Avete presente quando siete seduti alla finestra e un oggetto, mettiamo una collina, o più realisticamente un palazzo, un condominio, vi coprono la vista di una parte del panorama e allora iniziando a fantasticare su cosa ci sia dietro quella porzione opaca, finite a vagare nello spazio sconfinato della mente, dove in una sorta di sincronia vi appaiono i ricordi addolciti del passato e le vaghe speranze per il futuro, il tutto condito di una salsa agrodolce? È un’immagine abbastanza comune questa, infatti esistono infinite descrizioni poetiche di questo sentimento a metà fra il contemplativo e l’estatico. Penso che se vi chiedessi di associargli una colonna sonora il numero di canzoni, playlist ed album sarebbe enorme, e individualmente sarebbero tutte corrette. Ora, senza alcuna pretesa che la mia sia più giusta delle altre, vi propongo un disco che da una parte ci accompagna molto bene in questo viaggio e dall’altra, allo stesso tempo, come un catalizzatore, ne suggerisce l’avvio e ne detta il ritmo. Mi riferisco ad Endless Latitude, uscito il 27 marzo per Cut Records.
Per il duo bolognese Quai du Noise, questo è il secondo album all’attivo dopo Echo Sounder del 2015. In questi anni Matteo e Pale, oltre a portare in giro per i club un dj set sperimentale di alto livello, hanno collaborato a vari progetti di sonorizzazioni e colonne sonore per documentari, fra cui uno per l’UNICEF nel 2018, e per un’opera di architettura, La Serenissima, esposta alla Biennale di Venezia. I due compositori spiegano che il progetto Quai du Noise è per loro un punto di approdo, una sintesi fra le sensibilità musicali dei due: hanno sempre spaziato nell’elettronica muovendosi fra musica ambient e glitch, post rock e techno. Questo aspetto conferisce alla loro musica un tratto di ambiguità, ma affascinante e quasi magica, che si risolve nella loro capacità di abbracciare la molteplicità dei momenti attraverso la diversità dei suoni.
Dal 2019 hanno iniziato a lavorare con l’etichetta indipendente inglese, Cut Records, con la quale è stato prodotto Endless Latitude. Il disco, nove tracce in totale, è arrivato dopo una maturazione artistica, che negli anni ha portato i Quai du Noise ad una coscienza artistica ben definita, di cui vuole essere il manifesto. L’idea su cui si è basata la produzione del disco è di scandagliare la sterminatezza dello spazio reale e di quello interiore, attraverso un suono ridotto al minimo e per questo massimante evocativo. Il duo definisce il disco una “pura contemplazione dell’immensa distanza che ci separa in questo fracasso assordante. Un passo indietro rispetto ai detentori di verità e il tentativo di sopravvivervi. A metà tra l’atto di rivolta e il silenzio assordante.”
Se queste erano le premesse non possiamo dire che siano state tradite. Scegliendo per Endless Latitude un armamentario decisamente elettronico, rispetto ai sample vocali e alle chitarre di Echo Sounder, fatto di synth e stanze ambientali, i due hanno mostrato di aver digerito bene i modelli di Jon Hopkins e di Four Tet, per citarne due illustri, riuscendo a creare un prodotto proprio e di qualità.