Andrea Pazienza, l’amore e la politica

In occasione del trentesimo anniversario della morte del grande artista, fumettista e illustratore Andrea Pazienza, la fondazione Arf Festival ha organizzato una mostra in suo onore: Andrea Pazienza – trent’anni senza. Sita in uno dei padiglioni dell’Ex Mattatoio di Roma, si è inaugurata il 25 maggio e rimarrà aperta fino al 15 luglio, dando il via a una lunga lista di fumettisti a cui in seguito sarà dedicato spazio.

L’obiettivo degli organizzatori Mauro Uzzeo, Stefano Piccoli e Alino è quello di ricostruire un viaggio temporale tra le opere fumettistiche dell’autore, riavvicinando l’artista ai suoi vecchi fan ma anche creando, per i giovani che ancora non lo conoscono, un ponte per fare accesso nelle “straordinarie avventure” di Paz!

La mostra costituisce una lunga passeggiata tra le tavole originali dell’artista, creando un percorso che linearmente riproduce tutta la carriera di Pazienza, dalle tavole tratte dal sogno onirico intrinseco dei sentimenti rivoluzionari e ribollenti della Bologna del ‘77: Le straordinarie avventure di Penthotal, Zanardi, La leggenda di Italianino Liberatore e Gli ultimi giorni di Pompeo.

A dare un particolare rilievo alla mostra è l’esposizione di due opere inedite che caratterizzano il nucleo centrale dell’esposizione: la prima, la più grande, rappresenta Zanardi sul dorso di un cavallo che punta la sua spada verso nord, come pronto a chiamare un attacco. L’opera è composta da otto tele assemblate insieme e richiama uno stile pittorico più che fumettistico. Il personaggio di Zanardi è rappresentato in quest’opera nelle sue caratteristiche più significative, cattivo, cinico e vuoto, spinto verso una violenza fine a se stessa. Con il volto cruciato e i denti digrignati attizza il cavallo verso una guerra tutta sua.

Zanardi equestre – Opera inedita

La seconda opera inedita è completamente diversa rispetto alla prima, rappresenta un primo piano stretto di Stafano Tamburini e se intersecata con i fatti biografici dell’autore prende una piega ancora più nostalgica: il disegno fu realizzano da Pazienza dopo la morte prematura del fondatore di Frigidaire (rivista con cui collaborò alla pubblicazione periodica dei suoi fumetti) e suo grande amico.

Stefano Tamburini morì a 30 anni di overdose, fine che più tardi farà lo stesso Paz. Questo fatto sconvolse molto Andrea, che dopo aver realizzato questo disegno in cui il suo amico accenna un piccolo sorriso, si trasferì a Montepulciano dove iniziò un percorso di disintossicazione che purtroppo non ebbe i risultati sperati.

Stefano Tamburini – Opera inedita

Ma dando un rapido sguardo, anche inesperto, alla mostra e quindi a quello che sembra il riassunto della carriera artistica di Pazienza si evincono caratteristiche costanti delle sue opere che tirano come una linea retta nel corso degli anni che ha dedicato ai disegni e alle sue storie. La rappresentazione della donna viene sempre molto curata dall’autore che si sforza di mostrare sempre un’idea di bellezza e raffinatezza, caratteristica che appartiene esclusivamente all’immaginario femminile. In tutte le tavole si nota quanto l’immaginario dedicato all’uomo sia per lo più dotato di una forza rude e goffa, rozza e quasi deforme. Al contrario sembra reiterarsi questo continuo complimento al genere femminile che incarna la dolcezza e la raffinatezza a cui l’autore sembra molto sensibile. Oltre alle rappresentazioni cariche di questo forte senso dell’eros, sempre sopra le righe e spietato in taluni casi, in Pazienza è presente anche una sorta di Donna Angelicata, molto diversa da quella dantesca, legata fortemente al suo coinvolgimento erotico che però simboleggia  per l’autore una sorta di vicinanza, un ponte con l’ultraterreno, in cui ricade “una dimensione divina, un potere soverchiante”. Così si pronuncia Milo Manara commentando con grande ammirazione le opere del collega, e continua “forse è per questo che da sempre i maschi hanno cercato di riequilibrare i rapporti, umiliando le donne, provocandole, violentandole e privandole dei diritti”.

Altra caratteristica fondamentale è il legame politico e geografico dei suoi fumetti. Pazienza è riuscito a riassumere nelle sue vignette un sentimento comune, una forza dirompente e al tempo stesso una delusione e una malinconia per i risvolti tragici che, con la morte di Francesco Lorusso, prese il ‘77 bolognese. Paz è riuscito a rappresentare qualcosa in cui i giovani potevano riconoscersi e interfacciarsi, perché in modo romanzato, parlava anche di loro.

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