Un’occhiata al Book of Days di Patti Smith

A Book of Days è il diario di viaggio e annotazioni di Patti Smith, appena pubblicato in italiano da Bompiani con traduzione di Tiziana Lo Porto. Il libro si compone di trecentosessantacinque giorni (plus bisestile): un anno di appunti e visioni al ritmo di scatti fotografici, pensieri girovaghi, incontri con vivi e morti. Sfogliando i giorni, non è raro incappare in una immagine della sacerdotessa del rock che si ferma a scattare una foto in un cimitero, o passeggia sotto le case di poeti morti.

I miei vecchi stivali da viaggio. È ora di muoversi” – scrive Patti Smith in una delle note più beat del libro dei giorni. Randagia e indomita, Patti Smith non ha mai frenato la voglia di indossare gli stivali da viaggio per muoversi e cercare visioni e vie di fuga. Circondata di poesie, libri, arte, musica: ogni forma di espressione può ispirare mondi, squarci e pensieri. Un bambino che cammina tra le tortuose e voluminose opere di Richard Serra al Guggenheim di Bilbao, la casa di Rimbaud salvata dalla dissoluzione, una fotografia di Anna Achmatova, la statua di fiamma di Giovanna d’Arco, gli uccelli che salutano Proust nel giorno della sua morte – e poi ancora i discorsi d’anima con i fantasmi di Fred e Sam, i figli, talismani, chitarre e cime tempestose.

A Book of Days è una galleria che raccoglie le ispirazioni di Patti Smith, tutta la sua gente, i suoi universi vagabondi. Un pezzo da collezione per irrequieti. Inquieti ascoltatori di rock e new wave. Cercatori di cuori d’oro. Assaggiatori di versi. Visionari assalitori del tempo perduto, ritrovato. Qui sotto proponiamo quattro piccoli estratti dal libro dei giorni: fotografie con le note originali di Patti Smith.


29 FEBBRAIO

«Io e Fred Sonic Smith abbiamo espresso un desiderio in questo giorno mentre la luna piena si levava sul Michigan; il giorno seguente siamo saltati nella nostra nuova vita. Ripensando a quella sera, a volte getto una moneta nel mio vecchio pozzo spagnolo, e mando gli auguri per il futuro anno bisestile a tutti.»

27 APRILE

«Città del Messico. L’orologio sulla parete del Café La Habana, dove i detective selvaggi erano soliti incontrarsi, bisticciare, scrivere e bere mescal.»

17 MAGGIO

«I miei vecchi stivali italiani da cowboy hanno camminato così tanto che le suole si sono consumate. Una sera sembrava che mi esortassero a mollare il mio lavoro e ripartire. Li ho messi, mi sono seduta alla scrivania e ho scritto tutta la notte: un’avventura più che sufficiente.»

26 LUGLIO

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