Addict Ameba e Queen of Saba: la musica che suona a Bleech Festival

In collaborazione con il Bleech Festival, vi presentiamo alcuni dei protagonisti di questa rassegna, che ogni anno mette in luce le realtà più originali del panorama indie.

Questa sera saliranno sul palco gli Addict Ameba, un collettivo che si distingue per la sua sperimentazione. Con un mix di jazz, funk e afrobeat, riescono a creare atmosfere coinvolgenti e ipnotiche.

Domani sarà il turno dei Queen of Saba, un duo elettronico formato da Sara Santi e Lorenzo Battistel. Con influenze che spaziano dal neo-soul all’indietronica, sfidano i dogmi di genere e celebrano la diversità con una presenza vivace e colorata.

Scoprite di più sul percorso artistico di queste due band e poi andate a sentirli dal vivo!


Addict Ameba

a cura di Gio Taverni
Foto di Matteo Bosonetto

Il vostro nuovo album Caosmosi, uscito lo scorso aprile, prende il titolo dall’omonimo libro del filosofo francese Félix Guattari. Cos’è la caosmosi per gli Addict Ameba? E in che modo si declina musicalmente?

Caosmosi ci ha conquistati perché è una parola che tiene insieme gli antipodi di quest’epoca; l’ordine che regola il mondo (e lo anestetizza) e il disordine che è una possibilità sempre viva di sovvertire questa deriva a cui l’umanità sembra abbandonata e desinata in eterno, tra guerre, genocidi, pestilenze, crisi climatica. La musica è una frequenza in grado di unire le persone. Nel nostro piccolo vorremmo creare dei momenti di pace e unione, diffondere un messaggio di convivenza e organizzazione collettiva, di pace e diserzione. I ricavi del nostro ultimo singolo (Cicale) saranno devoluti a Ultima Generazione, una delle realtà di ecoattivisti coraggiosi che stanno mettendo il corpo e la fedina penale per tutti e tutte noi.

La storia del collettivo Addict Ameba parte dal nord-est di Milano, ma la sua vocazione è il mondo, la mescolanza. Ci potete raccontare le tappe della formazione del progetto?

La band è nata da un primo nucleo di un pugno di elementi, poi per sommatoria si sono aggiunti musicisti provenienti dalle più svariate esperienze; dal 2018 sono transitati oltre venti persone nel collettivo. Potremmo anche ricostruire le varie formazioni ma non ci interessa; il bello di questo collettivo è il suo essere imprevedibile, multiforme e mutante. A tenere insieme quest’organismo senza scheletro è un luogo fisico, il Guscio studio. Lì ci troviamo a provare e a registrare, è il nostro porto sicuro e la fucina dove dare forme alle idee.

Foto di Matteo Bosonetto

Tra gli ospiti che hanno collaborato a Caosmosi ci sono Joshua Idehen (Sons of Kemet, The Comet is Coming), e l’attore e musicista tunisino Rabii Brahim. Come sono nate queste collaborazioni, e che sguardo hanno aggiunto al disco?

Il nostro Paolo Cerruto, su suggerimento di Yed di KBB Orchestra, invitò Joshua Idehen nel 2019 per il festival Slam X al Cox18. Lì lesse per la prima volta le sue poesie in Italia; nel 2022 sempre Paolo con la Chullu Agency ha organizzato il suo primo tour solista. Prima della data milanese al Biko, Joshua è passato al Guscio Studio a incidere la voce sulla traccia che gli era molto piaciuta. Da lì è nata “Look at Us”, che ci sta regalando grandi soddisfazioni, tra il passaggio su BBC6 con Gilles Peterson e il super video di Red Lights Video.

L’amicizia con Rabii Brahim invece è nata nel 2020, quando ci ha invitati a una jam session organizzata da Milano Mediterranea, una bellissima iniziativa di arte partecipata che segue con Anna Serlenga. Insieme vorremmo organizzare un concerto sul traghetto tra Palermo e Tunisi, prima di suonare nella capitale nordafricana. Se tutto va bene realizzeremo questo sogno nel 2025!

Siete soprattutto animali da palco. Chi vi ha visto dal vivo assicura che un concerto degli Addict Ameba è un’esperienza liberatoria. Cosa dobbiamo aspettarci dalla vostra performance dal vivo a Bleech Festival? 

Grazie, in effetti è vero che diamo il meglio dal vivo! Suoneremo brani da entrambi i dischi, sperando di far riflettere, ballare e divertirsi. Sudare per credere!


