L’AMA Music Festival, quest’anno, per la sua terza edizione, ha scelto la cornice urbana del Parco Ragazzi del ’99 di Bassano del Grappa (VI), diventando quello che possiamo tranquillamente definire un “boutique festival”. Nonostante sia un festival piuttosto giovane, senza una grossa storia alle spalle, ha delle buone prospettive di crescita, come dimostra di anno in anno.
Arrivando al Parco vediamo sullo sfondo il Monte Grappa, con le luci che cominciano a sbrilluccicare in lontananza quando il sole comincia a calare. Si respira un’aria di festa, un bel momento di socialità. Dopo essere scesi dalla strada principale al Parco entriamo da un viale alberato e decidiamo di fare un giro per le bancarelle, con magliette e bracciali, accessori vari e merchandising delle band, prendendo una birra per dissetarci col sistema di pagamento cashless, tramite la tessera fornitaci all’ingresso e ricaricata in uno degli stand.
Ci orientiamo tra i diversi palchi, e ci dirigiamo verso il live dei Malus Antler. Una band dal sapore psichedelico e progressive, ispirata alle influenze egizie (ne è esempio il concept album imperniato sulla figura di Seth, la divinità egizia del Caos, della Tempesta e del Male).
Al Turtlez Stage inizia poi il live dei Mèsa, a recupero del DAY 1 annullato per maltempo il giorno precedente. Ci intrattengono per un po’ con il disco d’esordio, uscito da qualche mese, fatto di storie malinconiche cantate da una voce pop a metà tra Levante e Maria Antonietta, poggiate su una interessante sezione ritmica.
I The Notwist ci ammaliano con il loro electro/kraut pop dall’aria elegante e malinconica, in cui è il particolare ad essere la chiave. Infatti, durante l’ascolto, emergono tutte le venature dei loro dischi: soprattutto per quanto riguarda i bei pattern ritmici di stampo d’n’b e riverberi di beat, con l’aggiunta di qualche escursione post rock. La voce flebile di Markus Acher, appena sussurrata, ci rapisce con la bellezza degli inni della loro quasi trentennale carriera da precursori della scena indietronica (Pilot, Pick Up The Phone, Consequence). Durante il live mi torna alla mente anche il side project indietronico di Markus Acher, Lali Puna.
Passando al set di Go Dugong ci catapultiamo nell’elettronica. Anche lui fresco di nuovo album (Curaro, uscito a fine marzo), sposta le coordinate dalla Germania a ritmi di altre culture: un viaggio che fa ballare, passando per il Brasile, l’Africa e l’Argentina, con un approccio sofisticato, e via via più cadenzato. È così che avviene la transizione mentale con la quale ci avviciniamo poco a poco a Cosmo, con un passaggio dolce, in una line up ben disegnata.
Quello di Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo, più che un live, è una vera festa. Ci sono l’indole da clubber, le tute personalizzate con il logo “COSMOTRONIC” sui pantaloni, l’it-pop e la techno che fa ballare. È un bellissimo spettacolo fatto di luci e fumo, di coriandoli sparati in aria ed un sacco di energia. La dualità dell’ultimo disco, Cosmotronic, ci viene resa evidente in breve: passiamo dalle canzoni più autobiografiche, di cui ci troviamo a cantare i ritornelli a squarciagola, a quelle in cui la techno erode lo spazio del cantato e diventa più minimale, ne esce la parte più istintiva, animale e spigolosa. Cosmo coinvolge e ci rende partecipi, quasi come quelle canzoni le avessimo scritte noi, è l’evoluzione dell’it-pop che aspettavamo.
Il DAY 1 di AMA Music Festival è un agglomerato di bellissime sensazioni, è il risultato di un festival che di anno in anno cresce e migliora: ci vediamo l’anno prossimo!
Foto di Laura Paccagnella