Mentre combatteva contro il lutto, l’alcol e il burnout nel 2020, Russell Joslin ha voltato le spalle ad anni di flirt infruttuosi con la scena folk britannica, si è trasferito nella periferia di Londra e si è concentrato su se stesso per forgiare il suono di O Veisalgia – una collezione di vividi quadri sonori che scheggia varie forme di folk-rock, post-punk e grunge in racconti moderni di dipendenza quotidiana, violenza urbana, mascolinità, politica idealista e malessere digitale ambientati in terre periferiche della città.
Dal punto di vista sonoro, l’album parla di un desiderio di semplicità di un mondo pre-pandemico, e forse pre-millenario, e respinge i vecchi desideri di Joslin di essere visto solo come un cantautore folk. Registrato nella zona industriale meridionale di Hackney Wick a Londra, con l’aiuto dell’ingegnere/co-produttore Ed Deegan (The Fall, The Cribs, Michael Kiwanuka), su nastro da ¼ di pollice, utilizzando apparecchiature analogiche e un processo di registrazione dal vivo sotto pressione volto a far emergere performance uniche e imperfette, la tavolozza dell’album trabocca di chitarre sfocate e corali, synth glitch e fuori dal tempo e drum machine di base pre-millenarie.