Esiste un’isola dove si può vedere l’alba da un teatro mentre si ascolta Daniele Silvestri, ballare la techno tra i templi greci, degustare Cous Cous in spiaggia poco prima dell’esibizione del neo vincitore di Sanremo. Un’isola dove in estate tutto può succedere, persino andare a fare un bagno con i propri artisti preferiti subito dopo un concerto, alle quattro del mattino continuare a cantare in acqua con loro “Giovanni re fasullo d’Inghilterra”. Quell’isola è la Sicilia, che in estate suona al ritmo dei festival. Dal pop all’alternative, passando per il rock e la musica elettronica: riserve naturali, spiagge, piazze, borghi medievali, teatri, templi si dotano di palchi e inizia la festa.
A poco più di un’ora e mezza di strada da Palermo, nel borgo madonita di Castelbuono, prende vita Ypsigrock, il primo boutique festival d’Italia, punto di riferimento per gli appassionati di cultura indie e alternative rock. Fondato nel 1997 da alcuni giovani del posto, è percepito come un evento imperdibile per la qualità artistica e la bellezza estetica dei luoghi in cui si svolge. Il magazine britannico Clash prova a descriverne l’atmosfera: «C’è un fascino misterioso in questo evento siciliano che è quasi impossibile da esprimere a parole. La scaletta, la folla, l’ambientazione, il clima, il modo in cui ciascun elemento interagisce con l’altro crea qualcosa di indimenticabile. È una frase banale, ma vera: Ypsigrock è incantevole».
Her, Aurora, The National, Cigarettes After Sex, Daughter, Of Montreal, Alt-J. Più di cinquecento gli artisti che hanno varcato, nelle 23 edizioni di Ypsigrock, i quattro palchi del festival, dislocati tra Piazza Castello, il Chiostro settecentesco di San Francesco, l’ex Chiesa del Crocifisso e l’area attrezzata di San Focà. La gente del luogo, abituata d’estate e d’inverno a flussi di turisti, si confonde con i tanti giovani in un contrasto armonico e curioso. Alcune ragazze danesi ballano al ritmo di una tarantella nella piazza principale del paese, dove il panettone Fiasconaro si degusta tutto l’anno, e nei circoli suonano e giocano a carte gli anziani. «Non puoi non accorgerti che da ogni strada si muove a tempo di birra e patatine un’onda di gioventù che sbarca da tutte le parti del mondo – spiega Vincenzo, docente di filosofia – al solo vederla, mette dentro la pelle un senso di gioia e di nostalgia e la splendida sensazione di essere lì con loro».
Nel trapanese la buona musica si lascia accompagnare dal buon cibo. Tra le riserve naturali di Monte Cofano e dello Zingaro, nel borgo marinaro di San Vito Lo Capo, prende il via il Cous Cous Fest: il festival della diversità che vede nel cous cous, piatto tradizionale frutto della convivenza tra la cultura maghrebina e siciliana, il suo principale protagonista.
«San Vito Lo Capo è bella sempre ma durante il Cous Cous Fest diventa ancora più internazionale e colorata del solito – racconta Carla, assidua frequentatrice del festival – Si respira un’aria di amicizia fra popoli, di divertimento “pulito”. Per una settimana San Vito diventa quel mondo in cui tutti vorremmo vivere: un mondo con un’amministrazione pubblica efficiente, economia che gira e cittadini che collaborano alla buona riuscita degli eventi, ognuno per la propria parte, e tutto a suon di musica!». Cuochi provenienti da tutto il mondo si preparano a gareggiare, mentre i turisti, amanti del cibo, del mare e della buona musica passeggiano per la spiaggia del borgo con in mano un piatto di cous cous e un bicchiere di vino.
Tra i ruderi di Selinus e il tempio di Hera si svolge invece il Selinus Music Festival. Seconda tappa del progetto Musica e Legalità 2019, organizzato dalla testimone di giustizia Valeria Grasso in collaborazione con Unlocked. Quest’anno è stato Carl Cox, re della musica elettronica, a far ballare i ragazzi tra le rovine dei templi greci di Selinunte. «È stato uno spettacolo unico – racconta Vincenzo Grasso di Unlocked – Selinunte è il parco archeologico più grande d’Europa, si trova nel comune di Castelvetrano, luogo simbolo purtroppo della mafia. Fare musica e legalità in un territorio in cui per anni si è parlato e si continua a parlare di tutt’altro è un forte segnale».
