Cane e contrabbasso di Saša Ilić, nella traduzione di Estera Miocic, arriva in Italia grazie a Keller editore. La casa editrice di Rovereto porta nel nostro paese questo densissimo romanzo vincitore del premio Nin (uno dei più prestigiosi premi letterari balcanici) in cui assieme al protagonista nonché voce narrante, affondiamo nella società jugoslava assistendone alla disintegrazione non solo regionale, ma anche e soprattutto personale.
Non a caso nelle motivazioni che hanno portato questo romanzo nel 2019 ad aggiudicarsi questo ambito premio possiamo leggere:
“Il romanzo di Saša Ilić è una storia complessa sull’intreccio tra passato e presente, sul conflitto tra individuo e società, vita e arte, raccontata attraverso lo sviluppo di numerosi filoni narrativi e offre un quadro completo del mondo moderno e frammentato”
La storia di Filip Isaković, ex marinaio durante la guerra jugoslava, ex contrabbassista jazz ed ex essere vivente verrebbe da dire, ci porta con lui dentro un ospedale psichiatrico. Più precisamente l’ospedale psichiatrico di Kovin, dove il protagonista del libro finisce per incontrare una sfilata di umanità varia che nella comunità del sanatorio in qualche modo ricostruisce il macrocosmo di un paese che è andato in pezzi sotto gli occhi impotenti di chi ora si trova a fare i conti con i cocci da rimettere insieme.
Non solo la Jugoslavia si è disgregata quindi, ma anche la vita di chi abitava quei luoghi. Le pagine del libro portano a un percorso se non di ricostruzione almeno di cura del sé, di sé e di una ricerca di un equilibrio nuovo in un mondo che ha cambiato regole e confini. Le relazioni mutano, quelle affettive, quelle lavorative, quelle tra amici e nemici e quelle col mondo circostante.
Da una parte, la storia di un uomo andato in pezzi, dall’altra quella di un paese e di un’identità nazionale che ha seguito la stessa sorte, in mezzo tante sottotrame, prima fra tutte la musica. Il jazz, che da solo potrebbe essere il cardine principale di questo racconto convulso che si muove per flashback e flashforward, momenti nel presente e intermezzi onirici. Video su un cellulare che riportano Filip indietro di anni, telefonate con amici lontani, recapiti ormai in disuso, case abbandonate e persone finite nell’oblio. Il contrabbasso che simboleggia la perdita della propria identità, uno strumento fedele compagno di vita, unica ancora probabilmente per non andare completamente alla deriva che per quasi tutto il viaggio che segna questo libro respinge il suo proprietario. Come un paziente che rifiuta l’organo trapiantato. Non a caso le pagine sono costellate di citazioni musicali, e alla fine del libro troviamo un dettagliatissimo indice che le riassume tutte costruendo una colonna sonora di altissima qualità che però non disdegna hit più pop.
La modalità con cui si alternano i paragrafi restituisce il tormento del protagonista, un percorso accidentato che mescola il presente col passato in una sequenza dal retrogusto amarissimo come quello delle peggiori medicine che la nostra memoria sensoriale possa ricordare.
Nella costellazione dei personaggi che accompagnano il protagonista una menzione speciale la merita il dottor Julius, finito a Kovin a causa delle sue posizioni in contrasto col regime di Milosevic. Julius è un vecchio psichiatra, favorevole all’approccio Basaglia sulla chiusura dei manicomi. Il Nome di Franco Basaglia riecheggia spesso tra le pagine di Cane e Contrabbasso, e tramite questa critica al sistema l’autore mette in luce come la rimozione dei traumi, siano essi rappresentati da pazienti da internare o da guerre da dimenticare, sia una costante delle società che non fanno i conti con la propria storia, anticamera per tempi bui.
Oltre ai riferimenti a Franco Basaglia l’Italia torna protagonista nell’ultima parte del romanzo ambientata a Genova e con Ana Flavijana Betizza, madre di Julius che qui muore e viene seppellita nel cimitero di Staglieno. Il protagonista seguendo un percorso di ricomposizione non solo della sua storia ma anche di quella della vita del suo compagno di sventura Julius approda nel capoluogo ligure dove oltre a incrociare il suo destino con musicisti come Paolo Fresu, ricomporrà il suo rapporto con il proprio contrabbasso. Far pace col proprio strumento musicale significa aver fatto pace con una parte profonda della propria storia, unico modo per ricominciare il cammino.
Cane e Contrabbasso è un libro che prova a raccontare lo smarrimento di una società e dei suoi atomi fondamentali, gli individui. Dopo una guerra civile, dopo una stagione di violenza, quando fa comodo provare a mettere la polvere sotto al tappeto, ma quella polvere significa esistenze alla deriva. La narrativa in questi casi può essere la chiave per aprire quelle porte che molti vorrebbero tener chiuse per sempre.