13 reason why, o semplicemente Tredici, è il nome della serie televisiva statunitense uscita il 31 marzo 2017 in tutti i paesi in cui il servizio on demand di Netflix è presente. Creando scalpore, ondate di fan, di polemiche e dibattiti su come la serie possa influenzare in modo positivo o negativo i telespettatori. Ne parliamo qui.
13 Reasons Why, basata sull’omonimo romanzo scritto da Jay Asher, racconta le tristi sorti di un’adolescente che prima di togliersi la vita decide di registrare su vecchie cassette a nastro, i motivi che l’hanno spinta a tagliarsi le vene in una vasca da bagno. Le registrazioni vengono fatte dalla ragazza con lo scopo di farle ascoltare, uno per uno, a tutti i colpevoli della sua tragica vicenda. Sentiamo la voce di una ragazza che urla il bisogno di essere ascoltata, di raccontare la sua verità, di mettere a tacere le patetiche e scontate storie raccontate sul suo conto. Avvolta in questa concezione romantica e decadentista la serie è strutturata in tredici puntate che, volta per volta, ci guidano in questo oscuro percorso, costellato di delusioni e maltrattamenti, tragedie e amori non corrisposti.
Le scene si susseguono facendoci vedere, tramite un montaggio alternato, gli episodi raccontati dalla voce di Hannah (la giovane suicida) e la vita delle persone che sono rimaste e che in un modo o nell’altro somatizzano la scomparsa della loro compagna di scuola. Ad accompagnarci in questo percorso intrecciato tra presente e futuro è Clay, un dolce ed emarginato ragazzo che ricostruisce con dolore le vicende. Ed è già prevista la seconda stagione per il 2018, anche se è difficile immaginarne un sequel.
Tutta la serie gira intorno al numero 13, 13 puntate, 13 personaggi principali, 13 anche i motivi che portano al suicidio. Questo ci rinvia alla simbologia del numero tredici e ci porta all’interrogativo se questa sia una casualità o una scelta ben studiata dall’autore. Dal punto di vista alchemico rappresenta la perdita di armonia, il numero tredici porta alla rottura della ciclicità, alla perdita dell’equilibrio e della contiguità; il numero karmico tredici invece simboleggia la morte e la rinascita, la possibilità di cambiare le carte e di riparare ciò che nella vita passata è rimasto inconcluso. Anche la tredicesima carta dei tarocchi identifica la morte, riportata iconograficamente con un teschio, storicamente inteso come un invito a riflettere sulla fragilità della vita. Sulla scia letteraria ci ricorda la selva dei suicidi descritta da Dante nel XIII canto dell’Inferno. Tutte queste assillanti coincidenze ci plasmano facendoci pensare se ci siano realmente anche 13 ragioni che ci spingono a vedere la serie. Proviamoci:
1. Perché racconta la storia di una liceale qualunque, come lo siamo o siamo stati tutti, e che – tra tutti i disagi e le catastrofi – vive anche delle piccole cose che abbiamo vissuto tutti, sulla nostra pelle o su quella degli altri. Cose in cui ci siamo trovati e ritrovati tante volte durante i tortuosi anni di liceo.
2. Perché è coinvolgente. La curiosità ci trascina lungo tutte le puntate, e ci viene voglia di conoscere le colpe e i colpevoli della storia. E forse ci capita di pensare anche a quante volte involontariamente abbiamo potuto causare noi stessi un dolore così forte, o ne siamo stati noi stessi vittime ma abbiamo avuto la forza di reagire in modo diverso. Ci fa sentire coinvolti in una realtà che in parte ci è appartenuta.
3. Perché è cruda, ma vera: non limita le scene violente, ci fa assaggiare la crudeltà a piccole dosi, facendoci entrare poco alla volta nelle vicende, così come è successo alla protagonista.
4. Perché Justin Foley non è davvero niente male. (Ndr, per l’altra parte del gusto anche Hannah Baker non è niente male)
5. Perché ha un forte potenziale di sensibilizzazione: nell’arco delle tredici puntate, la serie, tocca tutti i temi sociali che negli ultimi anni hanno scosso le acque. Partendo dal bullismo, fisico o verbale, passando poi al femminismo e alle violenze sessuali, affrontando l’omosessualità da un punto di vista innovativo per giungere così alla problematica che spesso comporta il fare outing in una società che ancora non sembra pronta a recepirlo.
6. Perché è per tutti: la serie è aperta alla visione di un vasto pubblico, che va dai giovani liceali che vivono ancora i disagi e le gioie di quegli anni tanto belli quanto tormentati, fino a uno spettatore più adulto e maturo.
7. Perché puoi consolarti pensando che c’è qualcuno a cui la giornata è andata peggio della tua.
8. Perché ti fa apprezzare il valore delle vere amicizie.
9. Perché dopo averla vista ci penserai due volte prima di assumere atteggiamenti sbagliati.
10. Perché racconta una generazione: entra nel profondo della mentalità dei millenials, portandoci nelle loro teste e facendoci capire quali sono le preoccupazione di un liceale ai giorni nostri.
11. Per ricordarti che in America se non sei uno sportivo non vali un cazzo!
12. Perché è anche un invito a prendere coraggio e fare sempre giustizia per poi voltare pagina. Davanti ad una tragedia come quella narrata nella serie, spesso si rimane spaesati, in cerca di un modo per dimenticare, o quantomeno per non pensarci. Si crede erroneamente che seppellire tutto sotto un masso di autocommiserazione o di finta allegria serva a stare meglio. Ma in fondo si sa, le cose vanno risolte, consumate, logorate se serve ma portate al loro termine, solo allora si può ricominciare.
13. E infine c’è quella magnifica colonna sonora (Chromatics, Joy Division) che vi accompagnerà per tutta la stagione a gustare meglio la serie. Con quel retrogusto vintage delle vecchie cassette che tanto ci manca.