È un fiume la sua vita, che a volte sa farsi più placido, accogliente. Meno irruente ma più largo. È mare in cui si mescolano le diverse acqua.
Non è peregrino l’accostamento della vita di Leda Rafanelli all’immagine di un mare che mescola acque diverse. Come un incontro tra correnti di provenienze lontane, la sua vita è stata una grande mescolanza di influenze, generi, culture e avvenimenti. Così, per Paolo Ciampi, proporsi di scrivere una semplice biografia della vita straordinaria di una delle donne più interessanti dello scorso secolo dev’essere sembrata un’impresa a dir poco riduttiva.
Il libro, dato alle stampe da Edizioni Spartaco, come nella sua migliore tradizione non può essere ricondotto a una sola categoria, come non può essere facilmente incasellata nemmeno Leda, oggetto della ricerca.
In Nulla va perduto Paolo Ciampi si muove su più livelli narrativi, c’è la biografia certo. I dati incontrovertibili che associano a giorni del calendario e stagioni sociali e politiche molti dei passaggi chiave della vita di Rafanelli, ma c’è anche la ricostruzione dei contesti. Delle idee, degli avvenimenti che avrebbero cambiato per sempre il mondo per come lo conoscevamo. Poi, infine, c’è il mondo interiore, quello più difficile da esaurire in un solo libro, ma che comunque ci restituisce un’immagine meno sfuocata di una delle donne più difficili da afferrare della storia italiana e non solo.
C’è un collettivo di ricercatrici, le MissConosciute che da qualche anno prova a riportare all’attenzione della società alcune tra le più importanti autrici del Novecento finite nell’oblio per varie vicissitudini editoriali. In qualche modo Paolo Ciampi con il suo libro si accoda idealmente a quest’opera di recupero riportando in auge il nome di Leda Rafanelli.
“Una donna imprevedibile, appassionata, autentica. Sempre controcorrente, ma anche al centro dei grandi eventi che hanno segnato il ventesimo secolo. Leda «Djali» Rafanelli, insieme anarchica e musulmana – tra le prime italiane ad abbracciare l’Islam – ma anche scrittrice, poetessa, giornalista, veggente, amante di molti.”
Vissuta tra il 1880 e il 1971, ha attraversato la Belle Époque, il Futurismo, due guerre mondiali, l’Italia repubblicana da protagonista, senza essere succube né delle mode né degli avvenimenti, tanto meno dei canoni imposti. E Paolo Ciampi nel suo libro ce la racconta come probabilmente avrebbe voluto lei stessa: «La vita non è geometria, non è insieme di regole che consentono di classificare, ordinare, prevedere. Lo stesso andamento del tempo è discutibile. Passato, presente e futuro non si succedono l’uno all’altro, ora si spintonano ora si abbracciano, in ogni caso condividono lo stesso palcoscenico».
Un libro come quello di Ciampi, che parte dalla biografia di una persona, finisce irrimediabilmente per raccontarci le epoche storiche che attraversa con un punto di vista preferenziale, da quel palcoscenico il lettore può rivivere momenti cruciali della storia dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero. Siamo anche noi con Leda quando entra nell’orbita di un giovane Mussolini senza cedere alle sue lusinghe, capendo probabilmente per prima dove sarebbe andato a parare.
Di lei disse che gli unici a non averla mai tradita e delusa saranno gli anarchici. Già questo dovrebbe rendere la cifra di quanto fosse un personaggio rivoluzionario, che acquista ancora più forza se letta con le lenti odierne in cui esporsi per una causa diventa motivo di esclusione sociale o di riprovazione.
Il merito del libro di Paolo Ciampi è quello di mescolare i generi e i piani narrativi, non a caso l’ultimo capitolo, che sfugge anche all’indice, contiene un elenco di canzoni spesso lontanissime dagli eventi narrati ma che contribuiscono a costruire e a completare l’universo narrativo di Leda Rafanelli.