A ciascuno il suo terrore, edito da Terrarossa edizioni, è il terzo romanzo di Alessandro Garigliano. In questa storia un protagonista senza nome, elemento che avvicina incredibilmente il lettore agli eventi narrati nel libro, vive un evento traumatico assimilabile a un attentato terroristico e da quei fatti rimane irrimediabilmente segnato.
Nella fattispecie la scintilla che fa partire la narrazione è riconducibile ai fatti di Piazza San Carlo che sconvolsero Torino a seguito della proiezione pubblica della finale di Champions League del giugno 2017. Il parapiglia scatenato quella sera portò alla morte di una donna e a numerosi feriti, da quel momento in poi organizzare un evento pubblico nel nostro paese è diventato molto più complicato. Il protagonista vive quell’evento dall’interno e la paura scaturita da quella serata lo fa piombare in una spirale di eventi che lo accompagneranno per tutta la durata del libro.
“Stanco di cercare notizie sui fatti tragici del giorno della partita, mi metto comodo sopra il divano per godermi una fiction seriale. È un genere che mi appassiona…”
Garigliano prima di approdare a Terrarossa ha pubblicato il suo romanzo d’esordio Mia moglie e io con Liberaria nel 2013 e successivamente nel 2017 Mia figlia, Don Chisciotte con NN edizioni. Il suo nome figura anche tra i collaboratori di Minima&Moralia.
Il protagonista del libro ama una donna, anche lei senza nome, ma non riesce a stabilire mai un legame di continuità. La storia che li lega è segnata piuttosto da discontinuità e intermittenze. Come quelle lavorative, dal momento che quando comincia il racconto il nostro è un cameriere con ottime competenze in campo vinicolo, conoscenze frustrate dal basso livello del locale per cui lavora. In corso d’opera però si ricollocherà nel mondo dell’animazione per bambini nel tentativo di inseguire e smascherare il presunto attentatore della serata in piazza con cui finirà per stringere anche un legame di amicizia, forse quello più profondo tra i personaggi presenti nel libro. Una sorta di sindrome di Stoccolma che porterà il ferito a legarsi al suo presunto aguzzino.
In mezzo, disseminati tra i trentatré capitoli, troviamo molti degli eventi che hanno sconvolto la nostra vita negli ultimi vent’anni, come è successo alla voce narrante. Riviviamo pagina dopo pagina la serata del Bataclan, la strage di Utoya e gli attentati ferroviari di Madrid, passando per quelli che hanno preceduto le Olimpiadi in Inghilterra.
“L’Europa da qualche anno è assediata dagli estremisti. Il continente pare indifeso come un vecchio contro teppisti capaci di scaricare una violenza efferata. È incredibile quante mistificazioni e contraddizioni implodano prima, durante e dopo ogni attentato…”
Mettendo in fila tutti questi eventi ci rendiamo conto di come dentro in ognuno di noi siano sedimentati elementi di terrore. Paura in polvere che ormai ci fa balzare in piedi ogni volta che un telegiornale manda un’edizione straordinaria. Viviamo un’epoca in cui il terrore è all’ordine del giorno e il libro di Garigliano ce lo restituisce capitolo dopo capitolo.
Lo stesso stato di terrore che ricerchiamo in serie televisive sempre più cruente. Un modo per trasferire tutta la violenza che sembra circondarci, su uno schermo, per farci amicizia e forse per toglierle quei connotati cruenti che sconvolgono la nostra normale esistenza. Il protagonista diventa dipendente da una serie tv che parla di antropofagia, alterna la visione di quelle storie cruente alla ricerca di informazioni sul presunto attentato terroristico che ha vissuto in prima persona. La storia è una sublimazione della perversione che ruota attorno al terrore. Una morbosità che oggi tutti coltiviamo attraverso storie true-crime e podcast che parlano di crimini efferati e cronaca nera.
Lo smarrimento del protagonista è lo smarrimento di tutti noi, che oscilliamo tra deliri complottisti e incoscienza. Il titolo non a caso restituisce pienamente il cuore della narrazione, a ciascuno il suo terrore. Come il convitato di pietra, l’elefante nella stanza che tutti vedono e che al contempo fingono che non ci sia, il terrore a cui siamo stati abituati dall’instabilità politica e sociale del terzo millennio.