Dopo l’uscita di S.P.A.C.E. per Record Kicks lo scorso 6 novembre, i Calibro 35 sono tornati a calcare i palchi italiani, inaugurando il loro nuovo tour all’Off di Modena e rimettendosi in marcia il giorno successivo alla volta di Torino. In una notte umida e nebbiosa di fine novembre, l’Hiroshima Mon Amour profuma di intima normalità, quella che si instaura tra un pubblico affezionato e devoto e una band capace di superare le aspettative di tutti, affrontando con successo la dimensione live.
A dare il via alla serata sono Le Capre a Sonagli, un quartetto bergamasco abituato a parlare prima con il corpo e subito dopo con gli strumenti e la voce. La sala inizia a gremirsi e chi ancora si trova al bancone del bar o nel cortile del locale si sposta velocemente sotto il palco dove l’atmosfera è già torrida. Impossibile rimanere fermi e non farsi conquistare da un ritmo sempre più incalzante e dalle sporche sonorità rock e blues realizzate da questi giovani musicisti tanto tenaci quanto sudati. Prima di salutarci ci danno la prova che anche gli stage diving meno rischiosi possono in pochi istanti trasformarsi in free hugs collettivi alla ricerca di denti scomparsi.
Il tempo di lasciare uscire di scena Le Capre a Sonagli ed è il momento dei Calibro 35 che dedicano quasi tutta la prima parte della loro performance a S.P.A.C.E, un album che ci frulla in testa orecchiabile e familiare. Chiudiamo gli occhi e aspettiamo che sia la formazione di Massimo Martellotta, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Luca Cavina e Tommaso Colliva a disegnare con i suoni l’universo extraterrestre dipinto alle loro spalle. Tutti spingono per arrivare di fronte alle transenne e puntare lo sguardo verso una delle band italiane con la più alta percentuale di fuoriclasse.
È forse per questo motivo che non ci stupisce che da inizio a fine nessuno dei componenti osi mettere fuori posto una nota e che la perfezione acustica sia ricercata da tutti in modo quasi maniacale. Quello che poi rimane e che (fortunatamente) non scomparirà mai è la sensazione di trovarsi all’interno di una pellicola girata negli anni Settanta, ma questa volta al posto delle auto classiche sono le navicelle spaziali a diventare protagoniste di lunghi inseguimenti tra le strade intergalattiche. La sala comincia a surriscaldarsi su Thurst Force e Violent Venus ed esplode su pezzi come Eurocrime! o Piombo in Bocca di Ritornano Quelli Di…, un album che non perderà mai il suo appeal, catapultandoci in un traffico di sirene e di scontri a mano armata tra polizia e banditi.
Tra una spirale di bis che sembrano non bastare mai, Enrico Gabrielli inveisce contro un microfono muto e ringrazia la folla in visibilio dell’Hiroshima non a caso sulle note di Giulia Mon Amour. Lo show è terminato, ma ora che i fonici cominciano a smontare il palco ci assale un senso di vuoto e pensiamo in quale altra data sarà possibile di nuovo raggiungerli e riempirci le orecchie di un ascolto che pare insaziabile.
Dopo la strage di Parigi sarebbe da ipocriti nascondere di non aver pensato a lungo durante il concerto ai fatti del Bataclan e a tutte quelle persone che hanno perso la vita in una situazione di assoluta e apparente normalità fino ai primi spari da parte dei terroristi. Questa settimana rimarrà impressa per tutti e soprattutto per chi ama e chi fa musica come uno dei momenti più bui degli ultimi anni, ma la psicosi di cui nessuno dovrebbe mai diventare schiavo non sarà la nostra nuova abitudine. Ce lo insegna un musicista disponibile a fare quattro chiacchiere dopo aver suonato, l’amica dell’Erasmus ritrovata per pochi giorni nella nostra città e tutte quelle altre persone che vogliono continuare a vivere la normalità come in questa nebbiosa e magnifica serata torinese appena passata.
Fotografie di Maurizio Vaccariello