“Ma tu lo conosci personalmente?”, mi chiede un ragazzo molto giovane seduto affianco a me mentre aspettiamo che Kristian Matsson, aka The Tallest Man On Earth, arrivi sul palco.
Gli rispondo di no, che sono lì per scrivere del concerto (e, naturalmente, godermelo).
“Ma allora qui si siedono i giornalisti! Sai, perché noi siamo qui perché questo pomeriggio l’abbiamo incontrato al parco e lo abbiamo riconosciuto. Ci ha chiesto se andassimo al concerto ma gli abbiamo detto che non avevamo soldi per il biglietto. Ha subito chiamato la sua manager e ci ha riservato tre accrediti”.
Questo è stato il mio personale incipit del live di The Tallest Man On Earth alle OGR di Torino. Un sold out che ha richiamato un pubblico quanto mai eterogeneo: giovani, adulti, vestiti eleganti e pantaloni da trapper.
Il pubblico attende seduto l’inizio del concerto che si fa annunciare da uno spotlight puntato sul microfono, poco prima dell’entrata in scena di Matsson totalmente in bianco vestito.
Il pubblico è entusiasta ma, allo stesso tempo (e sorprendentemente), silenzioso in educato e composto ascolto della musica di TTMOE. Lo spettacolo proposto dal cantante e musicista svedese è un one-man show a tutti gli effetti. Non solo per la musica cantata e suonata in solo ma anche per la spiccata vena da entertainer che dimostra avere sin dai primi pezzi. Nonostante i pezzi suonati richiedano una notevole abilità con la chitarra, The Tallest Man On Earth si muove sul palco ballando in maniera spiritata, quasi colto da spasmi, puntando la paletta della chitarra contro il pubblico prima di sparare un accordo. Movimenti alla David Byrne e arpeggi da mariachi.
La scaletta ripercorre tutta la sua carriera, alternando i suoi brani più famosi a un paio di chicche estratte dall’album che dice essere di prossima uscita (dell’ultimo ve ne avevamo parlato qui). L’aspetto che maggiormente ha sorpreso del live è sicuramente la sua capacità di riempire il palco pur essendo da solo, stimolando il pubblico e cercando il più possibile di avere sempre un contatto visivo diretto con loro. L’essenza del live e questo suo rapportarsi in maniera “fraterna” con noi ascoltatori ha fatto sì che il concerto subisse da subito l’influsso di un’atmosfera intima, da schitarrate davanti al camino.
Il concerto scorre in maniera meravigliosa, sulle note fatte di nostalgia e della voce raschiata di The Tallest Man On Earth. Il chitarrista si diverte sul palco e lo dimostra sogghignando e non nascondendo la ridarella per una nota ben riuscita o un espressione estatica di qualche volto nella folla. Matsson a ogni pezzo cambia strumento musicale, alternando la Telecaster a una dodici corde, un’acustica a un banjo (“the quitest banjo in the world”). Il suono cambia sempre l’aria che si respira mentre la musica viaggia per le ampissime volte delle OGR.
“Anna – l’assistente di palco – mi dice che devo esercitarmi per muovermi come un’idiota mentre suono il piano come faccio quando suono la chitarra”, dice The Tallest Man On Earth prima di andare al piano, la sua chitarra più strana, come la definisce lui.
A noi non resta che ascoltare con curiosità i nuovi brani, cantare tutti insieme Love Is All o The Dreamers (con cui ci lascia prima del bis) e sorprenderci ad accorgerci che The Tallest Man On Earth sta per intonare una cover di I Say a Little Prayer di Aretha Franklin dopo il playalong di un suo pezzo. Una sensazione bella che vi consigliamo di provare, accaparrandovi un biglietto per le prossime date.
Il rapporto con la musica di Matsson è un rapporto puro, fatto di amore per le sue chitarre e di affetto e riconoscenza per i suoi fan che, come sottolinea sul palco, non dà mai per scontato. Un amore che coltiva anche regalando un paio di biglietti a dei ragazzi che, altrimenti, non avrebbero potuto permetterselo.
Tutte le foto sono di Alise Blandini