«Dobbiamo prenderci questa terra con le sue bellezze e darle quello che merita – sottolinea la testimone di giustizia – Ha dei tesori meravigliosi, partendo da questi dobbiamo permettere che il mondo la rivaluti. I giovani non devono sentirsi soli: la Sicilia non deve perderli più a causa del lavoro che manca, della criminalità organizzata che non gli permette di aprire delle aziende. E anche gli artisti internazionali devono avere la possibilità di portare qui la loro musica anziché andare sempre all’estero».
A coniugare la musica con il cinema, l’arte e la scrittura ci pensa invece Alcart. Giunto quest’anno alla sua decima edizione, il festival prende il nome dalla cittadina in cui si svolge. Situata nel cuore del Golfo di Castellammare, tra Trapani e Palermo, Alcamo diventa per l’occasione un museo a cielo aperto. Tra le stradine del borgo trapanese: mostre fotografiche, installazioni artistiche, presentazioni di libri, proiezioni di film, dibattiti sull’attualità e tanta musica. Parecchi i nomi della scena cantautoriale italiana che nei diversi anni hanno varcato il palco del Parco Suburbano di Alcamo. Nobraino, Mama Marjas, Ex – Otago, Pinguini Tattici Nucleari, Willie Peyote, Dutch Nazari, Clavdio, Ketama126. Una selezione musicale che riesce a coinvolgere un pubblico trasversale, spaziando dall’indie al rock, dal reggae al rap e dal punk allo Ska.
Nella costa nord orientale dell’isola, in provincia di Messina, tra Patti e Milazzo hanno luogo rispettivamente l’Indiegeno e il Mish Mash. Due festival che, nonostante i pochi anni di esperienza alle spalle, si affacciano sul panorama musicale indipendente italiano facendo perno su location suggestive ed esperienze coinvolgenti. Un secret artist canta quindi sotto le stelle nella riserva naturale dei laghetti di Marinello e Daniele Silvestri fa un concerto all’alba nel Teatro Greco di Tindari.
«Può venire chiunque il giorno di Marinello e verrà comunque apprezzato – spiega Giuseppe, di Patti – il cinquanta per cento del successo della serata proviene dall’atmosfera che creano i luoghi in cui viene ospitato l’evento. Quest’anno, prima di sapere che l’artista segreto fosse Barbarossa, ognuno di noi aveva le proprie aspettative, appena saputo il nome qualcuno ne è rimasto deluso. Ciononostante la serata è stata fantastica, ci siamo divertiti un sacco. Sotto le stelle è molto suggestivo. Silvestri a Tindari è stato bellissimo, ha fatto la sua seconda canzone con il sole che gli sorgeva alle spalle».
Tra le tante attività collaterali ai concerti: trekking, parapendio, visite guidate ed escursioni che portano i giovani a riscoprire il proprio territorio. «La settimana dell’Indiegeno è quella che noi ragazzi preferiamo dell’intera estate – continua Giuseppe – Patti è abbastanza turistica, ma con l’inizio del festival si riempie totalmente, si trasforma, sia da un punto di vista estetico che nell’atmosfera. Noi ragazzi siamo molto più invogliati a fare una passeggiata, ad uscire, anche quando non ci sono gli eventi programmati. Il lungomare è più pulito, curato e la città è piena di persone che potenzialmente hanno i nostri stessi interessi e gusti musicali».
A settembre è poi la volta del capoluogo siciliano con il Beat Full Festival. Giunto quest’anno alla settima edizione, trova il suo spazio all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Tra gli artisti presenti dal 3 all’8 settembre: i Fast Animals and Slow Kids, Tre allegri ragazzi morti, Dimartino, Murubutu, Alessio Bondì. «Non siamo, né vogliamo essere un festival di genere – spiega Christian Picciotto, uno degli organizzatori – La nostra idea è sempre stata quella di accogliere quanto più target di pubblico possibile facendo coesistere diversi generi musicali e puntando a mischiare nuovi progetti emergenti e “nomi” nazionali e internazionali. Quest’anno inoltre, oltre al main stage, ci sarà un Beatfull “Village” in un’altra area dei Cantieri totalmente gratuito con concerti, cinema area bimbi e spazi food and beverage».
«Sarebbe bello se queste iniziative si moltiplicassero sul territorio siciliano – commenta Carla – e che questo avvenisse non solo in estate, quando si possono organizzare eventi all’aperto, ma tutto l’anno in strutture indoor adatte». Con l’obiettivo di far nascere nell’isola strutture polifunzionali in cui ospitare eventi musicali al chiuso, anche di grande portata, nasce online dall’idea di un piccolo gruppo di amici la petizione #spazioallamusicainsicilia. In più di 3mila hanno ad oggi firmato a sostegno della causa, e chissà se la lunga estate siciliana non finisca per diventare un lunghissimo anno.
a cura di Maria Vera Genchi