Bird.
Che sia il violino, la chitarra o il mandolino, Bird riesce ad estrarre dal legno melodie ricche di spunti e fuori da ogni codice del folk tradizionale. Per intenderci: sia a livello musicale che nella scrittura dei testi, non è tutto foglie d’autunno e malinconia d’amore. Lo dimostra il suo ultimo album Are You Serious (senza il punto interrogativo finale). Un lavoro – uscito dopo un lungo periodo di assenza dalle scene, tra il matrimonio e la lotta contro il cancro della moglie – che si propone di scoprire quale sia il vero ruolo della sincerità nella musica. Cos’è che vogliono le persone dalle loro canzoni pop? Vogliono qualcosa di sofferto – e quindi, autobiografico – o qualcosa di più irriverente che esula dallo stile cantautoriale convenzionale?
E tra questi due stili oscilla il polistrumentista di Chicago, come su un’altalena il cui slancio dura 42 minuti distribuiti in undici canzoni.
Si prenda “Capsized”, ad esempio, la prima canzone dell’album. E’ il racconto della fine di una storia d’amore (filone narrativo quanto mai banale nelle letterature di ogni epoca) che – ovviamente afferisce ad un’esperienza personale – viene resa attraverso l’immagine di una nave che si capovolge.
But when you break up
Sky’s falling, no one is on your side
Spoon dirty laundry, darling you’re all alone
La pila di biancheria sporca è, come afferma lo stesso autore, il surrogato del/la fidanzato/a che le persone abbracciano di notte dopo la fine di una storia, una sorta di cuscino rimpiazza-partner. Come non notare il tono patetico al limite del ridicolo?
L’attacco è una sferzata di violino che ricorda l’inizio di un temporale, la tempesta amorosa, magari proprio quella che causa il capovolgimento della barca.
E poi c’è “Left Handed Kisses”, secondo singolo estratto dall’album, in duetto con nientemeno che Fiona Apple.
E’ una canzone su come sia difficile scrivere una semplice canzone d’amore; nasce come una sorta di dialogo interiore a due voci (Bird e Apple) in cui si disintegrano tutti i cliché del genere:
I don’t believe everything happens for a reason
To us romantics out here, that amounts to high treason
I don’t go in for your star-crossed lovers
In the heart of a skeptic
There’s a question that still hovers near
In questo incipit, Bird dichiara le sue intenzioni: non crede che tutto accada per una ragione, è uno scettico e non crede agli amanti con le stelle, il che suona come alto tradimento per i romantici rappresentati da Fiona Apple. I baci con la mano sinistra sono quelli per cui, secondo l’autore, non ci si mette tutto il cuore, sono quelli per cui si scrivono tipiche canzoni d’amore con un ritornello comune. Il canto suona quasi improvvisato – secondo quanto dichiarato, i due hanno passato la notte in studio di registrazione a colpi di whiskey – ma mantiene la perfezione al filo dell’equilibrio, solo Bird poteva ottenere una simile sintonia con una cantante eccentrica come la Apple. Anche dal punto di vista strumentale, i canoni classici vengono destrutturati: l’impressione è che tutto suoni come la più atipica delle canzoni d’amore, pur restando una canzone d’amore.
Now it’s time for a handsome little bookend
Now it’s time to tie up all the loose ends
Am I still a skeptic or did you make me a believer?
If you hesitate, you’ll hear the click of the receiver
Il climax lo si raggiunge nell’ultima strofa, quando Bird si chiede se è ancora uno scettico o è diventato un credente. La risposta della Apple è chiara: se esiti ancora, sentirai il click del ricevente (ovvero: chi hai chiamato attaccherà il telefono, concludendo la chiamata e la relazione).
Tralasciando la sua bravura come musicista – solo lui suona il violino come se fosse un ukulele – Bird ha questa capacità di tirar fuori immagini improbabili con le parole per raccontare le sue vicende personali, ne è consapevole e lo ribadisce nel brano eponimo dell’album:
Used to be so wilfully obtuse, or is the word abstruse?
Semantics like a noose, get out your dictionaries
Tra le altre chicche, si segnalano “Roma Fade”, “Truth lies low” e “Pulaski”.