a cura di Federica Guglietta
«Certe volte sei davvero una merda», disse Nairobi.
«Mi occupo di quello che piace alle persone», e giù un sorriso fasullo. «Nel caotico dipartimento dell’entertainment io sono il braccio escrementizio della necessità. Pensa che ieri notte mi è venuto in mente di fare un serial con la Franzoni, un reboot di Medea.»
La vita di Riccardo Sala, sceneggiatore televisivo quarantenne sempre sull’orlo del fallimento, sembra più assurda dei testi che scrive per lavoro. Tra una moglie — o, meglio, quasi ex, di sicuro che tra loro c’è ancora questa cosa ancora non si capisce —, due figlie ancora piccole, ma capacissime di farsi influenzare se c’è da dare del fallito al proprio padre, storie di una notte varie ed eventuali, un amico che, per sbarcare il lunario, si trova diviso tra gli studi di ricerca al dipartimento di Italianistica e una avvilente, ma sempre presente occupazione da ghostwriter per personaggi più o meno famosi. Tutto questo avvicendarsi di facce, vita vissuta a tremila tra scrittura, sessioni di allenamento in palestra e appuntamenti tra studi di produzione e dipartimenti universitari è condensato in poco più di trecento pagine ne L’amore per nessuno, l’ultimo romanzo di Fabrizio Patriarca recentemente pubblicato da minimum fax.
Una vita piena, frenetica e ben raccontata (anche grazie a più di un riferimento pop) quella di Riccardo Sala. Per non parlare della sua più recente ossessione lavorativa: ideare e portare in televisione un programma interamente dedicato ad Annamaria Franzoni, una sorta di Medea contemporanea. A tal proposito, l’illuminazione è arrivata nella vita di Riccardo Sala in una notte insonne passata su YouTube a riguardare all’infinito e scrupolosamente, per coglierne ogni dettaglio utile, l’intervista ad Annamaria Franzoni al Maurizio Costanzo Show.
«Tu vuoi dare alla gente la verità e la finzione: insieme», disse.
«E allora?»
«Non puoi. C’è abbastanza verità nella vita delle persone, per questo vanno al cinema o prendono in mano un telecomando. Chiedilo a chi ha una vita di merda, quanto è nauseante tutta questa verità.»
Questa ricerca della sua Medea dei nostri giorni in grado di legittimarlo nel caos della produzione televisiva, tra mille progetti che neanche nascono e vengono subito cestinati perché poco vendibili e inadatti al pubblico si protrae per tutto il romanzo e arriva a scavare nell’animo dello stesso Riccardo Sala, mostrandoci che sotto agli addominali da culturista e le parole grevi buttate lì come strenua autodifesa si nasconde timidamente un animo fine e sensibile.
Se l’amore sia sempre e solo un durante. Quel vuoto nel finale della Medea, il panorama spoglio in cui vacilla l’orrore impotente di Giasone, è non l’estinzione dell’amore. È l’estinzione dei suoi oggetti. Perché poi Medea non crepa. Il fatto che sopravviva è il vero sterminio. La tragedia contiene un dramma scarmigliato, un disordine che durerà: non è che l’amore sparisce, è solo che non c’è più niente da amare. Medea ci lascia con l’amore per nessuno.
In L’amore per nessuno, Fabrizio Patriarca spinge al massimo questa sua personalissima ricerca verso un risultato grottesco ottenuto con incredibile lucidità grazie a un modo di raccontare per molti versi esagerato unito a una scrittura mirabile e fagocitante. A prevalere, nel romanzo, è il concetto dell’assenza che domina nella quotidianità di tutti noi: assenza di una stabilità emotiva, di certezze anche flebili capaci di orientare la propria vita e di un po’ di pace mentale.
In occasione della presentazione del libro a Book Pride 2019, Fabrizio Patriarca ha specificato che L’amore per nessuno non è un romanzo su Annamaria Franzoni, ma è un romanzo per Annamaria Franzoni. Senza dubbio è un romanzo per tutti quei lettori che cercano una lettura viva e ricca, mai banale e capace di stupirci pagina dopo pagina.