Il Premio Buscaglione è nato tra le poltrone del Teatro Vittoria e il sottopalco del Lapsus, a pochi passi dalla stazione di Porta Nuova e dai portici di Via Roma. In molti sono arrivati per caso, attratti semplicemente dalla curiosità di scoprire le nuove voci del cantautorato italiano. Era il 2010 e questa rassegna è diventata oggi, dopo sei anni, un appuntamento fisso non solo per quelli che c’erano allora, ma anche per tutti gli altri che hanno partecipato sempre più numerosi nelle edizioni passate e soprattutto durante quest’ultima che si è appena conclusa.
La formula per conquistare il pubblico non è algebrica, specialmente se consideriamo quanto i torinesi – perché a Torino ci troviamo e non possiamo dimenticare di precisarlo – siano difficilmente accontentabili e il più delle volte polemici e insoddisfatti di fronte a proposte di ogni tipo. Tre intense giornate di musica sui palchi più amati e conosciuti anche fuori dai confini cittadini e una settimana di workshop, piole e Barbera sono i punti di forza del festival Sotto il cielo di Fred, ideato dalla mente di Francesca Lonardelli che se n’è presa cura dagli albori e che è stata la promotrice di quest’immensa crescita.
I riflettori della quarta edizione sono rimasti accessi giovedì 3 e venerdì 4 marzo sui dieci semifinalisti arrivati a pochi metri dal traguardo, sfidandosi a colpi di strumenti e di solfeggi al Cubo delle Officine Corsare. Hanno sbaragliato una concorrenza composta da più di quattrocento tra band e cantautori provenienti dai più remoti paesini o dalle grande città d’Italia e chi più chi meno è stato capace di lasciarci un ricordo, trasportandoci dentro mondi paralleli e meravigliosamente imperfetti. In quattro poi sono arrivati sabato 5 sul palco dell’Hiroshima Mon Amour nella serata conclusiva che ha visto proclamati i vincitori.
A presentare le tre serate è Gigi Giancursi, ex-chitarrista dei Perturbazione, che tiene banco tra un’esibizione e l’altra, dimostrando di saper intrattenere un pubblico eterogeneo composto da giovani e giovanissimi, ma anche da ragazzi decisamente più cresciuti. Arrivando nel cortile delle Officine Corsare la coda per entrare è già lunga e lo spazio per contenere tutti è limitato. La grande affluenza è determinata anche dalla presenza degli Eugenio in Via Di Gioia, il quartetto torinese che in soli due anni è riuscito a ottenere un enorme successo dentro e fuori i confini regionali, trasformandosi da concorrenti del premio a ospiti acclamati.
Ancora più lunga è la fila del venerdì, quando a esibirsi come headliner della serata è Iosonouncane e il locale diventa sold out poco dopo le nove. Il 2015 è stato l’anno del cantautore sardo che continua anche nel 2016 a raccogliere plausi e a riempire l’aria fredda con la sua voce tagliente che sa di sale. Per il finale di serata e di rassegna troviamo, invece, un vecchio amico di Torino e del Premio Buscaglione: Dente suona divertendo piacevolmente il pubblico prima del verdetto dei giudici, accompagnando Gigi Giancursi e Ufo dj nel loro show.
I veri protagonisti sono, però, loro: i cantautori post-contemporanei. Salgono sul palco uno dopo l’altro per raccontare in pochi minuti chi sono, da dove vengono e cosa vogliono comunicare. Non è facile e nei loro occhi leggiamo speranze e paure, ma anche la soddisfazione di poter essere di fronte al pubblico che avrà il compito di scrutarli e ascoltarli per giudicare chi meriterà di andare avanti. Proprio come in un talent. O forse no.
La prerogativa del Premio Buscaglione è quella di presentare artisti provenienti da background diversi e difficilmente paragonabili tra loro. Abbiamo trovato Seo, un giovane rapper di Potenza cresciuto a pane e hip hop e capace di far librare le parole, i Dagomago che, nonostante siano di Torino, sanno portarci in tre note su una spiaggia assolata, ma anche il pop made in Lecce di Carmine e Isabella Tundo che si fanno chiamare La Municipàl per raccontare la vita della provincia leccese e di Valentina Nappi.
C’è anche una presenza totalmente femminile, la spumeggiante Giorgieness le cui movenze ci ricordano un po’ quelle di una moderna Ambra Angiolini con un’attitudine punk e grunge. E poi c’è lo spezzino Fiorino che suona sulle navi per dimenticare. Sale sul palco con una larga felpa rossa della Lacoste e le maniche rimboccate, sembra un essere mitologico che viene dal mare e per questo la sua musica profuma di salsedine. Giurerei di aver sentito l’infrangersi delle onde contro la cassa della sua chitarra.
Dal mare arriviamo sulle colline, quelle dolci della provincia astigiana da cui viene Lo Straniero, un gruppo che oscilla tra il cantautorato e l’elettronica. Ci incuriosiscono anche le sonorità psichedeliche dei romani Le Mura, che inevitabilmente richiamano le atmosfere degli anni ’70. Un’altra sorpresa è incontrare qui gli Albedo, una band milanese con una certa maturità e un lungo percorso alle spalle che arriva schiacciando l’acceleratore su un tappeto di chitarre. E infine ci sono i Calvino che ci lasciano con il cuore gonfio di nostalgia e i Blindur che senza neanche chiedere il permesso ce lo frantumano in mille pezzi.
Dopo essere stato consegnato ai bolognesi Lo Stato Sociale e ai pisani Etruschi From Lakota, il primo premio ritorna a Napoli. Sono infatti i Blindur a vincere la quarta edizione del premio così come Giovanni Block aveva fatto nel 2010. I due polistrumentisti Massimo De Vita e Michelangelo Bencivenga provengono da Cardito e hanno come caratteristica principale quella di suonare il banjo. Ci ricordano i Mumford and Sons con le loro ballate folk e la cura per i testi. Hanno macinato tanti chilometri accompagnando in tour numerose band italiane e sono saliti da soli su diversissimi palchi europei. Ne calcheranno ancora tanti e potranno inserire anche una loro canzone nella prestigiosa compilation annuale de La Tempesta Dischi.
La critica ha, invece, deciso di premiare gli Albedo che erano arrivati a loro insaputa in semifinale e che adesso non potranno accampare scuse, dovranno girare l’Italia ed esibirsi nei festival partner del premio e che rappresentano un importante biglietto da visita. Anche Fiorino e La Municipàl si portano a casa un premio a testa. Il primo potrà raccontarsi ai microfoni di Silvia Boschero durante il programma King Kong su Radio 1, mentre la formazione leccese avrà l’onore di esibirsi al MEI-Sangiorgi di Faenza.
Quest’inizio di marzo, tra neve, sole e pioggia, parte e si conclude bene per un premio che accoglie tutti come potrebbe fare una grande casa, lontano dai meccanismi mediatici, ma in grado di selezionare con giudizio personalità artistiche che sanno filtrare le emozioni con testi e sonorità originali, mai scontati. Registrate i loro nomi, li rincontreremo presto.
Pubblicato da Sotto il cielo di Fred su Giovedì 10 marzo 2016
Tutte le foto sono di Marco Campeotto