Queen of Saba

a cura di Ilaria Del Boca
Queen of Saba

Nel vostro album “Medusa“, le collaborazioni con Ganoona, BigMama e Willie Peyote hanno introdotto nuove sfumature e ampliato i temi trattati. In che modo queste esperienze hanno contribuito alla vostra crescita artistica e quali nuovi percorsi musicali e tematici vi interessano per il futuro?

Queste collaborazioni sono nate spontaneamente da incontri fortuiti e ci hanno arricchito non solo artisticamente ma umanamente. Se da una parte i featuring con BigMama e Willie Peyote si inserivano già naturalmente in un discorso di attivismo politico che spaziava dall’autodeterminazione dei corpi non conformi al movimento NO TAV, Pesca Noche – che è un brano che parla di gelosia – ha suscitato riflessioni successive: con Gabriel (Ganoona) abbiamo affrontato più volte, prima come co-autori e poi come amici, i temi della cultura del possesso che si annida anche nelle menti più decostruite, della pressione che le persone socializzate uomini subiscono dalla società patriarcale, della paura del rifiuto e dell’abbandono. In futuro ci piacerebbe continuare ad accogliere sguardi e punti di vista plurali su temi che ci stanno a cuore, oltre che aprirci a collaborazioni artistiche stimolanti e inaspettate (come ad esempio quella più recente con il Producer e Dub Master Paolo Baldini Dubfiles), dando anche spazio e visibilità a chi nel mondo mainstream non ha una piattaforma come la nostra per far sentire la sua voce.

La fusione di generi come neo-soul, disco pop e hip-hop dà vita a un sound distintivo. Quali elementi pensate spicchino di più nel vostro lavoro e come li mettete in risalto?

Un sound, come una vibrazione, o come una sensazione di familiarità e di appartenenza, non è facile da descrivere in termini prettamente tecnici. Quello che infondiamo nella nostra musica è cura per i dettagli che si sentono al terzo o quarto ascolto, entusiasmo per la sperimentazione e voglia di ballare: amiamo molto la cassa dritta e pensiamo, come Cosmo, che il rituale collettivo della danza sommato a testi evocativi e politicamente schierati possa essere davvero motore di rivoluzione.

Con la vostra musica, rompete le convenzioni di genere e incorporate una vasta gamma di influenze. Come si riflette questa visione nel risultato finale e quale impatto ha avuto la decisione di passare dall’inglese all’italiano?

Sicuramente l’effetto sorpresa non manca mai! Anche se penso che le persone che ci ascoltano fedelmente abbiano imparato ad aspettarsi da noi qualsiasi cosa, dubito che si stupirebbero se la prossima settimana facessimo uscire un brano psy-trance (o magari psy-trans? hihi). Questa grande libertà ci consente di dare sfogo all’immaginazione senza sacrificare la comprensibilità: per noi è molto importante che i messaggi arrivino chiari ed espliciti, perciò l’evoluzione naturale verso l’Italiano è stata congeniale e propedeutica all’attivismo sul palco, che passa anche attraverso i testi dei brani.

In qualità di membri della scena musicale indipendente veneziana e co-fondatori de La Colletta Dischi, quale ruolo attribuite alle etichette indipendenti nel sostenere artisti che sfidano le norme musicali e di genere?

Essere indipendenti è la nostra più grande fortuna, anche se significa poter contare solo sulle nostre forze per mantenerci economicamente in un’industria votata al capitalismo. Le persone che abbiamo scelto per il nostro team sono appassionate quanto noi, votate ad un obiettivo più alto del solo guadagno e pertanto degne della nostra assoluta fiducia. Creare spazi nel mainstream per realtà piccole, non per forza spalleggiate da mostri dell’intrattenimento, significa aprire le porte ad un’idea dell’arte che si estrania dalle regole del mercato ed è quindi più libera di cambiare, evolversi, sperimentare e può permettersi di rifiutare il paradigma della produttività a tutti i costi.

Durante il Medusa Summer Tour avete suonato in numerose città italiane e in festival di ogni tipo. Qual è stata la lezione più importante che avete appreso da questa avventura e cosa vi aspettate dal Bleech Festival?

Ogni tour dal 2021 in poi è stata per noi una scuola fondamentale: in questo Medusa Summer Tour abbiamo imparato che niente può andare storto se segui l’istinto, che c’è un sacco di gente che sa le nostre canzoni in tutta Italia e che anche se cadi sul palco Britney Spears intercederà per te e andrà tutto bene. Non vediamo l’ora di fare un casino bestiale anche a Piacenza! E di portare in alto la bandiera della Palestina.

Exit mobile version