Lo stato di grazia di Adrianne Lenker

Bright Future, il nuovo album di Adrianne Lenker, è un’altra prova del talento abbagliante di una delle più ispirate cantautrici di nuova generazione. Ogni corda di chitarra toccata da Lenker si fa d’oro, ancora prima di metterci all’ascolto sappiamo che ci aspetta una traversata tra la meraviglia e l’incanto. Che sia un nuovo album dei Big Thief o una canzone sussurrata dalle profondità di una mai spenta ricerca solista, con la musica di Lenker ci troviamo in una dimensione appannata, accarezzati dalla voce, turbati e ammaliati insieme.

Con Bright Future Adrianne Lenker torna alla dimensione solista e sembra andare oltre: il disco è la rivelazione di una cantautrice totale. A 32 anni la sua arte cantautoriale è in pieno possesso dei suoi mezzi, la sua giovane creatività raggiunge un seducente punto di maturazione.

Lenker non perde mai la sincerità e un’istintiva connessione con la musica. È piena di fantasmi, inquietudini, al culmine di un viaggio al termine di una notte interiore. È così brava a scavare in profondità che diventa difficile staccarsi dal disco senza restare scossi e inebriati.

Foto di Genesis Baez

Registrato interamente in analogico nello studio di Double Infinity, Bright Future è un album che sa evocare atmosfere perdute, mai retrogrado o reazionario. Ci sono momenti in cui Adrianne Lenker mi ricorda Bob Dylan, una maniera di prendere il proprio tempo e piegarlo con la voce.

C’è una sfrontatezza artistica nel nuovo album: uno stato di grazia di composizione e maestria vocale. Canzoni che rievocano il meglio del folk-rock americano, ballate alla chitarra, intrusioni di violino, parole vernacolari: è facile cadere in amore per il vagabondo strimpellare di Sadness As A Gift, o l’appagante bellezza di una canzone perfetta come No Machine.

 

Bright Future non è mai uguale a sé stesso, non è un disco di tradizione e ripetizione americana. Anche quando si mette il cappello da mandriano, riportando alla mente vecchie pellicole di cowboy, Adrianne Lenker è sempre innovativa e dissonante.

La prima traccia Real House è cupa, minimalista, slow: una discesa malinconica e intima nei fantasmi della mente e della memoria materna. Fragile e scarnificata, Real House è la perfetta introduzione a un disco che esercita un atto di possessione sull’ascoltatore fino all’ultima traccia – Ruined, dove il talento melodico di Lenker si destreggia in un più classico canto d’amore.

La co-produzione di Philip Weinrobe, la registrazione in uno studio immerso nel silenzio di una foresta, i telefoni staccati e il lavoro in compagnia di tre amici musicisti (Nick Hakim, Mat Davidson e Josefin Runsteen), hanno messo l’artista statunitense in una condizione di sincerità perfetta. La sua voce esplora molteplici possibilità melodiche; la chitarra è un’estensione del corpo. Pianoforte e violino sono i grandi invitati al regno, e il canzoniere di Adrianne Lenker si arricchisce di nuova linfa.

Evol è corrosiva e spirituale. Candleflame una ninnananna ad alta intensità. Vampire Empire, amato pezzo dei Big Thief, in versione solista è carica di incoscienza.

Free Treasure è un’immersione nella natura selvaggia, folk in purezza.

 

A pochi giorni dall’uscita del nuovo album, Adrianne Lenker ha pubblicato un EP su Bandcamp, i won​t let go of your hand, con un appello per il cessate il fuoco su Gaza. Si tratta di una raccolta di sei canzoni inedite il cui ricavato va per intero al Palestinian Children’s Relief Fund. La musicista americana è così infrenabile e spontanea da tirare fuori un EP per la causa palestinese nei giorni in cui sta per rilasciare un album.

Che componga per i Big Thief o a suo nome, Adrianne Lenker è alla continua ricerca di un’intuizione musicale. L’ispirazione è un processo spontaneo di apertura al mondo, racconta in una recente intervista. C’è abbastanza di cui scrivere, dice, dolore e sofferenza infiniti, ma anche gioia e bellezza. Forse è in questa continua tensione che si nasconde la catarsi della musica di Adrienne Lenker; come nelle irrequiete visioni di Mark Linkous, dove il dolore combatteva con la bellezza, è per dischi come Bright Future che la musica diventa pulsazione fisica e piccolo miracolo.


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