Dalle viscere di un mondo sommerso gli Editors tornano a distanza di due anni da The Weight Of Your Love con In Dream, un disco che ha poco in comune con le sonorità pop-rock sperimentate nel capitolo precedente. L’ingresso nella nuova dimensione acustica della formazione inglese è, invece, lento e progressivo, annunciato da No Harm, un brano che richiama atmosfere più dense e cupe come quelle di Primary Colours dei connazionali The Horrors e che probabilmente dovrete ascoltare più di una volta prima di giudicare e capire davvero.
In dieci anni di carriera e quattro album alle spalle, gli Editors hanno sempre avuto le idee chiare sulla ricerca che volevano portare avanti, sui messaggi che desideravano comunicare e sui suoni da produrre, a costo di non convincere fino in fondo tutti e di rivolgersi, disco dopo disco, a porzioni di pubblico sempre differenti. Molto è cambiato con l’allontanamento di Chris Urbanowicz nel 2012, ma è anche servito a determinare un’immagine ancora più limpida di quella che è ormai considerata una delle band più quotate del panorama alternative-rock.
Questa volta sembra, però, che stiano riuscendo a mettere d’accordo sia i nostalgici di The Back Room e di An End Has A Start, sia i fans di The Weight Of Your Love. Il suono di questo sogno targato Editors è quello dell’acqua bollente che riempie la vasca da bagno in una giornata di ottobre, mentre la voce di una sirena che urla in mezzo al mare ribolle e accompagna quest’esplorazione negli abissi.
In questa stanza l’ascolto è perfetto tanto da accontentare anche le orecchie più esigenti, la temperatura aumenta sulle prime note di Ocean Of Night, il cui ritmo è scandito dalla vorticosa pressione delle dita sulla tastiera di un pianoforte e da giochi di sovrapposizioni vocali su elementi tribali. Tra le ombre di In Dream si insinuano fari di luce affilati come coltelli: è il caso di Forgiviness, coinvolgente, nonostante il tempo scorra statico nei quasi quattro minuti della sua durata.
Bisogna poi cambiare ambiente per Salvation, vestirsi in fretta, prendere le chiavi della macchina, inforcare la bicicletta o semplicemente correre con le scarpe più comode che si hanno a disposizione. Sulla scia di violini che aprono e chiudono questo brano dall’impatto adrenalinico si viaggia lontani fino a tornare nel passato. Una canzone per sentirsi eroi mitologici.
Dall’epos omerico ai leggendari ‘80s: Life Is A Fear e i suoi riverberi sintetici strizzano l’occhio a New Order, Kraftwerk e Depeche Mode, ma sebbene le contaminazioni siano l’amalgama di accurati studi e di ripetuti ascolti, la traccia appare fresca e ballabile, senza scendere a compromessi con frequenze esclusivamente pop. Analogo il processo di creazione della martellante Our Love, mentre con The Law troviamo finalmente una voce femminile protagonista insieme a quella di Tom Smith. Si tratta di Rachel Goswell, frontwoman degli Slowdive, il cui eco è rintracciabile anche in Ocean Night e At All Cost, capace come sempre di insinuarsi negli antri più bui con la sua voce calda e morbida.
Liquido, ovattato e incandescente, l’inverno sottomarino di In Dream strappa la pelle dalle ossa, ma rimane una visione onirica finemente ricreata in queste dieci diverse allucinazioni acquatiche. Arrivati a Marching Orders, ultima traccia del disco, non ci sono infatti più dubbi che si tratti di uno dei momenti più maturi e completi per gli Editors, che meritano uno speciale plauso per aver tirato fuori dal cilindro un nuovo aspetto della loro personalità poliedrica. Quante volte dopo averci deluso sono in grado di stupirci ancora?