A cura di Ilaria Del Boca, Alessia Naccarato, Francesco Pattacini
Foto di Alessia Naccarato, Stefano Di Marco
L’edizione 2015 del Jazz:Re:Found arriva nel capoluogo piemontese dopo essere stato coltivato per otto anni tra le risaie della provincia vercellese, ma non per questo maggiormente esposto o impreparato alle insidie e alle usanze della città sabauda. A sottolineare l’importanza di questo trasferimento, di rilievo erano stati gli appuntamenti estivi e autunnali che avevano preannunciato non tanto la nuova veste del festival, ma la capacità di introdursi in ambienti e location differenti, come nel caso delle esibizioni di Bonobo e Dub FX inserite all’interno del Flowers Festival di Collegno o dello spettacolo dei The Cinematic Orchestra al Teatro della Concordia di Venaria.
Day #1: Il Pugile + Popolous + Gold Panda
Dopo aver trascorso un insolito e caldo novembre di concerti in giacca di pelle è arrivato dicembre che con sé ha portato una nuova festa che comincia di giovedì e finisce ai postumi del weekend in un lunedì che sa di sabato. Partiamo alla volta del Lungo Po e del Cap10100 immersi in una nebbia di cui non sentivamo la mancanza e quasi in punta di piedi attraversiamo la sala ancora poco gremita.
La serata elettronica di giovedì 3 inizia puntuale allo scoccare delle 22.00 con un trio che come noi è di casa e sembra quasi inconsciamente tendere le orecchie al pavimento di legno che scricchiola sotto i nostri passi. I Pugile salgono sul palco per presentare Round Zero, un album di debutto che racchiude otto tracce che al primo ascolto entrano prima nel cuore e poi nella testa. Suoni caldi e ipnotici, ritmi trip-hop e una voce, quella di Leo Leonardi che è già un marchio di fabbrica. Mentre ci lasciamo andare, dimenticando di ragionare sulle influenze che possono aver portato il trio torinese a suonare come se nell’universo esistessimo solo noi, la sala inizia a riempirsi e la temperatura ad alzarsi.
Un attimo di pausa ed è la volta di Populous, l’artista salentino che dopo il lancio di Night Safari nel 2014 si è conquistato un fedelissimo pubblico e l’apprezzamento della critica. Andrea Mangia, in arte Populous ci ammalia più che in altre situazioni e luoghi grazie a uno show energico e perfettamente equilibrato. Lo spazio giusto per lui è questo: raccolto, ma non troppo, tropicale, mentre fuori l’umidità sale e sale. Foreste pluviali e vertigini sonore si abbracciano danzando sulle note di Fall e fari che assumono la forma di triangoli blu diventano tutto quello che riusciamo a vedere. Non sono allucinazioni, ma l’effetto di uno spettacolo di Populous.
Bassi, tamburelli e rintocchi lasciano il posto all’headiner della serata, Gold Panda, il dj che dove passa porta la festa. Impossibile rimanere con i piedi a terra, assurdo non provare a chiudere gli occhi e farsi incantare almeno dai brani di Lucky Shiner, l’album capolavoro del produttore britannico. Ci sono lenti sognanti, ma soprattutto pezzi di caos illogico dipinto sui volti di chi balla. Da Chelmsford, nella periferia a nord di Londra, a Torino, capitale dell’elettronica in Italia, che oggi oltre al Club to Club, al Movement e al Kappa Futurfestival può dire di aver conquistato una nuova rassegna musicale in grado di attrarre un pubblico eterogeneo, che ama l’innovazione, ma che non dimentica il passato da cui attingere per nuove e sempre diversificate sperimentazioni uditive.
Day #3: Thundercat
Sono le 22 passate quando arriva Stephen Bruner – l’identità che si cela dietro il nome d’arte di Thundercat – imbracciando il suo basso, una presenza imponente che porta con sé un bagaglio di collaborazioni ed un talento genetico che la metà basterebbe. Bruner sembra non poter avere cornice migliore che l’arco della sontuosa parete della sala dell’Esperia, che ospita la terza serata della rassegna Jazz:Re:Found e abbraccia al meglio l’eleganza della sua musica, che ci dona in un’ora e mezza di ritmi frenetici e superbe sperimentazioni.
Dj Premier + Moodyman + Theo Parrish
Non avremmo saputo dirvi come è iniziata la serata. Già solo il posto era un mistero. “Cerca il Q83” ci suonava così strano, messaggio di una Pizia qualunque per noi che non sapevamo nemmeno dove sbattere la testa. Ci siamo arrivati alla fine e anche molto prima di quanto pensassimo. Dj Premier ancora non c’era, come tanti che sarebbero arrivati molto dopo. A chi ci chiedeva che posto fosse non abbiamo saputo dirlo. Minimalismo assoluto, le colonne in mezzo alla sala ad abbracciare quelli che avevano bisogno di un sostegno. Ci siamo arrivati stanchi, il giovedì ci era ancora dentro e certe cose ci hanno spinto a prenderla male. Dj Premier ci mette un po’ di tempo ad acclimatarsi, lo scretch salta, ma invoca il pubblico dalla sua postazione, dopo una breve presentazione e le urla di una sala che si stava restringendo. Sarebbe facile dire di trovarci a una serata a cui non eravamo invitati, perché oltre la metà non riuscivi a passare, mentre le porte si chiudevano e se uscivi dovevi rimetterti in fila. I polmoni ringraziavano, la vescica un po’ meno.
Ma questo era Preemo, urlando dal microfono nuovi pezzi e nuovi coinvolgimenti. Anche se continuava a fare fatica a tenere ferma la consolle, difficilmente avremmo visto una così alta dose di compartecipazione. Empatia supersonica, oltre a quello che deve essere stata l’infanzia a Brooklyn o la formazione dei Gang Starr insieme a MC Guru. Certe volte si riesce a uscire, e anche la musica ti dà una mano. Solo una scampagnata, quella che ci avrebbe portato alla banca più vicina, rapiati da quell’emozione interrotta. Pensavamo di poterla finire lì, vista la lunga strada che ci separava, ma poi Moodyman e Theo Parrish, come ragazzini, hanno deciso di scassare il resto, mettendosi in un inedito feat a muovere tutto. Peccato per i continui problemi, ma forse quella vicinanza alle consolle, e la gente delle prime file che ci batteva sopra e chissà cos’altro, oltre a limitare le frequenze che sentivamo, quasi in mono, avevano dato quella benzina che un tempo doveva averli accesi. Con noi aveva funzionato, ma resta ancora un conto in sospeso con loro.